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Omicidi mirati e vittime civili

di Naoki Tomasini - 22/06/2006

Omicidi mirati e vittime civili
Ancora tre bambini tra le vittime dell’ultimo raid israeliano a Gaza, sopravvivono i miliziani
Lunedì a Gaza, l’ennesimo bombardamento israeliano ha ucciso tre bambini. Questa volta nel mirino c’erano due uomini di Fatah, uno dei quali pare avesse appena sparato un razzo Qassam verso la cittadina di Sderot. È la terza volta in un mese che i raid israeliani colpiscono e uccidono civili palestinesi. Solo a giugno le vittime a Gaza sono state tredici. Ieri un altro attacco aereo, questa volta sulla città di Khan Younis, a sud di Gaza, ha provocato la morte di una donna e il ferimento di sette persone tra cui alcuni bambini.
 
Artiglieria israeliana fuori dalla Striscia di GazaBombe su Gaza. L’attacco è partito alle sette di sera, poco prima il premier israeliano Olmert aveva minacciato nuove azioni militari contro le fazioni armate della Striscia. Chissà come, Hamed e il suo compagno sono riusciti a saltare giù dall’auto su cui viaggiavano un attimo prima che il missile li colpisse, e sono sopravvissuti. Il tentativo di omicidio è avvenuto in un’area densamente popolata: il campo di Jabaliya a nord di Gaza. L’esplosione ha ucciso Mohammad, di cinque anni, sua sorella Nadia di sei, e un’altra ragazza, Bilal, di sedici. Altre quattordici persone, tra cui sei bambini, sono rimaste ferite. I portavoce dell’esercito israeliano si sono detti dispiaciuti per le vittime civili, ma fermi nel ritenere che i responsabili ultimi siano “le organizzazioni terroriste e il governo di Hamas”. Un altro ufficiale ha dichiarato che i bambini non erano visibili attraverso le telecamere militari usate per il puntamento dei razzi. Secondo lo stesso ufficiale, i bombardamenti sulla Striscia di Gaza sono una battaglia complessa perché si combatte contro cellule terroriste che operano in mezzo ai civili: “Alcuni dei Qassam vengono sparati da aree popolate –ha spiegato ad Haaretz l’ufficiale non nominato -. Quando una cellula si prepara a sparare un razzo per noi è come una bomba a tempo, dobbiamo trovare il luogo migliore dove colpirlo, prima che a colpire siano loro. Facciamo il possibile per evitare morti civili, interrompiamo anche gli spari se ci sono dei dubbi ”. Anche il ministro Sneh, parlando alla radio militare israeliana, ha minimizzato l’evento. Sneh ha spiegato che condurre operazioni militari in mezzo a un milione e duecentocinquantamila persone non garantisce al 100 percento che non si uccidano innocenti.
 
Sderot. La cittadina di Sderot è bersagliata quasi quotidianamente dai razzi palestinesi, che nella maggioranza dei casi non provocano vittime, né danni. Tuttavia a ogni razzo che cade su Sderot segue una reazione militare di Israele. Recentemente gli abitanti della città hanno organizzato diverse manifestazioni di fronte all’abitazione del ministro dell’Interno Amir Peretz, proprio a Sderot, perché si aumenti la pressione militare e si estirpi il fenomeno dei razzi Qassam. Sull’altro fronte, invece, dopo l’ultimo incidente, le Brigate dei Martiri di al Aqsa hanno dichiarato guerra a Sderot, invitando i miliziani a sparare più razzi possibile sulla cittadina del Negev.
 
Huda Ghalia, la bimba che ha perso la famiglia nell'esplosione sulla spiaggia di SudanyaHuda Ghalia. Il nove giugno alcuni colpi di artiglieria uccisero otto persone sulla spiaggia di Sudanya, a nord di Gaza. Le vittime furono una famiglia palestinese e un bagnante, ma il simbolo di quella strage è diventata una bambina di dieci anni, Huda Ghalia, unica sopravvissuta della sua famiglia. I palestinesi accusarono subito Israele, mentre l’esercito israeliano aprì un’inchiesta interna per appurare la responsabilità del massacro. L’inchiesta, basandosi su un frammento di esplosivo -del tipo usato dai gruppi armati palestinesi - trovato sul corpo di una ragazza ferita nell’incidente, concluse che la ricostruzione palestinese era scorretta. Un’inchiesta di canale 10 sulla tv israeliana ha però smentito l’esercito, citando il caso di un altro dei feriti in quell’incidente, dal quale era stato estratto il frammento di un proiettile d’artiglieria da 155 millimetri: quelli impiegati da Israele per bombardare la striscia. Ufficiali dell’esercito israeliano replicarono allora che la causa della morte degli otto poteva essere un proiettile inesploso o una mina nella sabbia. Ma Human Rights Watch presentò un report sull’episodio, in cui si provava che proiettili israeliani erano esplosi su quel tratto di spiaggia. Un autorevole esponente dell’organizzazione, Marc Garlasco, dopo aver visitato i feriti e la spiaggia, ha concluso che la famiglia di Huda è stata uccisa da una mina, e che la causa più logica siano stati invece i proiettili Israeliani. Alla fine, anche il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha pubblicamente ammesso che i risultati dell’inchiesta israeliana sono “strani”. Annan non ha chiesto un’inchiesta internazionale, ma ha sollecitato Israele a rispettare le leggi internazionali e a “trattenersi” per evitare di uccidere altri civili.