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La Cia spia i conti bancari in tutto il mondo

di Ennio Carretto - 25/06/2006

 
Le rivelazioni della stampa Usa mettono in difficoltà il presidente. Nel 2003 le banche centrali di alcuni Paesi furono già messe al corrente Nuovo scandalo sulla sorveglianza totale. La Casa Bianca: «Così fermiamo i terroristi»

Dalle intercettazioni delle telecomunicazioni per mano della Nsa , il più segreto dei servizi di spionaggio Usa, alle intercettazioni delle transazioni finanziarie per mano della Cia, dell’Fbi, la polizia federale, e del ministero del Tesoro. Assieme, i tre più grandi giornali americani, il New York Times , il Wall Street Journal e il Los Angeles Times hanno ieri svelato che dal settembre 2001, ossia dalle stragi delle Torri gemelle a Manhattan, l’Amministrazione Bush non spia soltanto ciò che si dicono decine di migliaia di persone al telefono o su Internet in tutto il mondo. Spia anche le loro operazioni finanziarie, monitorando la società di intermediazione bancaria Swift (S ociety for worldwide interbank financial telecommunications ), con sede in Belgio. La Swift è il centro di smistamento di 7.800 istituti bancari di 200 Paesi, che da lì fanno passare oltre 6.000 miliardi di dollari al giorno. La ragione per cui il governo la controlla: scoprire chi aiuta Al Qaeda.

È un nuovo scandalo che conferisce un connotato da Grande Fratello al governo americano. Uno scandalo che, secondo il New York Times , il più documentato in merito, investe anche la Federal Reserve e le banche centrali degli altri Paesi del Club dei dieci, tra cui quella italiana. Riferisce il giornale che nel 2003, dopo avere collaborato con l’Amministrazione, la Swift manifestò il timore che lo spionaggio finanziario non fosse legale e che continuò a collaborare solo dopo precise rassicurazioni dell’allora governatore della Federal Reserve Alan Greenspan e dopo che le altre banche centrali furono messe al corrente di quanto accadeva. Ieri la Swift ha reagito alle rivelazioni dei tre quotidiani, che potrebbero portare a imbarazzanti inchieste in America e in Europa, dicendo di avere fornito i dati al governo «in seguito a valide ingiunzioni» e la Federal Reserve ha asserito che una ditta di consulenza verifica che vengano monitorate solo le transazioni su cui l’intelligence nutre sospetti fondati. Ma il New York Times sostiene che la Cia e l’Fbi non hanno mai chiesto mandati alla magistratura e cita un anonimo funzionario del Tesoro: «Il monitoraggio si presta a gravi abusi».

Il New York Times e il Los Angeles Times , ma non il Wall Street Journal , hanno aggiunto che l’Amministrazione tentò d’impedire loro di pubblicare la notizia, come aveva già fatto invano nello scandalo della Nsa (National security agency). Bill Keller, il direttore del foglio newyorchese, ha spiegato di avere esaminato «con serietà e con rispetto» la richiesta, ma di avere concluso che «lo straordinario accesso a un deposito tanto vasto di dati finanziari, per quanto sia attentamente mirato, è materia di pubblico interesse». La Casa Bianca lo ha accusato di semi-tradimento tramite il portavoce Dana Perino: «È essenziale bloccare i finanziamenti al terrorismo e questo è il metodo migliore. Rendendolo pubblico, abbiamo segnalato ai terroristi come li combattiamo. Il presidente è preoccupato perché il New York Times ha di nuovo deciso di denunciare un programma segreto destinato a proteggere i cittadini». E ha sottolineato che grazie a esso furono arrestati alcuni leader di Al Qaeda, incluso Ridman Isamuddin Hambali, il mandante delle stragi di Bali del 2000.

Per limitare i danni dello scandalo, che ha suscitato le furenti denunce dei democratici, l’Amministrazione ha fatto scendere in campo il ministro della Giustizia, Albert Gonzales e quello del Tesoro John Snow. A riprova della gravità del pericolo terrorista, il primo ha annunciato l’arresto a Miami di sette giovani che volevano formare una Jihad Usa in appoggio ad Al Qaeda e far saltare la Sears Tower a Chicago. Il secondo ha ribadito che lo spionaggio finanziario è legale «in quanto il Congresso ha conferito poteri economici eccezionali al presidente Bush» ed è «interamente compatibile con la democrazia e con i nostri valori». La violazione del diritto alla riservatezza è però così eclatante e la Casa Bianca vi è così invischiata - il vicepresidente Cheney seguì di persona un test del programma - che questa linea di difesa potrebbe non reggere, come non sta reggendo quella sul campo d’internamento di Guantanamo.