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Cile, l'acqua (e gli indios) o l'oro?

di Serena Corsi - 27/06/2006

 
Gli aymara del deserto di Atacama, nel grande nord cileno, contro i
canadesi della Barrick Gold. Una scelta difficile per Bachelet 

Migliaia di indigeni cileni Aymara e Daguita rischiano di dover
lasciare la propria terra, quella dell'altipiano di Atacama a ridosso
della cordigliera che divide il Cile dall'Argentina. Lo spettro è
l'intenzione avanzata dalla multinazionale canadese Barrick Gold che
ha acquistato in modo poco trasparente terre reclamate dagli indigeni
Diaguita e che, come parte del progetto Pascua Lama, prevede lo
«spostamento» (cioè la distruzione) di due ghiacciai per rendere
possibile lo sfruttamento minerario della zona. Martedì 13 giugno la
Commissione nazionale cilena dell'ambiente (Conama) ha dato il via
libera respingendo in pratica 44 dei 46 ricorsi presentati contro il
progetto. Manca ancora il parere delle autorità argentine.
L'estrazione e lo sfruttamento dei bacini acquiferi a scopi
industriali è il problema che oscura dai primi anni '90 il futuro
delle comunità che vivono sull'altipiano di Atacama, e più volte
denunciato dall'associazione dei Municipi rurali di Tarapacà ,
formatasi proprio per contrastare l'espansione delle multinazionali
minerarie e la conseguente distruzione degli equilibri idrici della
regione. «Quando c'è contrasto fra un diritto consuetudine e la
legislazione vigente, a uscirne perdenti sono sempre i popoli
indigeni», spiega Antonio Ma mani dell'associazione.
Secondo le associazioni aymara, lo sfruttamento minerario ha già
seccato buona parte del territorio e abbassato il livello del lago
Cocotani, complice le lacune della legislazione vigente e talvolta in
malafede: fra il '92 e il 2000, il governo autorizzò la costruzione di
7 pozzi, ufficialmente per rivitalizzare l'attività agricola nella
valle di Azapa, ma che di fatto sarebbero servite a fornire alle
miniere l'acqua necessaria al processo di estrazione e di lavorazione
primaria. Una mobilitazione congiunta di tutte le comunità indigene e
di organizzazioni ambientaliste smascherò la natura del progetto e
riuscì a farlo sospendere; ma, di nuovo nel 2003, l'impresa statale
Codelco annunciò che avrebbe cominciato a estrarre acqua dalla falda
sotterranea nei pressi di Moncha, un paesino dell'altipiano.
Sarà da vedere come l'amministrazione cilena , già sotto accusa per la
questione Mapuche in Patagonia, gestirà il contrasto fra gli aymara e
i soldoni promessi dalla Barrick Gold (1.5 miliardi di dollari) che
vuole cominciare a estrarre l'oro della Pascua Lama dal 2009.