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Ci toccherà rimpiangerlo

di Massimo Fini - 14/11/2011

 
   
Il regime di Silvio Berlusconi, che sembrava eterno come il suo protagonista, é caduto sulla Carlucci (" Ahi, ahi, signora Longari…"). Una fine nell'avanspettacolo così com'era cominciato. Nessuna Götterdammerung. Un'uscita di scena senza epica, senza grandezza, senza nemmeno quell'aura di dramma che ha segnato la caduta di altri prim'attori della storia politica italiana, recente e passata.

Semplicemente un mesto rientro fra le quinte del copocomico di uno show-spazzatura (in questo la Carlucci assume un valore simbolico) durato diciassette anni in quel perenne Bagaglino che é diventata l'Italia. Diciassette, lunghi, lunghissimi anni. Una vita. La nostra vita. Uscito di scena il capocomico non ci libereremo tanto presto del berlusconismo.

Ha infettato profondamente le fibre della nostra società, di coloro che l'hanno sostenuto, di quelli che l'hanno combattuto o hanno fatto finta di farlo e anche di quelli che hanno assistito, attoniti, alla distruzione della dignità nazionale, di ogni cultura che non fosse la subcultura televisiva, all'abbattimento definitivo di quel poco di senso della legalità che era rimasto nel popolo italiano, al capovolgimento di ogni logica, anche la più elementare, quella aristotelica, binaria che usiamo nei nostri computer (é ciò che Marco Travaglio chiama "il mondo alla rovescia"), all'onestà e alla coerenza ridotte a ridicoli tic di pochi, poveri, idioti, alla menzogna sistematica e alla spudoratezza elevate a virtù, politiche e personali, alla volgarità divenuta uno stile di vita collettivo.

Tuttavia sarebbe ingiusto, e anche poco credibile, addebitare tutto questo al solo Silvio Berlusconi. E' vero che il Cavaliere, detentore per più di tre lustri dell'intero comparto televisivo privato nazionale, ha avuto modo di preparare il terreno per educarci alla sua subcultura, ma é anche vero che gli italiani non aspettavano altro con la fede con cui il credente ingoia l'ostia consacrata. Comunque, tranquilli: non cambierà nulla.

Gli uomini politici si stan già riposizionando per spartirsi al meglio le spoglie dell'impero berlusconiano. E' tornato all'onor del mondo persino Scajola, vezzeggiato dalla sinistra perché ha contribuito a indebolire il Cavaliere. I partiti continueranno ad occupare arbitrariamente e illegittimamente la Rai, mantenendovi i loro vassalli (i vecchi mascheroni di sempre, alla Vespa) o aggiungendovene dei nuovi che con tutta probabilità saranno, anche se si fa fatica a crederlo, più fedelmente canini dei primi.

Tutto ciò sarà chiamato 'discontinuità'. Il Presidente Napolitano, vecchio topo di segreterie, continuerà a squittire su un'unità nazionale che non é mai esistita, se non, forse, durante il fascismo, e si arrogherà il merito, sottraendolo alla Carlucci, di aver fermato l'energumeno, mentre avrebbe dovuto farlo molto tempo fa, perlomeno tutte le volte che il premier dichiarava, in Italia e all'estero, come fosse cosa da nulla, una bagatella, che “la Magistratura é peggio della criminalità”.

In quanto agli intellettuali, che sono i veri traditori ('Le trahison des clercs' per dirla con Julien Benda) perché il loro compito non é quello di aggiogarsi, come pecore, a questo o a quel partito, ma di cercare, nei limiti del possibile, di chiarire le idee alla gente invece di confondergliele, é già da qualche mese che, fiutato il vento, si stanno smarcando.

Avremo un'Italia berlusconizzata senza Berlusconi. Che almeno, qualche volta, ci faceva divertire. E' c'é qualcuno, fra i suoi avversari, che lo sta già rimpiangendo.