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Gli Esseni e i rotoli di Qumran

di Andrea Veronese - 27/06/2006



Robert H. Eisenman, Michael Wise, I manoscritti segreti di Qumran Sul significato del nome Esseni sono state fatte numerose supposizioni. Alcuni sostengono che la forma latina derivasse dall'ebraico "hasidim" (che significa pii), altri che il nome derivasse dall'aramaico "asya" (che significa medico).

Nel 1947, all'interno delle grotte situate nella zona di Qumran, nei pressi del Mar Morto, vennero ritrovati dei rotoli che contenevano documenti manoscritti. Buona parte di questi documenti è già stata pubblicata ed è entrata a far parte dei “Vangeli apocrifi” o “gnostici”. Sebbene nei rotoli ritrovati non compaia il nome Esseni, i primi studiosi che ebbero la possibilità di tradurli si convinsero che questi documenti fossero stati redatti proprio da tale comunità, già nota da secoli attraverso gli scritti degli antichi autori, tra cui Filone Alessandrino, filosofo giudaico, e Giuseppe Flavio. Anche Plinio il Vecchio, vissuto nel I secolo d.C., autore di un'opera di storia naturale in lingua latina, parla della presenza di una comunità essena. Nelle fonti greche essi vengono citati come Essaioi o Essenoi. Tuttavia, anche se i rotoli trovati contengono opere che sicuramente sono riconducibili agli Esseni, ve ne sono altri che non sono integralmente riferibili a tale comunità. Gli Esseni probabilmente studiavano a fondo la Bibbia per ritrovare il loro ruolo nella storia, e proprio per questo motivo composero delle opere di esegesi biblica. Si stanziarono nella zona di Ein Gedi nel Mar Morto, e fondarono la loro comunità. Probabilmente i rotoli furono riposti nelle grotte per essere protetti e per far sì che sopravvivessero intatti, nella speranza che non cadessero in mani sbagliate.

Secondo Plinio, gli Esseni erano una comunità che non accettava le vanità del mondo e che le aveva pertanto abbandonate. Così facendo essi si sarebbero elevati spiritualmente ed avrebbero conseguito una conoscenza mistica davvero solida.

Testimonianze riguardanti il loro stile di vita ci pervengono dagli scritti dei loro contemporanei, che li definivano come "una razza particolare, più interessante di tante altre" e venivano considerati "i più antichi iniziati che ricevono il loro insegnamento dall'Asia centrale".

Gabriele Boccaccini, Oltre l'ipotesi essenica. Lo scisma tra Qumran e il giudaismo enochico Gli Esseni si dichiaravano pacifisti, ma al tempo stesso si preparavano per una rivoluzione universale che li avrebbe resi popolo elitario di Israele. Erano agricoltori e frutticoltori, vivevano sulle rive dei laghi e dei fiumi, distanti dalle città, e ostentavano una grande conoscenza del suolo e del clima, che permetteva loro di coltivare una notevole varietà di frutta e vegetali anche in zone desertiche.

Gli Esseni condannavano la schiavitù sotto qualsiasi forma, e nella loro comunità non esistevano ricchi o poveri, perché queste erano considerate limitazioni e deviazioni dalla loro legge. Si dedicavano allo studio della medicina, dell'astronomia e della Bibbia. Furono considerati i discendenti dell'astronomia persiana, caldea, dell'arte egizia della guarigione ed esperti profeti che si preparavano alla profezia con un prolungato digiuno.

Dopo il lavoro nei campi e nelle vigne, consumavano il loro pasto in silenzio; non mangiavano carne e non bevevano vino. La loro giornata iniziava la sera, e il Sabato, o giorno santo, dedicato allo studio e alla discussione, era per loro il primo giorno della settimana. Per essere ammessi nella loro comunità occorreva sostenere un periodo di prova di un anno, quindi seguivano tre anni prima dell'iniziazione, seguiti da sette anni di tirocinio prima di essere ammessi completamente.

Quasi tutte le religioni riportano tracce del loro insegnamento, e i principali insegnamenti della loro cultura vennero diffusi in India, Persia, Palestina, Egitto, Tibet, Grecia e molti altri paesi.

L’Albero della Vita rappresentava la parte esoterica del loro insegnamento, con le Comunioni Essene con gli Angeli e la Settupla Pace. L'insegnamento esoterico appare nel primo libro del Vangelo Esseno della Pace e nei Rotoli del mar Morto e contiene i concetti fondamentali del Brahmanesimo, dei Veda, e anche i sistemi dello Yoga. La loro dottrina si ritrova nello Zend Avesta di Zarathustra, che la trasformò in uno stile di vita che ebbe numerosi seguaci per migliaia di anni. Anche le idee che Buddha divulgò e il suo "sacro Albero dell'Illuminazione" sono collegate all'Albero della Vita esseno.

Paolo Cortesi, Manoscritti segreti. Dai misteri del Mar Morto alle profezie di Nostradamus In Tibet il loro insegnamento viene espresso nel Cerchio della Vita Tibetano. Esso fu anche parte integrante della cultura dei Fenici e della scuola alessandrina di filosofia in Egitto, e contribuì a espressioni della cultura occidentale come la Cabbalah, il Cristianesimo, lo Gnosticismo e la Massoneria. Era come se gli Esseni vivessero in questo mondo, ma non ne facessero parte in modo reale. Erano infatti convinti di vivere in compagnia degli angeli, di sentire di essere la "comunità di Dio", di essere gli eletti da Dio. L'esseno era quindi una persona la cui elezione era stata predestinata. Egli viveva nel mondo, ma il fatto stesso di dover affrontare il rituale per entrare a pieno diritto nella comunità ne avrebbe fatto oggetto di predestinazione.

Gli Esseni chiamavano questo cambiamento, disposto da Dio, "pentimento", che così acquistò un significato differente tra gli Esseni rispetto agli altri Ebrei. Essi non avevano, però, solo questo concetto riguardo alla predestinazione, ma anche quello dualista tra bene e male, già apparso nella Bibbia, ma “aggiornato” dagli Esseni che vi aggiunsero un altro dualismo: l'opposizione tra i Figli della Luce, da cui sarebbero derivate tutte le generazioni dei Figli della Luce, e i Figli delle Tenebre, che avrebbero dato origine alle generazioni dei Figli delle Tenebre. Quindi la divisione tra malvagi e giusti era una delle componenti base della predestinazione essena. Un uomo predestinato, fin dalla nascita ad essere Figlio della Luce, lo diventava realmente a tutti gli effetti e si univa alla comunità. Dio stesso lo avrebbe preservato dalle sofferenza e dai peccati. Fondamentale all'interno del mondo spirituale era anche la divisione tra bene e male: esistevano due generi di uomini e due generi di esseri spirituali. Gli spiriti potevano essere di due tipi: quelli di “menzogna” o Figli delle Tenebre, a capo dei quali si trovava Belial (Satana) e rappresentati da Ebrei e gentili, condannati all'inferno; e quelli di “verità”, a capo dei quali si trovava l'arcangelo Michele, e che rappresentavano i Figli della Luce e gli eletti della setta. La parte malvagia sarebbe stata sconfitta nella Guerra della Fine dei Giorni e solamente i giusti sarebbero sopravvissuti. L’uomo doveva quindi dare prova della sua elezione attraverso i suoi progetti, dimostrando agli altri e a se stesso di far parte degli eletti.

Gli studiosi disponevano di pochi testi originali e integrali fino al ritrovamento nel 1945 a Nag Hammadi, nell’Alto Egitto, di un’intera biblioteca gnostica. Le fonti per lo studio delle teorie gnostiche erano costituite per lo più da descrizioni e da citazioni contenute nelle confutazioni da parte di autori cristiani, che scrivono in difesa dell’ortodossia. Si veda, ad esempio, sant'Ireneo, vescovo di Lione nel II secolo, nella sua opera Denuncia e confutazione della pseudo-gnosi.

Nelle grotte di Qumran venne scoperta un’enorme quantità di Rotoli, ma buona parte di essi era stata danneggiata dagli agenti atmosferici e dai parassiti. Furono rinvenute, in meno di venti grotte, testimonianze indispensabili per lo studio e la comprensione della letteratura religiosa ebraica e cristiana. Una parte dei rotoli sono commentari a vari libri dell'Antico Testamento e ad altre opere ebraiche apocrife.

I rotoli

I manoscritti ritrovati a Qumran possono essere divisi in diverse categorie:

I Manoscritti biblici: Circa un quarto dei manoscritti scoperti a Qumran (202 su quasi 800) è costituito dai volumi che, dalla fine del I secolo d.C., furono inseriti dai Giudei nel canone palestinese della Bibbia: il libro dei Salmi è quello più attestato con ben 36 copie, seguito da Deuteronomio, Isaia, Esodo, Genesi e Levitico. Tutti i libri dell’Antico Testamento sono certificati, eccetto Neemia ed Ester.

Testi deuterocanonici: I testi deuterocanonici (cioè del secondo canone) sono i libri dell’Antico Testamento presenti nel canone lungo della Bibbia, accolto dalla Chiesa cattolica, ma non in quello breve, chiuso definitivamente dagli Ebrei a cavallo tra il I e il II secolo d.C. A Qumran sono state rinvenute tre copie aramaiche e una ebraica del Libro di Tobia, più alcuni frammenti del Siracide (Ecclesiastico).

Tefillim e mezuzot: I tefillim (filatteri) ,scoperti nella grotta 26, e le mezuzot, scoperte nella grotta 8, sono piccole pergamene contenenti testi dell’Esodo e del Deuteronomio. I tefillim vengono ancora oggi collocati in scatole legate al braccio sinistro o alla fronte dell’orante; i mezuzot sono invece affissi agli stipiti della porta di casa, in osservanza al precetto divino: “Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi, e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte” (Dt 6,8-9).

I Targumim: I targumim sono le traduzioni in aramaico, lingua corrente dell’epoca, delle Scritture ebraiche. A Qumran sono stati ritrovati targumim dei libri del Levitico e di Giobbe.

Vangeli Apocrifi: I testi sacri scritti negli ultimi secoli prima di Cristo e nei primi due secoli dell’era cristiana e che non entrarono a far parte di nessun canone Bibbia, vengono definiti “Apocrifi”. Questi sono anche detti pseudoepigrafi, perché attribuiti falsamente ad un autore. Molti frammenti aramaici rinvenuti nella grotta 4 appartengono alla “letteratura enochica” (Libro dei Vigilanti, Libro dei Sogni, Epistola di Enoc, Libro dell’Astronomia). C’è anche parte del Libro dei Giganti. Da questi frammenti è possibile ricostruire la presenza di 15 o 16 copie del Libro dei Giubilei. Sono stati inoltre rinvenuti alcuni frammenti di opere che servirono come base per la stesura del Testamento di Neftali, di Giuda, di Giuseppe e di Levi, detto anche Testamento dei XII Patriarchi. Oltre all’apocrifo della Genesi, le grotte hanno restituito agli studiosi anche alcuni resti di opere finora sconosciute come brevi testi su Noè, Geremia, Daniele, Giuseppe, Samuele, Abramo, Mosè, Giosuè, Ezechiele, Davide, Giacobbe, Qohelet ed Ester. Ci sono poi numerosi frammenti di testi che assomigliavano ai libri sapienziali della Bibbia (Proverbi, Giobbe, Ecclesiaste, Siracide e Sapienza).

Commentari biblici: Anzitutto i pešârîm, commenti che seguono passo passo il testo biblico, citandone i versi e separandoli dall’interpretazione con una frase del tipo “Il senso di queste parole è…”. Alcuni testi vengono spiegati in funzione della storia della setta essena, altri nel quadro generico della storia del tempo, altri in modo escatologico. Ricordiamo il Commento ad Abacuc, a Naum, ai Salmi, a Michea, a Isaia. Il Commento ad Abacuc fu ritrovato nella grotta n. 1 ed è considerato il testo che più si avvicina ad una cronaca della comunità. Esso racconta che un certo numero di membri della comunità, seguendo gli incitamenti di un personaggio chiamato "uomo di menzogna", si allontanarono rompendo il patto e finirono per non rispettare più la Legge. Questo fece sì che esplodesse un conflitto fra loro e il Maestro di Giustizia, capo della comunità. Nel documento viene nominato anche un avversario malvagio conosciuto come il "Sacerdote empio". Se questi fosse stato un membro della gerarchia del Tempio, ciò significherebbe che il Tempio esisteva ancora. Come nella “Regola della Guerra”, in questo rotolo si fa riferimento alla Roma Imperiale, quindi alla Roma del I secolo avanti Cristo. Il Commento ad Abacuc fa riferimento ad una pratica particolare: le truppe romane vittoriose facevano offerte sacrificali alle loro insegne. Tale prassi non avrebbe potuto essere riferita durante il periodo della Roma repubblicana, anche perché a quell'epoca le truppe vittoriose avrebbero offerto sacrifici agli dei. Solo con la nascita dell'Impero, quando l'imperatore divenne una divinità agli occhi dei suoi sudditi, la sua immagine o il suo
simbolo furono riprodotti sulle insegne dell'esercito. Quindi la Regola della Guerra, il Rotolo del Tempio ed il Commento ad Abacuc si riferiscono all'epoca di Erode.

Vi sono poi alcune esposizioni tematiche, che raccolgono testi biblici riguardanti un argomento particolare, tratte da libri diversi delle Scritture.

Testi legali

Lettera Halakika (4QMMT): è stata definita come una lettera del Maestro di Giustizia e dei suoi adepti alla classe sacerdotale di Gerusalemme, capeggiata dal Sacerdote empio. Nella lettera vengono elencate le differenze rituali e legali dei due gruppi, quello dei giusti e quello degli empi, e vengono invitati i gerosolimitani a conformarsi alle usanze proposte dalla setta qumranica.

Rotolo del Tempio (11QTemple): Il Rotolo del Tempio fu probabilmente ritrovato nella grotta n. 11. Esso tratta del tempio di Gerusalemme, fornendone la pianta, gli ornamenti, gli equipaggiamenti, ed elenca i riti che vengono praticati al suo interno. Il Rotolo del Tempio è stato definito come una specie di Torah alternativa usata dalla comunità di Qumran e da altre sette palestinesi. La Torah ufficiale comprende i primi cinque libri dell'Antico Testamento: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Il Rotolo del Tempio è considerato il sesto Libro della Legge, che contiene le regole riguardanti le cerimonie del culto del Tempio, e quindi il rituale di purificazione, le pratiche sessuali e le leggi riguardanti il matrimonio. Esso comprende anche i regolamenti riguardanti l'istituzione della monarchia in Israele, il comportamento, i costumi e gli obblighi del re. Infatti è severamente vietato che il re appartenga ad un'altra nazionalità, che sia poligamo e che, come tutti gli ebrei, sposi la sorella, la zia, la moglie del fratello o la nipote. Gli esperti considerano i rotoli come risalenti all'epoca dei re Maccabei di Israele. Con l'ascesa al trono di Erode e dei suoi discendenti la situazione si modificò radicalmente. Innanzitutto, Erode era uno straniero, un arabo dell'Indumenea, zona a sud della Giudea. Inoltre tra i re erodiani era consueto sposare le nipoti. Tutto ciò ci permette di capire che i divieti elencati nel Rotolo del Tempio si riferivano ad un tempo preciso e sono una critica diretta alla dinastia di Erode, dinastia di re stranieri imposti e mantenuti dalla Roma imperiale.

Regola della Comunità o Manuale di Disciplina (QS): Venne rinvenuta nella grotta n. 1. Essa illustra i riti e le regole che facevano da guida alla vita della comunità, le conoscenze del Maestro e dei suoi subalterni, le regole fondamentali di comportamento e le punizioni per tutti coloro che, in qualche modo, le avessero tradite. Il testo iniziava presentando i principi in base ai quali tutta la comunità si distingueva. Secondo questi principi, i membri della comunità si impegnavano ad un "Patto davanti a Dio per fare tutto quanto Egli ha ordinato" e, sempre secondo i suddetti principi, a chi praticava l'obbedienza sarebbero "state perdonate tutte le colpe". Fondamentale era la fedeltà alla Legge. Tra le varie definizioni che indicavano i membri c'erano i "Guardiani del Patto" e gli "Zelanti della legge". Il Patto prevedeva riti ben precisi, tra cui il lavaggio e la purificazione per mezzo del battesimo, non una volta soltanto, ma tutti i giorni. Vi erano le preghiere quotidiane all'alba e al tramonto e la recita della Legge. Tra tutte le cerimonie di questa comunità a noi note, troviamo anche il "patto della comunità", che somiglia molto, come dimostrato da vari rotoli, all'Ultima Cena. In essa si parla anche del Messia. I membri della comunità devono rispettare la Legge per poter procedere nella "via della perfezione fino alla venuta del Profeta e dei Messia di Qumran e di Israele". La cerimonia in questione fa riferimento a due figure regali, due differenti Messia: uno sarebbe il discendente dalla stirpe di Aronne, l'altro della stirpe di Davide e Salomone, quindi del regno di Israele. Bisogna però specificare che il termine Messia aveva un significato ben diverso da quello che è pervenuto fino a noi: questo termine stava ad indicare "l'Unto", ossia colui che era stato consacrato con l'olio. Nella tradizione di Israele sia i re che i sacerdoti erano unti, e quindi messia.

Documento di Damasco: Fu conosciuto in un primo tempo dagli studiosi poiché rinvenuto nel 1896 nella Ghenizâ del Cairo, cioè il luogo in cui erano riposti i vecchi manoscritti dismessi della sinagoga di Esdra. Copie del X e del XII secolo furono, poi, rinvenute a Qumran, in frammenti che risalgono al I secolo a.C. L’opera è composta da due parti: quella delle “esortazioni”, in cui vi sono varie analisi sulla storia della setta, sul tema della perfezione, della predestinazione e sulle tentazioni di Belial; e quella degli “ordinamenti”, in cui sono contenute le regole giuridiche sulla vita in comune, sull’ammissione al gruppo, sul giuramento, sulle norme di purità e sul sabato.

Scritti liturgici: Alcuni testi liturgici stabiliscono le festività giudaiche secondo un calcolo del calendario solare di 364 giorni. Le mishmarot stabiliscono i turni di servizio dei 24 gruppi dei sacerdoti del Tempio e fissano alcune tavole di equivalenza tra i vari calcoli. Vi sono poi testi poetici simili a quelli del libro dei Salmi: gli Hôdayôt (cioè inni di ringraziamento), dallo stile antologico, in cui l’autore parla in prima persona e medita sulla benevolenza divina. Vi sono anche altre composizioni poetiche: due opere liturgiche (4Q392-393), i Salmi di Giosuè (4Q378-379), Salmi apocrifi (4Q380-381) e altre preghiere (4Q286-293; 434-456). Pare tuttavia che queste non fossero opere destinate alla celebrazione cultuale pubblica.

Testi escatologici: Sono molti i testi che trattano gli eventi riguardanti la fine del mondo, alcuni scritti a Qumran, altri portati lì al momento della sua fondazione. Tra questi, l’opera più nota è il Rotolo della Guerra (QM), che descrive la guerra di 40 anni che avrà come protagonisti i giusti e gli empi, con l’intervento degli angeli. Il rotolo ha il chiaro scopo di istigare la comunità contro il nemico, fornendo anche una dimensione metafisica e teologica alla lotta, riconoscendola appunto come lo scontro tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre. Il rotolo contiene inoltre degli elementi essenziali per la sua datazione. Quando in esso si parla dei Romani troviamo scritto "il loro re", quindi non si riferisce al periodo della Roma repubblicana, ma al periodo della rivolta palestinese del 6 d.C., quando i soldati della Roma imperiale invasero la Palestina. Quindi la Regola della Guerra appartiene al I secolo dopo Cristo. L’opera è ricca di riferimenti alla strategia militare, alla guerra, alle armi, alle formazioni di battaglia, alle insegne utilizzate e alla funzione rivestita dai sacerdoti. "Anche le sette formazioni dei cavalieri si terranno alla destra e alla sinistra della linea di combattimento, ma prenderanno posizione da una parte". Manca l’attesa del Messia davidico, in quanto il ruolo predominante è quello del sommo sacerdote. La datazione potrebbe essere attribuita al periodo che va dal il 110 a.C. al 25 d.C. Ci sono poi alcuni frammenti di un’opera che descriveva la nuova Gerusalemme.

Rotolo di rame: Il Rotolo di Rame (3Q15) fu ritrovato nella grotta n. 3 di Qumran. Questo documento è l'inventario di 64 luoghi dove era nascosto un tesoro composto da oro, argento e pietre preziose che ammonterebbe a 30 milioni di sterline. Molti dei luoghi che vengono nominati si trovano a Gerusalemme, sotto o nelle vicinanze del Tempio, altri sono territori vicini a Qumran. Ma ciò che conta più del valore materiale è il significato religioso e
simbolico: questo renderebbe il tesoro davvero inestimabile. Quando fu rivelato il contenuto del rotolo, nessuno disse che in esso si parlava del tesoro del Tempio di Gerusalemme, che fu trasportato in diversi luoghi per essere nascosto e protetto dagli invasori romani. Si ha così la possibilità di concludere che il Rotolo di Rame risalga al 68 d.C., tempo dell'invasione romana. Alcuni sostengono che si tratti di un tesoro immaginario, per altri, invece, esso è esistito davvero. Purtroppo è impossibile individuare i luoghi segreti nominati nel rotolo in questione, in quanto luoghi e punti di riferimento citati hanno nomi geografici ormai dimenticati e sostituiti da tempo. Nel 1988 un'ulteriore scoperta portò alla luce una piccola anfora risalente all'epoca di Erode e dei suoi discendenti, a poca distanza dal luogo dove era stato trovato il Rotolo di Rame. Questa anfora doveva essere considerata di grande valore, poiché era stata nascosta con molta cura ed era stata avvolta in un telo di fibre di palma. In essa era contenuto un olio rosso, denso, la cui composizione risultò essere sconosciuta anche alle analisi chimiche. Si ipotizza che questa sostanza fosse in realtà un balsamo, un'essenza preziosa prodotta a Gerico ed usata per consacrare i legittimi re d'Israele. La sua composizione, tuttavia, non può essere stabilita con certezza perché l'albero da cui probabilmente l'olio veniva estratto è ormai estinto da quasi 1500 anni. Comunque, il merito principale del Rotolo di Rame è di aver dimostrato che Qumran non era una comunità isolata, ma legata a gruppi collegati al Tempio di Gerusalemme.

Testi commerciali: tra i frammenti trovati nella grotta 4, sono state trovate alcune lettere, una ricevuta, documenti di vendita di terreni, atti commerciali e conti relativi a quantità di denaro o di grano.

Tutte le analisi che sono state fatte sui testi, come la datazione al radiocarbonio, convergono a confermare la datazione paleografica proposta dagli studiosi: tra il III sec. a.C. e il I sec. d.C. Buona parte dei testi è collocabile tra l’ultimo terzo del II sec. a.C. e il I sec. d.C. 





Bibliografia

Luigi Moraldi, I manoscritti di Qumran, traduzione italiana, Torino, 1986(2).
F. García Martínez, Testi di Qumran, a cura di Corrado Martone, Brescia, 1996.
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