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Liberazione delle facoltà (su Rudolf Steiner)

di AP - 29/06/2006



Dettati da Rudolf Steiner per la sua scuola esoterica di Dornach, gli esercizi di liberazione delle facoltà divennero patrimonio del Gruppo di Ur in Italia. Nella edizione di Introduzione alla Magia del dopoguerra essi appaiono sotto la sigla EA (trasparente pseudonimo di Julius Evola) seguiti da un commento, come pure in appendice al Manuale pratico della Meditazione di Massimo Scaligero. In particolare il primo esercizio – quello di liberazione del pensiero – sarà sviluppato da Scaligero come il fondamento delle pratiche spirituali da lui indicate.

Nel corso dei decenni, il sistema di liberazione delle facoltà si è diffuso anche al di fuori dei ristretti circoli steineriani, divenendo punto di incontro per ricercatori dello spirito di varia tendenza. Ciò è merito della assoluta pragmaticità degli esercizi, privi come sono di riferimenti confessionali, fideistici: la pura tecnica interiore in questo caso primeggia sugli aspetti devozionali ed emotivi, ma anche sulle preoccupazioni di tipo ritualistico. Gli esercizi si rivolgono ad un tipo umano essenzialmente moderno, che vive a proprio agio in un mondo di macchine e di avanzata tecnologia, e che ricerca in forma libera, individuale il proprio contatto con lo spirito.

Il primo esercizio nella sua radice profonda rievoca alcuni procedimenti iniziatici delle scuole shivaite (la contemplazione su un oggetto al fine di far emergere la pura essenza di luce del pensiero meditante), ma nel momento in cui fa riferimento ad oggetti artificiali – concepiti dalla tecnica – esso rinvia chiaramente alla condizione esistenziale dell’uomo europeo, che con la sua forza di intelletto ha forgiato i metalli e gli elementi del mondo fisico, e che ora cerca di riaprire il varco verso i mondi spirituali facendo leva sulla medesima forza di intelletto che gli è consustanziale.

La pratica degli esercizi di liberazione copre l’arco di cinque o sei mesi (volendo sperimentare le cinque discipline contemporaneamente in un mese conclusivo), ma già prima cominciano ad avvertirsi i primi effetti, secondo una consequenzialità di causa-effetto abbastanza precisa. Il ricercatore che con energia, con intenso fervore vi si applica compie un buon tratto del suo cammino seguendo un sentiero sicuro.

Ma va detto che i cinque esercizi esprimono i valori profondi della civiltà europea e sintetizzano la forma spirituale che ad essa è propria; pertanto, nel momento in cui essi venissero praticati da un numero abbastanza ampio di ricercatori, comincerebbo a produrre effetti che vanno al di là della vita individuale, per innestarsi sulla vita collettiva delle nazioni.


§. Liberazione del pensiero.

Rudolf Steiner Il primo passo consiste nel conquistare un pensiero perfettamente chiaro. A tale scopo occorre liberarsi, sia pur per breve tempo, anche cinque minuti – tanto meglio poi se di più – dal vagabondaggio del pensiero.

Bisogna rendersi padroni del mondo dei propri pensieri: non lo si è se le situazioni esteriori, la professione o una tradizione qualsiasi, l’appartenenza ad un popolo o la particolare ora del giorno impongono un dato pensiero per necessità.

In quel breve tempo si deve svuotare completamente l’anima dal corso quotidiano dei pensieri e porre una sola idea al centro dell’anima. Non occorre che essa sia elevata o interessante. Anzi, gioverà meglio, ai fini occulti a cui si tende, scegliere un argomento poco importante: in tal caso viene suscitata maggiormente la forza autonoma del pensare; mentre un argomento interessante trascina con sé la mente come una marea. Per la disciplina della concentrazione è meglio pensare a uno spillo che a un Napoleone.

Bisogna soffermarsi sull’ oggetto, su una semplice cosa inventata dall’uomo (una matita, uno spillo, una vite) e su di essa si deve unificare l’attenzione.

Si dica a sé stessi: “Io ora prendo le mosse da questo pensiero e per una spontanea iniziativa interiore collego ad esso tutto ciò che gli è oggettivamente connesso”.

Ci si chieda di che materia è fatto, perché ha quella forma e colore, in che modo le parti si combinano tra di loro e ci si ponga altre semplici domande riguardanti il suo funzionamento.

Un oggetto tecnico, per quanto semplice e insignificante, è pur sempre il riflesso della scintilla divina dell’intelligenza che si accende nella fronte dell’uomo e le sue parti combinate tra loro secondo una precisa ragione lo dimostrano.

Ogni oggetto inventato risponde a un bisogno: prima ancora di essere una cosa materiale esso è un’idea nella mente dell’uomo. Dobbiamo risalire alla scintilla dell’idea che precede l’apparizione della cosa nel mondo materiale.

Rudolf Steiner, La filosofia della libertà. Linee fondamentali di una moderna concezione del mondo Per concentrare la mente è meglio un pensiero poco interessante, perché un argomento importante affascina la mente e la trascina con sé come la corrente trascina il tronco. È meglio soffermarsi su un oggetto semplice, tratto dalla esperienza quotidiana, affinché la mente possa con sicurezza metterlo a fuoco, aprirlo e comprenderne il significato senza perdersi in fantasie. Alla fine, sullo specchio interiore non si avrà più l’immagine materiale dell’oggetto, ma un breve pensiero che sia la sintesi dell’oggetto e del suo funzionamento o una serie di linee luminose, come lo schizzo di un progettista.

Alla fine del tempo, il pensiero deve stare dinanzi all’anima colorito e vivace come all’inizio. Si faccia questo esercizio giorno per giorno, per almeno un mese; ogni giorno ci si può proporre un nuovo tema; si può anche mantenere per più giorni lo stesso pensiero.

Non è necessario molto tempo: questo esercizio è concepito per rafforzare, non per impedire la vita attiva. È necessaria invece la volontà della mente di ricondurre continuamente i pensieri ad un unico tema.

Le condizioni esteriori non sono importanti. Si cerchi un ambiente calmo e tranquillo, ma si accetti ogni rumore, ogni interferenza che venga dall’esterno come un ostacolo per saltare più in alto.

Alla fine di tale esercizio si cerchi di portare a piena consapevolezza il senso di interiore FERMEZZA e SICUREZZA che, con un'attenzione sottile, si potrà ben presto notare nella propria anima. Si concluda poi l’esercizio concentrando la propria coscienza in un punto interno della fronte, all’altezza dello spazio tra le sopracciglia. Da quel punto sorge una corrente eterica che scende fino alla nuca per poi ricadere dietro la schiena, lungo la spina dorsale. Tale corrente eterica riversa nel corpo la FERMEZZA e SICUREZZA: essa scende lungo la schiena nella maniera opposta a come talora salgono i brividi della paura.

Il pensiero concentrato e perfettamente chiaro dona all’anima la sicurezza nella vita di tutti i giorni. Dopo aver compiuto l’esercizio bisogna ritornare alle attività quotidiane, proponendosi di ragionare su ogni cosa che si intraprenda, di valutare con chiaro pensiero ogni aspetto della vita quotidiana.

Il primo esercizio di liberazione delle facoltà accresce nell’uomo la luce del pensiero.

§. Liberazione della volontà

Dopo esserci esercitati così per un mese, si aggiunga una seconda disciplina, compiendo un’azione che di certo non si sarebbe fatta nel corso abituale della vita e facendo di essa un dovere quotidiano. Sarà bene scegliere un’azione che possa essere compiuta ogni giorno per un periodo abbastanza lungo. È ancora meglio cominciare con un piccolo gesto senza significato, che non abbia alcuno scopo in sé: ad esempio ci si proponga di innaffiare ogni giorno ad un’ora precisa una pianta.

Dopo qualche tempo si aggiunga una seconda azione di questo genere, poi una terza e così via; senza però turbare le abituali occupazioni e i doveri della giornata.

Anche questo esercizio dura trenta giorni, ma – per quanto è possibile – durante questo secondo mese si deve proseguire con il primo esercizio, senza farne un obbligo quotidiano, ma senza dimenticarlo per non perdere i frutti della concentrazione acquisiti.

Quando si segue tale disciplina si avverte per mezzo di una forma sottile di attenzione il crescere dell’IMPULSO ALL’AZIONE.

Si riversi tale sentimento dal centro della fronte al cuore, dal cuore al corpo intero.

L’IMPULSO ALL’AZIONE si manifesta così nella vita quotidiana, trasformando il carattere e rendendolo più energico: pronto ad affrontare con vigore tutti i compiti grandi e piccoli della esistenza individuale.