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Olimpiadi? Ormai un circo inutile e dannoso

di Massimo Fini - 28/01/2012

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Mario Monti sembra orientato a rinunciare alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020. Sono d’accordo con professore. Le Olimpiadi di Roma del 1960 furono le più belle dell’epoca moderna e le ultime a dimensione umana, simbolizzate dall’arrivo trionfale, a piedi nudi, dell’etiope Abede Bikila nella maratona. Gli atleti non erano anabolizzati, gonfiati, costretti ad allenamenti ossessivi che portan via la giovinezza, i nuotatori non si depilavano come dei travestiti. Erano dei ragazzi normali. Il pesista O’Brien, che a Roma arrivò secondo dopo aver vinto le Olimpiadi di Helsinki e di Melbourne, era alto poco più di un metro e ottanta, non sacrificava la sua vita agli allenamenti, semplicemente era uno che lanciava il peso più lontano degli altri. L’assegnazione della sede non era condizionata da sordidi calcoli politici. Roma fu scelta per la sua magica cornice che poteva offrire e che offrì. Eravamo appena agli inizi del boom, usciva "La dolce vita" di Fellini, ma non eravamo ancora involgariti dal benessere e sufficientemente ingenui per farci affascinare da quelli che erano ancora dei Giochi. Sarebbe bene non sciupare quel ricordo che le Olimpiadi del 2020, se assegnate a Roma, non potrebbero che offuscare e rovinare.
Oggi le Olimpiadi sono un baraccone, indecoroso non molto diverso da un Circo Barnum dove si esibiscono il nano Bagonghi o la donna cannone. Accanto all’atletica e il nuoto sono state via via inserite, per compiacere questo o quel Paese, discipline assurde, ridicole, forse ci troveremo anche il "lancio del nano" sport molto popolare in Australia.
Roma, che nei secoli ha assorbito tutto, è oggi una città al limite, soffocata dal suo stesso turismo e da un parco automobili che è il più esteso d’Italia. L’altro giorno sono passato per Fontana di Trevi. La Fontana non si vedeva, completamente sommersa dai turisti, mentre quelli che stavano un pò più indietro scattavano foto a manetta, non si capisce a che, forse ai sederi di cui era davanti. Le Olimpiadi darebbero a Roma il colpo di grazia.
In un’Italia corrotta fino al midollo sarebbe il festival degli appalti gonfiati, taroccati, mafiosi, degli affari sporchi, delle "cricche". Ai mondiali di calcio del 1990 per la ristrutturazione delle stadio di San Siro, che non ne aveva alcun bisogno, erano stati preventivati 30 miliardi, diventarono 170, col bel risultato di rovinare, con quella tettoia che chiude il passo alla luce, uno dei campi, con Wembley e il Prater, migliori d’Europa, mentre l’archistar Gregotti ha costruito a Genova uno stadio geniale dai cui spalti, in ampi settori, non si vede il campo.
Infine c’è la questione finanziaria. Se la candidatura di Roma fosse accettata dovremmo anticipare otto miliardi di euro. Non pare proprio il momento. Anche perché negli ultimi anni molte di queste mega-manifestazioni, non solo le Olimpiadi, si sono risolte in un bagno economico. Secondo il presidente del Coni, Gianni Petrucci, la candidatura di Roma sarebbe il segnale che "l’Italia rialza la testa". Cerchiamo di rialzarla, la testa, in altro modo, ritrovando un’etica pubblica che abbiamo perduto, e non con exploit d’immagine inutili e dannosi.
In quanto alle Olimpiadi avrebbero dovuto chiudere i battenti da tempo, da quelle di Atene del 2004, concludendo così, nella loro sede storica, un ciclo cominciato nel 1896. Perché dello spirito di De Coubertin non hanno conservato nulla ma proprio nulla.