Le nuove sintesi: solo retorica o via praticabile?
di Giovanni Tarantino - 30/01/2012
Fonte: Secolo d'Italia

«Noi italiani siamo fatti così: rossi, neri … Alla fine tutti uguali». «Ma chi è che sta parlando? Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?». Un video che ripropone una delle scene più esilaranti di Ecce Bombo, film di Nanni Moretti del 1978, introduce un documento sul web che ripropone la questione circa la validità presunta delle categorie di destra e di sinistra. S'intitola Appunti diseguali sulla frase "né destra né sinistra" ed è pubblicato sul sito della Wu Ming Foundation a firma Wu Ming 1. Wu Ming, "senza nome", è la sigla anonima utilizzata da un collettivo di cinque scrittori bolognesi provenienti dal Luther Blissett Project.
Da più di trent'anni chi ha animato le esperienze della Nouvelle droite in Francia e la Nuova destra in Italia, cerca di dimostrare l'inapplicabilità dei concetti di destra e sinistra agli scenari politici contemporanei, alle cosiddette sfide della postmodernità. Marco Tarchi, che dal 1994 afferma il non senso della parola "destra" a fianco di "nuova" e da allora opta per l'espressione «cultura delle nuove sintesi» per delineare fini e metodi del proprio operato di pensatore non conformista, ha parlato, in passato, di destra e sinistra come «due essenze introvabili». «A destra, mi considerano un uomo di sinistra; a sinistra un uomo di destra» le conclusioni a cui è giunto Alain de Benoist, dopo un lungo itinerario ben raccontato in Pensiero ribelle. Interviste, testimonianze, spiegazioni al di là della destra e della sinistra (edizioni Controcorrente, a breve in uscita il secondo volume). Tarchi e de Benoist rappresentano alcuni dei casi di intellettuali che abbandonando la destra sono andati altrove. Wu Ming 1 - al secolo Roberto Bui - al contario, analizza percorsi di malcelato criptofascismo di cui è sospettato chi si muoverebbe in senso opposto rispetto al percorso delle Nd italiana e francese.
«Negli ultimi tempi - afferma Wu Ming 1 - si sente sempre più spesso la frase: "Non siamo di destra né di sinistra". Non è certo una frase nuova, l'abbiamo udita tante volte. Eppure, tendendo l'orecchio, possiamo registrare una prima, piccola novità: il soggetto plurale ricorre più spesso di quello singolare. Il noi sta scalzando l'io. Oggi, è sempre più sovente l'enunciazione di soggetti collettivi». Soggetti collettivi quali il Movimento 5 Stelle, i "Partiti dei Pirati" tedeschi, fino ai cosiddetti "Indignati".
Tra le conclusioni cui giunge Wu Ming una delle più interessanti è mutuata dal pensiero dello scrittore francese Serge Quadruppani: ci sarebbero due modi di non essere né di destra né di sinistra, un modo di destra e un modo di sinistra. «La frase "Non sono di destra né di sinistra" - spiega Quadruppani - è un velo che possiamo e dobbiamo lacerare, per capire quali tra i nuovi movimenti appartengano al composito phylum (ma è una vera e propria treccia composta di tanti fili) che per comodità o richiamo a una tradizione chiamiamo "Sinistra", e quali invece al phylum che chiamiamo "Destra"». A questo punto Wu Ming 1 palesa i suoi sospetti: gli indignados spagnoli sarebbero in realtà di sinistra, perché «movimento egualitario, anticapitalista, non privo di interlocutori a sinistra e indubbiamente ostile a ogni destra politica e sociale». Poco importa se questi, gli indignados, dicono di se stessi: «Non siamo di destra né di sinistra: siamo los de abajo», ovvero quelli di sotto, quelli «che vengono dal basso». Di contro, «il "grillismo" - afferma sempre Wu Ming - mi appare sempre più come un movimento di destra: diversivo, poujadista, sovente forcaiolo, indifferente a ogni tradizione (anche recente) culturale e di lotta, noncurante di ogni provenienza politica».
È Beppe Grillo lo spettro del nuovo fascismo, almeno per Wu Ming 1. Non soltanto per «lo spettacolare Führerprinzip» rintracciato negli atteggiamenti dell'ex cabarettista che, tuttavia, «da solo non giustificherebbe l'uso dell'espressione "criptofascismo"». L'animo fascistoide di Grillo sarebbe quello cifrato caratteristico «dei movimenti di impronta qualunquista / poujadista / destrorso-populista etc. Tra questi ultimi si può annoverare la Lega Nord». I politologi, magari, giudicheranno se queste teorie wuminghiane sono o meno prive di fondamento, se dietro il Movimento 5 stelle si cela un fascismo di ritorno mal mascherato, se Beppe Grillo è realmente un Poujade dei giorni nostri.
Sta di fatto che sul né destra né sinistra ne abbiamo davvero sentite d'ogni sorta. Ma è davvero impensabile ragionare oltre i recinti semantici destra/sinistra? Già nel 1986, nel suo Vista da Sinistra. Ricognizioni sulla Nuova destra, il politologo Giovanni Tassani sul senso delle "terze vie" e nuove sintesi sosteneva: «Da Fanfani a Craxi, per rimanere su trent'anni di storia italiana, o, sul terreno della moda culturale odierna, dai nuovi filosofi al lib-lab e ancora, se si vuole, da Jeune Europe a Solidarnosc, tanto per metter dentro il sacco tutto e il contrario di tutto, ogni tentativo di fondare una nuova sintesi tra gli opposti campi di forza che delegittimi le verità interne di questi, è destinato a fallire. A riprodurre la "scimmia" di uno dei precedenti».
Non sappiamo se indignados, grillini, pirati, "forconi" siciliani, ma anche realtà come il movimento Stop Banque - che come il Movimento 5 Stelle riprende le teorie di Giacinto Auriti sul signoraggio bancario - e che ha tra i principali sostenitori l'ex calciatore Eric Cantona, stiano «scimmiottando» esperienze del passato. Non è certo la paura di nuovi criptofascismi che ci aiuta a comprenderne la portata. Sono le idee che camminano, non le posizioni assunte a priori.