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Lavoro è partecipazione

di Mario Bozzi Sentieri - 19/03/2012


 

Siamo nel pieno di una crisi “nel” o “del” sistema ? Il quesito appare forse un po’ datato, ma la sostanza della questione  rimane, con  tutta la drammaticità e grandiosità dello “tsunami” economico e sociale che ha investito le due sponde dell’Atlantico.

Al di là degli interventi tampone, delle manovre e delle manovrine a cui ci siamo abituati da alcuni anni a questa parte, occorre iniziare ad andare alla sostanza delle attuali emergenze  e alle doverose contromisure, uscendo finalmente fuori dal tunnel delle denunce senza prospettive, delle analisi senza risposta, delle proteste senza assunzione di responsabilità.

Siamo consapevoli che certe “aspettative” non si creano dall’oggi al domani. Insieme alle casse e alle tasche vuote,  la crisi ha  ridotto ogni aspettativa a sterile polemica. Manca l’idea del “fare sistema”. Manca la consapevolezza del proprio “ruolo sociale”.

Ed è  questa – in fondo – l’essenza della crisi, che è soprattutto crisi culturale ed antropologica, per la difficoltà che ha  l’uomo contemporaneo  nel  riconoscerci in comuni riferimenti spirituali, di identità, di appartenenza. E’il tempo della “società liquida” – per usare un’immagine ricorrente -  la quale avendo trasformato il produttore in consumatore ne ha depotenziato il ruolo sociale, portandogli via l’unica arma efficace che possedeva, il proprio status di lavoratore.

A questo “liquidità” è tempo di opporre la realtà, solida, quotidiana, stringente del mondo del lavoro. Un mondo del lavoro  liberato da ogni determinismo ideologico, da ogni limitazione “di classe”, che riprenda  finalmente la  consapevolezza del proprio ruolo, della propria forza, delle proprie ragioni e dei propri doveri, perfino, al di là della routine dell’adesione e della tessera,  delle proprie organizzazioni, a cominciare dal Sindacato. 

E’ una sfida aperta, che impone innanzitutto una presa di coscienza sulla crisi, sociale e  politica, ed un grande sforzo di rinnovamento. Per  ritrovare un  po’ di coraggio e fare crescere una nuova speranza. Per iniziare a guardare oltre i bassi livelli della crisi e delle manovre strettamente economiche, immaginando nuove sintesi politiche e sociali.      

Su questa prospettiva si muove il recente libro di Mario Bozzi Sentieri e Ettore Rivabella, Lavoro è partecipazione – Manifesto per una nuova strategia di Azione Sindacale (Edizioni Settimo Sigillo), con una prefazione di Giovanni Centrella, Segretario Generale dell’Ugl.

L’ ambizione degli autori è trasformare il “Progetto Partecipativo” in uno strumento tattico e strategico per l’Azione Sindacale, intendendo per il primo livello una discriminante essenziale grazie alla quale  creare le condizioni per la costruzione di un fronte  sindacale non classista, ma socialmente avanzato, capace di dialogare, alla  pari, con il mondo imprenditoriale; ponendo, sul secondo livello, un discorso più ampio sulla trasformazione del sistema di rappresentanza sociale, all’altezza dell’emergenza politica e delle più ampie sfide poste dal tempo della globalizzazione e dall’emergere del potere finanziario. Non una “griglia interpretativa” dunque, ma una concreta, diretta, verificabile risposta alle crisi contemporanee ed insieme un’inderogabile assunzione di responsabilità del mondo del lavoro, con un occhio rivolto alla cultura sindacale di estrazione cattolica, nazionale e laico-riformista.

Oltre la crisi – ci dicono Bozzi Sentieri e Rivabella    l’unica reale prospettiva d’intervento è quella legata ad una trasformazione sociale che intervenga sulla redistribuzione salariale (attraverso la cogestione), che limiti lo strapotere del capitalismo internazionale (grazie a nuove regole), che modifichi il sistema di rappresentanza politico-sociale (con il coinvolgimento delle categorie produttive).

La consapevolezza di fondo è che comunque, superata la stagione dell’emergenza, niente potrà restare come prima e che alle croniche storture “di sistema”  occorrerà opporre realistiche e fondate proposte alternative. In questo impegno il Mondo Sindacale, consapevole del proprio storico ruolo, non potrà non essere in prima fila, in una battaglia che fin d’ora è sociale, economica e culturale.