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Combustibili per le Macchine per Abitare

di Ugo Bardi - 12/07/2006

     

 
    

www.aspoitalia.it



E' ormai passato quasi un secolo dal tempo in cui l'architetto Francese Le Corbousier definiva le case come delle "macchine per abitare". Al giorno d'oggi, sembra che questa visione sia stata un po' offuscata da una che vede le abitazioni piuttosto come delle cassaforti per i nostri risparmi: dei grandi salvadanai di cemento. E' il concetto della casa come "bene rifugio".

Una conseguenza di questo atteggiamento è che il valore della casa non è strettamente legato al costo effettivo di costruzione. In altre parole, la qualità dell'architettura dell'edificio spesso passa in secondo piano rispetto ad altri fattori che ne determinano il valore monetario, per esempio la zona in cui si trova.

Fra le qualità architettoniche trascurate, specialmente in Italia, c'è l'efficienza energetica. In altri paesi, la "certificazione energetica" di un edificio è qualcosa di abbastanza comune, che ha un effetto sul suo valore. Da noi, sembra che nessuno se ne curi troppo. Ma, una casa non è solo un salvadanaio con delle finestre e non si può ignorare il fatto che è davvero anche una "macchina per abitare" che ha i suoi consumi energetici che, alla fine dei conti, qualcuno deve pagare. Questo è importante soprattutto in tempi di alti prezzi del petrolio e dei combustibili in generale.

Chi ha fatto la fesseria di comprarsi un bel macchinone di grossa cilindrata non può ignorare che il valore dell'oggetto ha fortemente risentito dall'aumento dei costi dei carburanti. Allo stesso modo, non è possibile che l'aumento dei prezzi del petrolio non abbia effetto sul valore degli immobili. E se qualcuno aveva sperato che gli aumenti fossero stati una fiammata temporanea, il fatto che i prezzi stiano continuando ad aumentare ormai da svariati anni indica che siamo di fronte a un fenomeno strutturale che non è destinato a finire presto. In effetti, gli studi dell'associazione per lo studio del picco del petrolio (ASPO; www.aspoitalia.net) indicano chiaramente che i tempi del petrolio a buon mercato non ritorneranno più.

Che effetti avrà, dunque, l'aumento dei prezzi dei combustibili sugli immobili? Un primo effetto è ovvio: aumentare i costi del riscaldamento e di condizionamento. Nella situazione attuale, scaldare a una temperatura standard una casa isolata priva di isolamento termico sta diventando rapidamente qualcosa al di la delle possibilità finanziarie di chi vive con uno stipendio medio. Lo stesso ragionamento vale per il condizionamento estivo che, per certi edifici mal progettati, per esempio con grandi vetrature esposte al sole, diventa un'impresa al di la del finanziariamente possibile, perlomeno nel nostro clima. Ma quello del riscaldamento non è il solo problema.

Se la casa è una macchina per abitare che sta diventando sempre più costosa, lo stesso vale per l'automobile, macchina per spostarsi i cui costi si stanno facendo insostenibili. E per molti edifici costruiti negli ultimi decenni, la simbiosi con il veicolo privato è un fattore cruciale. Molte case di abitazione si trovano in aree poco popolate che non sono raggiunte da mezzi pubblici e che difficilmente lo saranno mai. Gli abitanti di queste case si trovano legati mani e piedi alle loro automobili per le esigenze di mobilità elementari: raggiungere il luogo di lavoro e financo fare la spesa. Un ulteriore aumento dei prezzi del petrolio potrebbe mettere in seria difficoltà chi ha fatto la scelta di andare ad abitare fuori città. Tutto questo non può non riflettersi sul valore di questi immobili.

Infine, c'è proprio il concetto di fondo di "casa-salvadanaio" che rischia di soffrire per via della crisi del petrolio. In effetti, si parla molto della "bolla immobiliare" che dovrebbe prima o poi scoppiare facendo crollare i prezzi degli immobili. Non sembra, tuttavia, che molta gente venga assalita da timor panico al pensiero. Spesso si sente dire che, si, ci sono stati dei periodi di caduta dei prezzi degli immobili, ma, si dice, è anche vero che il mercato si è sempre ripreso e ha ricominciato la sua corsa verso l'alto. Vero, ma è quel "sempre" che preoccupa un po'. Nella fattispecie, "sempre" vuol dire "negli ultimi 50 anni" il che non è esattamente un tempo infinito. E, negli ultimi 50 anni abbiamo visto "sempre" il consumo di petrolio aumentare, salvo un breve periodo di crisi negli anni '70, dal quale il mercato si è poi ripreso. Ma il petrolio non è infinito e non potremo continuare per sempre ad aumentare i consumi. Anzi, siamo in questi anni di fronte a quel "picco del petrolio" che segna un'inversione di tendenza irreversibile. Allora, possiamo veramente aspettarci che i prezzi delle case continuino ad aumentare per sempre?

Senza combustibili, la maggior parte delle nostre case sarebbero caverne buie e fredde, non molto più accoglienti di quelle dove si rifugiavano i nostri antenati cacciatori di mammuth. Se siamo di fronte a una seria crisi del petrolio, non possiamo aspettarci che i nostri salvadanai di cemento ci tirino fuori di impiccio. In effetti, la base della nostra prosperità è il petrolio e i combustibili fossili, non le case. Perlomeno non le case mal progettate, mal costruite, peggio localizzate di oggi. Queste case rischiano di perdere valore in modo rapido e irreversibile con l'aumento dei prezzi del petrolio.

Eppure, rimane diffusa l'idea che l'efficienza energetica sia un lusso del quale possiamo fare a meno. Si tratta di vedere come la penseremo fra qualche anno. Purtroppo, certi errori saranno comunque difficili da rimediare. Un'automobile ha una vita media di una decina d'anni. Come reazione alla crisi del petrolio, la si può buttar via e sostituire con una più efficiente. Una casa dura un secolo e più, non la si può tanto facilmente demolire e sostituire con una più efficiente. Quindi, bisognerà contentarsi di accorgimenti come doppi vetri, rivestimenti, e pannelli solari. Miracoli non ce ne possiamo aspettare: "casa passiva" si nasce, non si diventa, ma un po' si può migliorare. Possiamo poi pensare di solarizzare gli edifici con pannelli fotovoltaici e di renderli almeno in parte produttori di energia, piuttosto che semplici assorbitori. Producendo energia elettrica in casa, la si può poi utilizzare per l'aria condizionata e per caricare le batterie di veicoli elettrici, che ridurrebbero enormemente i costi del trasporto.

Tutte cose che sarebbe bene cominciare a fare già da ora, senza aspettare che la crisi incombente ci arrivi addosso. Se poi, la crisi ridurrà un po' i prezzi degli immobili, beh, tutto sommato potrebbe non essere poi una così grande disgrazia.


Commenti
Scritto da AlbertoPetrini il 2006-07-06 06:00:52
Una precisazione riguardo 
"Lo stesso ragionamento vale per il condizionamento estivo che, per certi edifici mal progettati, per esempio con grandi vetrature esposte a sud, diventa un'impresa al di la del finanziariamente possibile, perlomeno nel nostro clima. Ma quello del riscaldamento non è il solo problema." 
 
 
Le vetrate esposte a SUD NON sono dannose, a mio parere. 
In realtà, d'inverno, quando il sole è BASSO all'orizzonte sono di estremo aiuto per riscaldare l'abitazione. 
D'estate il sole è praticamente perpendicolare e perciò il problema del riscaldamento è poco influente. E' del tutto irrilevante se la falda del tetto sporge di 1m circa. 
 
Sono molto dannose, invece, le vetrate sulla parte OVEST che, d'estate, rimangono soleggiate fino a tardi.
Scritto da AlbertoPetrini il 2006-07-07 05:29:02
A questo proposito vi segnalo questo link 
 
http://www.miniwatt.it/mwedifici%20a%20basso%20consumo.htm
Scritto da bardi il 2006-07-08 07:38:33
Giusta osservazione questa sullle vetrate esposte a sud. Grazie! 
 
UB