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Reagire alla crisi, uscire dalla crisi. Ecco come si può

di Andrea Degl'Innocenti - 02/04/2012


Molti giornali si adoperano a cercare i metodi più efficaci per spendere meno, trascurando il fatto che è impossibile uscire dalla crisi - che a ben vedere dovrebbe chiamarsi 'declino' - senza mettere in discussione alcuni punti cardine della società contemporanea e dei nostri stili di vita. Uscire dalla crisi deve includere anche gesti quotidiani e scelte relativamente semplici. Ecco quali.


Studenti
Per uscire dalla crisi sono necessarie scelte radicali, ma molto meno difficili di quanto potrebbe apparire

La crisi incalza ed il web, al pari dei media tradizionali, si riempie di ricette anticrisi. Il governo Monti sta propinando agli italiani una dose da cavalli di neoliberismo finanziario e austerità, un mix letale capace di mettere in ginocchio un popolo intero nel giro di pochi mesi. Da più parti arrivano consigli su come affrontare il periodo difficile: chi spinge a fare benzina utilizzando il self service, chi consiglia di fare acquisti nei discount. Noi, come è nostra abitudine, vogliamo spingerci un po' oltre.

Partiamo da una considerazione sacrosanta del pensatore francese Serge Latouche: una crisi è qualcosa di momentaneo, se una crisi si protrae nel tempo significa che siamo di fronte ad un declino. Ed è proprio così, sono ormai quarant'anni che si parla ininterrottamente di crisi, ma è impossibile che una crisi duri quarant'anni. Siamo al declino del capitalismo, modello sociale ed economico che ha dominato la storia moderna.

Il problema e gli ingranaggi del potere sono collaudati a tal punto che nessun altro modello sembra avere la forza per sostituirvisi. E il potere non si farà da parte certo di sua iniziativa, più facilmente porterà alla distruzione l'intero pianeta.

Dunque se da un lato è innegabile l'esigenza di trovare il modo di sopravvivere – ciascuno di noi - alla crisi/declino, dall'altro è ancor più urgente trovare una soluzione collettiva che eviti quello spiacevole inconveniente del disastro ecologico – o perlomeno ne limiti le conseguenze. Ciò che molti ignorano è che le due questioni sono finemente legate fra loro, ed è impossibile uscire dalla crisi (continuiamo a chiamarla così giusto per comodità) senza al tempo stesso cambiare sistema.

Ecco dunque alcuni consigli per sconfiggere la crisi. Consigli che agiscono sull'individuo ma in una prospettiva non più egoistica ma globale.

Ridurre il ruolo dell'economia

Partiamo dal nocciolo della questione. Chiediamoci, è normale che lo spread fra buoni del tesoro italiani e bund tedeschi sia diventata la nostra massima preoccupazione? Perché le politiche monetarie della Bce hanno così tanti risvolti concreti nelle nostre vite? Semplicemente perché abbiamo permesso alla moneta di giungere a regolare ogni aspetto della nostra vita. Qualsiasi cosa è oggi quantificabile in denaro, ogni sfaccettatura dell'esistenza è mercificabile. Noi stessi siamo diventati merce. Per cui è enorme il potere che chi emette moneta ha sulle nostre vite. Ma, in fin dei conti, siamo noi a decidere: costruendo aspetti ed esperienze non mercificate accorciamo di parecchio il raggio d'azione di chi controlla l'economia.

Moneta locale

Ridurre il ruolo dell'economia non significa per forza smettere di utilizzare il denaro. La moneta, ha anche funzioni utili, come quella di facilitare gli scambi fra persone. Il problema nasce quando la moneta, da unità di misura del valore, diventa valore in sé, e si innesca il meccanismo perverso del “fare soldi con i soldi”. Quindi sarebbe auspicabile l'utilizzo di monete solidali o locali, non gravate di interessi (e che dunque non contribuiscono alla creazione perversa del debito), che piuttosto innescano circuiti virtuosi che sviluppano l'economia locale a discapito della finanza internazionale. Un buon esempio di questo è lo Scec[*], la moneta complementare ideata anni fa nel napoletano e presto estesasi in varie parti d'Italia, Il Cambiamento ospita il blog ufficiale di Pierluigi Paoletti di Arcipelago Scec, La Nave di Folli.

Acquisti alimentari

Comprare prodotti locali ha molti risvolti. È quasi sempre garanzia di maggiore genuinità e gusto migliore. Riduce al minimo l'inquinamento dovuto al trasporto delle merci. Favorisce lo sviluppo ed il sostentamento delle piccole imprese locali, dei piccoli produttori. Riduce i guadagni degli intermediari. Riduce i guadagni delle grandi catene di distribuzione. Tutto ciò, in pratica, ribalta il meccanismo della crisi, che vorrebbe l'aumento della concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi, attraverso il fallimento delle piccole e medie imprese. Per fare acquisti a chilometro zero esistono ormai quasi ovunque – soprattutto nelle città, dove è più difficile rintracciare i prodotti locali - gruppi di acquisto solidale (Gas) che riuniscono cittadini dello stesso quartiere per comprare insieme prodotti alimentari direttamente dai produttori della zona.

Spostamenti

Ridurre il trasporto delle merci non è sufficiente. Siamo anche noi che con i nostri spostamenti costituiamo sempre più un problema, sia per l'ambiente che per noi stessi (visti i prezzi astronomici dei carburanti). Ora, la soluzione non è quella prospettata ieri dal Corriere della Sera di far benzina al self service, o scegliere carburanti non di marca. Piuttosto è necessario cambiare modo di spostarsi: prediligere i mezzi pubblici, la bicicletta, perché no i nostri piedi, e quando la macchina è inevitabile cercare di ottimizzare i posti al suo interno attraverso car sharing e auto condivise.

Ridurre i consumi...

In generale è importante ridurre i propri consumi. Uscire da quel meccanismo perverso che vuole ogni nostra azione trasformata in un atto di consumo, che ci ha visto perdere lo status – e i diritti – di cittadini per assumere quello di consumatori. Uscire dalla crisi significa anche riscoprire aspetti della vita non mercificabili, esperienze e identità non esprimibili attraverso semplici acquisti. Dobbiamo ridurre i consumi non perché siamo obbligati alle ristrettezze dalla crisi economica; piuttosto è vero il contrario, la crisi ci ha fatto aprire gli occhi su un modo perverso e assurdo di concepire la nostra esistenza ed il mondo; su una società che ci ha offerto infinite possibilità di scegliere ma ha ristretto infinitamente il campo della scelta, stabilendo che essa si esprimerà comunque attraverso un atto di consumo individuale.

e gli sprechi

A volte però, una spesa può risultare il miglior risparmio. È il caso degli investimenti per migliorare l'efficienza energetica degli edifici in cui viviamo, che spesso disperdono gran parte del calore che si accumula al proprio interno. Vivere in una casa ben coibentata significa ridurre al minimo le bollette (al punto da recuperare in breve tempo il costo iniziale) e fare un gran favore all'ambiente.

Prendersi cura del territorio

Tutti i punti qui sopra si possono riassumere nell'idea di prendersi cura del luogo in cui si vive. Questo oggi può apparire difficile a causa dei numerosi spostamenti che ci portano a vivere in luoghi sempre nuovi, con persone che non conosciamo, che rendono più difficili i rapporti sociali ed i legami. Ma non sempre è così. Per quanto sia profondamente cambiata la società in cui viviamo, resta immutato nell'uomo il bisogno di appartenenza, la necessità di mettere radici insita nella sua natura sociale e collettiva. Prendersi cura del luogo in cui viviamo significa in un certo senso anche prendersi cura di se stessi.

Conoscere le persone

Certo non lo si può fare da soli. È necessario conoscere le persone che vivono vicino a noi, perché cambiare tutti insieme è più facile. Sconfiggere la crisi significa anche rifiutare il modello della "società degli individui", in cui ciascuno è solo ed i rapporti con gli altri devono essere regolati, al pari di qualsiasi altra cosa, dal libero flusso di denaro. Il Cambiamento mette a disposizione di chi vuole cambiare assieme l'area "Incontri", per conoscere chi vive nei paraggi ed è interessato a portare avanti progetti o esperienze collettive. Ma i metodi possono essere molteplici. Alla fine basta uscire di casa.