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L’unica politica che ci interessa

di Miguel Martinez - 13/12/2012


Qui guardiamo con una certa diffidenza i testi che girano in rete, ma questa volta si tratta di qualcosa di assolutamente autentico: il discorso tenuto – in una riunione di capi di stato latinoamericani – dall’attuale presidente dell’Uruguay, José Mujica, un ex-fioraio che si è decurtato lo stipendio da 9000 a 800 euro al mese.

Leggetelo attentamente

Autorità presenti di tutte le latitudini e organismi, grazie mille. Grazie al popolo del Brasile e alla sua Sra. Presidentessa, Dilma Rousseff. Mille grazie alla buona fede che, sicuramente, hanno presentato tutti gli oratori che mi hanno preceduto.

Esprimiamo la profonda volontà come governanti di sostenere tutti gli accordi che, questa, nostra povera umanità, possa sottoscrivere.
Comunque, permettetteci di fare alcune domande a voce alta. Tutto il pomeriggio si è parlato dello sviluppo sostenibile. Di tirare fuori le immense masse dalle povertà.

Che cosa passa nella nostra testa? L’attuale modello di sviluppo e di consumo delle società ricche?

Mi faccio questa domanda: che cosa succederebbe al pianeta se gli indù in proporzione avessero la stessa quantità di auto per famiglia che hanno i tedeschi?

Quanto ossigeno resterebbe per poter respirare? Più chiaramente: Ha oggi  il Mondo gli elementi materiali per rendere possibile che 7 o 8 miliardi di persone possano sostenere lo stesso grado di consumo e sperpero che hanno le più opulente società occidentali? Sarebbe possibile tutto ciò?

O dovremmo sostenere un giorno, un altro tipo di discussione?

Perché abbiamo creato questa civilizzazione nella quale viviamo: figlia del mercato, figlia della competizione e che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di mercato ha creato societá di mercato. E ci ha rifilato questa globalizzazione.

Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione ci governa??? E’ possibile parlare di solidarietà e dello stare tutti insieme in una economia basata sulla competizione spietata? Fino a dove arriva la nostra fraternità?

Non dico queste cose per negare l’importanza di quest’evento. Ma al contrario: la sfida che abbiamo davanti è di una magnitutine di carattere colossale e la grande crisi non è ecologica, è politica!

L’uomo non governa oggi le forze che ha sprigionato, ma queste forze governano l’uomo … E la vita!

Perché non veniamo alla luce per svilupparci solamente, cosí, in generale.
 

Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la societá di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta.

Però loro devono generare questo iper consumo, producono le cose che durano poco, perché devono vendere tanto. Una lampadina elettrica, quindi, non puó durare piú di 1000 ore accesa. Però esistono lampadine che possono durare 100mila ore accese!

Ma questo non si può fare perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione dell’usa e getta, e cosí rimaniamo in un circolo vizioso.

Questi sono problemi di carattere politico che ci stanno indicando che è ora di cominciare a lottare per un’altra cultura.

Non si tratta di immaginarci il ritorno all’epoca dell’uomo delle caverne, né di avere un monumento all’arretratezza. Peró non possiamo continuare, indefinitamente, governati dal mercato, dobbiamo cominciare a governare il mercato.

Per questo dico, nella mia umile maniera di pensare, che il problema che abbiamo davanti è di carattere politico. I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara – dicevano: “povero non è colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di più e più”.

Questa è una chiave di carattere culturale.

Quindi, saluterò volentieri lo sforzo e gli accordi che si fanno. E li sosterrò, come governante.

So che alcune cose che sto dicendo, stridono. Ma dobbiamo capire che la crisi dell’acqua e dell’aggressione al medio ambiente non è la causa.

La causa è il modello di civilizzazione che abbiamo montato.
E quello che dobbiamo cambiare è la nostra forma di vivere!
Appartengo a un piccolo paese molto dotato di risorse naturali per vivere. Nel mio paese ci sono poco più di 3 milioni di abitanti. Ma ci sono anche 13 milioni di vacche, delle migliori al mondo. E circa 8 o 10 milioni di meravigliose pecore. Il mio paese è un esportatore di cibo, di latticini, di carne. E’ una semipianura e quasi il 90% del suo territorio è sfruttabile.

I miei compagni lavoratori, lottarono tanto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo le 6 ore. Ma quello che lavora 6 ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora piú di prima. Perché? Perché deve pagare una quantità di rate: la moto, l’auto, e paga una quota e un’altra e un’altra e quando si vuole ricordare … è un vecchio reumàtico – come me  e la vita gli è già passata davanti”

E allora uno si fa questa domanda: èquesto il destino della vita umana?

Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare.

Precisamente. Perché è questo il tesoro più importante che abbiamo: la felicità!

Quando lottiamo per il medio ambiente, dobbiamo ricordare che il primo elemento del medio ambiente si chiama felicità umana!”

 

… fatto?

Qui siamo tra europei cinici e sofisticati, e quindi è probabilmente possibile fare le pulci a diversi dettagli del discorso.

Ma la cosa notevole è che si tratta di un discorso che va all’essenziale. E’ un programma di fondo, espresso senza il minimo fronzolo ideologico o identitario:

“Queste cose che dico sono molto elementari: lo sviluppo non può essere contrario alla felicità. Deve essere a favore della felicità umana; dell’amore sulla Terra, delle relazioni umane, dell’attenzione ai figli, dell’avere amici, dell’avere il giusto, l’elementare.”

Guardate che non è retorica. Con un programma del genere, poi fai le tue scelte concrete.

Prendiamo la prossima gara elettorale, che si svolgerà a quanto pare tra il banchiere Mario Monti e Silvio Berlusconi, quest’ultimo un imprenditore che fino all’altro ieri teneva in piedi il governo dello stesso Monti.

Lo so, il primo è un tetro burocrate, il secondo un gioviale simpaticone; oppure il primo è un serio funzionario, il secondo un donnaiolo demente.

Dei tratti caratteriali dei due, me ne importa esattamente zero.

Una sola cosa mi interessa: chi dei due ha dimostrato nei fatti di essere più vicino alla visione di Mujica?

Se nessuno dei due lo ha dimostrato, perché mi deve interessare la  loro contesa?

“Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la società di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta.”

In questi giorni, vedo che c’è una campagna all’insegna di “Io non lo voto, dove il “lo” si riferisce a Silvio Berlusconi. Per certa gente, nel bene o nel male, esiste solo Lui.

Basta cambiare una vocale, e aderisco anch’io: “Io non li voto”.