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Grillo o non Grillo, questo è il problema

di Ugo Gaudenzi - 22/02/2013

Come si sa, su queste pagine in molti hanno guardato con un certo interesse a Beppe Grillo e al suo Movimento 5 Stelle. Al suo potenziale distruttivo, in particolare, ma anche ad alcuni punti programmatici (contro il monetarismo, l’euro, questa Europa) che il demagogo - absit iniuria verbis - ha dichiarato parti fondanti della sua battaglia anticasta.
Come Rinascita - un quotidiano politico che raccoglie e offre le opinioni dei suoi lettori più attenti - il nostro appello di fronte al voto della due giorni 24-25, è in realtà una mera indicazione di intenti: si scelga di premiare esclusivamente il fronte antisistema, in tutte le sue calibrature. Con l’astensione, con la cancellazione dagli elenchi elettorali, con il voto contro il regime della miseria, delle banche e dei lacchè di partito, con il voto per chiunque - individuo o lista - metta in primo luogo, nella sua piattaforma programmatica, la battaglia antiliberista e antiplutocratica.
Quindi premiando anche i 5 Stelle. Un movimento che ci lascia, tuttavia, con alcune perplessità di base, che, speriamo, verranno al più presto acclarate e risolte.
Premessa l’evidenza che in uno Stato-colonia come il nostro nulla sfugga agli occhiuti censori e manipolatori atlantici è scontato che da tempo il 5 Stelle sia oggetto delle cure e delle attenzioni di chi realmente governa il “paese” Italia.
Poiché sulle vicende interne ed esterne al M5S si è già scritto di tutto, sintetizziamo così quello che questo Movimento dovrà chiarire: il ruolo di Gianroberto Casaleggio (che sembra un “intoccabile”) nella sua gestione e quello dei suoi referenti nazionali (orbitava tra Telecom e Pirelli e la Casaleggio Associati proviene tutta da lì, ed è nell’azionariato del Fatto Quotidiano) e, soprattutto, internazionali.
Già, perché l’azienda che ha inventato il “partito del web” è interlocutrice con società e multinazionali “non male” come ad esempio Philip Morris, BP, Amoco e JP Morgan. E proprio quest’ultima stende un’ombra malsana sul tutto. Casa madre della Morgan Stanley. Di questa banca d’affari sono stati giovanissimi vicepresidenti sia Giacomo Draghi che Giovanni Monti, i figli dei due Mario che imperversano sui destini del BelPaese. E tutti ricordiamo che la Morgan Stanley è stata beneficata con oltre 2 miliardi e mezzo di euro dal “governo del rigore” - a chiusura di un prestito “in derivati” - nello stesso giorno - il 3 gennaio 2012 - in cui scattava la sbandierata “operazione Cortina” contro negozianti e clienti della città...
Non solo, tra i fondatori della Casaleggio Associati figurava, fino al 23 settembre scorso Enrico Sassoon, membro dell’Aspen Institute, e responsabile degli Affari Economici dell’America Chamber of Commerce in Italy.
Un’ultima considerazione, che traiamo da una lunga intervista sull’argomento a Nicola Bizzi, editore fiorentino. Fatta salva la “base” del movimento, sinceramente convinta di essersi schierata per una causa di progresso e di giustizia sociale, la monomania del wemarketing e dei socialnetwork quali unici catalizzatori di consenso, sconfina con la follia. Internet è la nuova via salvifica, una sorta di nuova religione globale. Una video-filosofia che pretende di cancellare radiotelevisioni, libri e giornali e navigare in rete, dove si è “liberi, felici e realizzati”. Il virtuale come realtà... Molto comodo per chi manovra.
Insomma, la domanda che ci poniamo è se il movimento di Grillo, forte dei cento e passa parlamentari che vedrà eletti, sia o meno funzionale al sistema e al servizio dei poteri forti.
Sono dei dubbi. Debbono essere chiariti. Ne va del futuro di tutti.