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Armamenti new generation. Microonde sul Libano?

di Annalena Di Giovanni Francesco Piccioni - 16/08/2006

 
C'è chi azzarda l'ipotesi dell'«energia diretta», per quanto riguarda le immagini e le testimonianze raccolte in queste settimane dopo i raid israeliani in Libano ed a Gaza. E' il generale Ferdinando Termentini, esperto di esplosivi, perito balistico presso il Tribunale di Roma e consulente presso le Nazioni unite sui programmi di bonifica per le mine anti-uomo.

Generale Termentini, lei esclude l'ipotesi di esplosivi termobarici o di munizioni al fosforo bianco, dunque.

Vorrei innanzitutto specificare che siamo ancora nella fase calda delle voci e delle ipotesi, che non potremo confermare finchè non saranno possibili analisi di laboratorio. Escludo il raggio termobarico ed il fosforo bianco. Gli esplosivi termobarici o al fosforo bianco bruciano e distruggono tutto; non si spiegherebbero le parti di edificio e dei corpi stessi rimasti integri. Quando un esplosivo colpisce, c'è un'onda di pressione ad alta temperatura che porta anche all'incendio totale. Nelle immagini viste finora, sono soprattutto i volti ad essere tumefatti, mentre i vestiti sono perlopiù integri. Mi spiego: il fosforo se tocca un vestito lo brucia, come brucia tutto il resto. L'elemento chiave da approfondire sarebbe proprio questo: come mai i vestiti ed i capelli non bruciano, mentre alcune parti del corpo sono carbonizzate?

Per spiegare le ferite - tagli fitti e minuti - riportate da molti in seguito alle incursioni dei giorni scorsi, non si potrebbe per esempio pensare a munizioni in vetroresina, o in plastica?

No. Perchè l'esplosivo ha un effetto, per l'appunto, esplosivo. Il 90% delle mine hanno l'involucro in plastica, invisibile ai raggi x, ma la mina esplode. L'onda esplosiva colpisce e frantuma. Nel caso del corpo umano, mi perdoni la brutalità, distrugge tutto, fino all'osso compreso. Non fa i piccoli tagli riscontrati nei casi di cui stiamo parlando. I corpi in quei casi risultano poi... prosciugati, diciamo. Per questo sono più persuaso si tratti di armi ad energia dirette, microonde soprattutto.

Lei è a conoscenza dei prototipi di Active Denial System o, più semplicemente, raggio del dolore?

Mi è capitato di parlarne recentemente col giornalista di Rainews 24, Maurizio Torrealta. Un argomento che sto approfondendo.

Il raggio del dolore è invisibile ed ha un effetto istantaneo. Ritiene possibile, però, che semplicemente aumentando la potenza del raggio si possano raggiungere gli effetti mostrati dalle immagini che circolano dal Libano e da Gaza?

Sì. Mi perdoni ancora la brutalità, ma la invito a fare un esperimento. Provi a mettere un pollo nel forno a microonde ed aumentarne il dosaggio oltre la cottura. Le parti contenenti liquidi risulteranno carbonizzate, la carta esterna intatta. Le parti contenenti meno liquidi risulteranno raggrinzite, magari, ma sostanzialmente integre e non oscurate. Spero che l'esempio sia chiaro. Un volto contiene più liquidi e questo ne spiegherebbe la carbonizzazione localizzata. Anche se le ripeto ancora che siamo soltanto nell'ordine delle ipotesi.

Ci sono altri particolari ancora inspiegabili che ci giungono su queste nuove armi. Ci sarebbe il fatto che alcuni dicono di non aver sentito esplosioni mentre venivano colpiti, ma i sopravvissuti denunciano ancora una sostanziale perdita dell'udito. E poi ci sono fiamme che attaccano i corpi senza che nessuno riesca a debellarle. E poi ci sarebbe l'inspiegabile necrosi dei tessuti che si estende nel giro di poche ore al resto del corpo....

La risposta pertiene in questo caso più a un medico patologo, non ad un perito balistico.

E' possibile che all'uso dell'energia diretta si accompagni quella delle normali munizioni esplosive?

Tecnicamente, sì.

Un'ultima domanda, generale. Lei ha fatto parte del programma di sminamento in Afghanistan. Le risulta che prototipi ad energia diretta siano statu usati dalle truppe statunitensi per far brillare le mine anti-uomo?
Assolutamente, non mi risulta.



Armamenti new generation


Sarà un caso, ma la fine della «guerra fredda», lungi dall'aprire una fase di pace duratura, ha moltiplicato frequenza e dimensioni delle «guerre calde». Con due trasformazioni decisive nella concezione e conduzione della cosiddetta «arte della guerra».
In primo luogo, è finita l'epoca plurimillenaria delle «guerre simmetriche», in cui i due nemici - due stati - si affrontano disponendo grosso modo dello stesso tipo di armamenti (aerei, carri armati, missili, fanteria, navi, ecc). L'assoluta preponderanza degli Stati uniti in fatto di tecnologia militare rispetto a qualsiasi altro stato ha posto le basi per lo studio e la «pratica» della «guerra asimmetrica». Ossia quella in cui uno solo dei belligeranti dispone di tutte le tecnologie decisive, e l'altro - chiunque esso sia - è costretto a praticare forme di guerra «non ortodossa», dizione che comprende tutte le forme di guerriglia e di resistenza popolare, come anche il «terrorismo» (da segnalare che l'Onu non è riuscito fin qui a dare una definizione condivisa di questo termine). L'asimmetria concettuale investe non solo le forme della guerra, ma anche la figura del «nemico» e le ragioni stesse - quelle ufficiali e «pubbliche» - per cui si combatte. Fino a travolgere i «limiti» che erano stati fissati come insuperabili all'indomani della seconda guerra mondiale.
In secondo luogo, è stata sviluppata una generazione di armamenti che segna una discontinuità drastica con quelle costruite finora. Dalla preistoria a oggi, infatti, l'umanità ha fabbricato armi «cinetiche», ossia congegni che uccidono colpendo il nemico con un «proiettile» cui viene applicata una qualche forma di energia cinetica - dal bastone alla bomba atomica. Ora sono già attive, e aumentano le prove che siano già state usate in Iraq o che lo siano in questo momento in Libano, armi a energia diretta. Queste armi non sparano proiettili, ma fasci di energia di vario tipo. Possono essere «letali» o «non letali», ma la differenza è solo una questione di «grado» nella taratura della potenza di «fuoco».
L'inchiesta di Sigfrido Ranucci e Maurizio Torrealta per Rainews ha fatto vedere con chiarezza come questi sistemi d'arma siano già attivi sul terreno in forma «sperimentale». Così come il protagonismo esclusivo di Stati uniti e Israele in questo campo. Anche se Cina e Russia si sforzano di tenere il passo, con la seconda che avrebbe raggiunto un discreto arsenale di e-bombs, testate montate su missili convenzionali e capaci di produrre onde elettromagnetiche con frequenza tra i 4 e i 20 ghz; quanto basta per «accecare» tutti i più importanti sistemi informatici, elettrici, telefonici, ecc, di una città.
Una nuova specie di armi che, come quelle «classiche», può essere però declinata sia a seconda del tipo di energia usato, sia rispetto agli scopi. L'unica «buona notizia», su questo fronte, è che fra le armi a energia diretta - quanto a potenza distruttiva - ancora non si intravede l'arma «fine di mondo», qualcosa di paragonabile agli ordigni nucleari. Non per questo si tratta di armi «più buone». Anzi.
Le prime classificazioni della nuova specie distinguono le armi laser (montate su dispositivi mobili terrestri o aerei) in funzione di contraerea e di difesa antimissilistica (un frammento del fallimentare progetto «guerre stellari»). «Promettenti» come congegni anticarro e antibunker vengono considerate le armi al plasma e ad impulsi, in cui viene sparato un «proiettile» di «materia elettricamente carica, composto di elettroni, protoni e neutroni». Seguono infine le armi a microonde, diffusamente illustrate nei loro effetti sia dal generale Termentini che dal nostro Dinucci in questa stessa pagina.
Ma per quale quale tipo di «nemico» sono state pensate la maggior parte di queste armi? Sia quelle al plasma che quelle a microonde - stando alle presentazioni delle aziende produttrici - hanno per scopo il «disciplinamento delle folle» (beninteso: anche noi). Le microonde emesse dall'Active Denial System, per esempio, penetrando nella pelle fino a raggiungere i terminali nervosi, provocano un dolore insopportabile, tale da costringere alla fuga chiunque. Mentre alcune di quelle al plasma si sono dimostrate in grado di stordire uomini e animali, fino alla paralisi. Stesso effetto dovrebbe avere, nei progetti della Hsv di San Diego, un laser a raggi ultravioletti in corso di sperimentazione.
L'importanza di questo tipo di armi è direttamente connesso al carattere asimmetrico della guerra contemporanea. I «combattenti nemici» non possono più essere soldati in divisa né essere arroccati in postazioni fisse (troppo facilmente individuabili dai numerosi sistemi di puntamento montati su mezzi aerei o satellitari); ma «devono» mimetizzarsi in mezzo al loro popolo, concentrandosi nelle città anziché disperdersi nel territorio. La guerra asimmetrica si svolge allora soprattutto in ambienti urbani, dove «neutralizzare» il combattente nemico significa neutralizzare quel popolo.
L'impossibilità pratica - peraltro non programmabile neppure in questa nuova generazione di armi - di distinguere il civile dal «combattente» porta con sè anche lo spostamento dei «limiti» di quel che si può fare in guerra. Dopo Coventry, Dresda, Hiroshima si era arrivati a convenire che il bombardamento - con qualsiasi congegno - delle città fosse da considerare un crimine di guerra e un atto contro l'umanità. Baghdad, Gaza e Beirut ci spiegano che quel limite non esiste più. E che «le folle» possono essere trattate come da carne da arrostire. Come nelle «guerre coloniali» del primo Ottocento. Che novità, il post-moderno...

Francesco Piccioni