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Ecco da che parte sta l’Italia

di Manlio Dinucci - 30/07/2014

Fonte: Il Manifesto


In realtà l’Italia ha da tempo già scelto, isti­tu­zio­na­liz­zando sotto forma di legge (con larga intesa bipar­ti­san) la coo­pe­ra­zione militare con Israele. Il memo­ran­dum d’intesa sulla coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana, rati­fi­cato nel 2005 dal Senato (in par­ti­co­lare gra­zie ai voti del gruppo Demo­cra­tici di sinistra-Ulivo schie­ra­tosi con il centro-destra) e dalla Camera, è dive­nuto Legge 17 mag­gio 2005 n. 94.

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Iner­ve­nendo alla Camera sulla «crisi a Gaza», la mini­stra degli esteri Fede­rica Moghe­rini ha invi­tato il par­la­mento e l’opinione pub­blica ita­liana a «non cedere alla logica della par­ti­gia­ne­ria, all’idea che ci si debba divi­dere tra amici di Israele e amici della Pale­stina, che si debba sce­gliere da che parte stare nel conflitto».

In realtà l’Italia ha da tempo già scelto, isti­tu­zio­na­liz­zando sotto forma di legge (con larga intesa bipar­ti­san) la coo­pe­ra­zione militare con Israele. Il memo­ran­dum d’intesa sulla coo­pe­ra­zione mili­tare italo-israeliana, rati­fi­cato nel 2005 dal Senato (in par­ti­co­lare gra­zie ai voti del gruppo Demo­cra­tici di sinistra-Ulivo schie­ra­tosi con il centro-destra) e dalla Camera, è dive­nuto Legge 17 mag­gio 2005 n. 94. La coo­pe­ra­zione tra i mini­steri della difesa e le forze armate di Ita­lia e Israele riguarda «l’importazione, espor­ta­zione e tran­sito di mate­riali mili­tari», «l’organizzazione delle forze armate», la «formazione/addestramento». Sono inol­tre pre­vi­ste a tale scopo «riu­nioni dei mini­stri della difesa e dei coman­danti in capo» dei due paesi, «scam­bio di espe­rienze fra gli esperti», «orga­niz­za­zione delle atti­vità di adde­stra­mento e delle eser­ci­ta­zioni», «par­te­ci­pa­zione di osser­va­tori alle eser­ci­ta­zioni militari».

La legge pre­vede anche la «coo­pe­ra­zione nella ricerca, nello svi­luppo e nella pro­du­zione» di tec­no­lo­gie mili­tari tra­mite «lo scam­bio di dati tec­nici, infor­ma­zioni e hard­ware». Ven­gono inol­tre inco­rag­giate «le rispet­tive indu­strie nella ricerca di pro­getti e mate­riali» di inte­resse comune. Con que­sta legge, le forze armate e l’industria mili­tare del nostro paese sono state coin­volte in molte atti­vità di cui nes­suno (nep­pure in par­la­mento) viene messo a cono­scenza. La legge sta­bi­li­sce infatti che esse sono «sog­gette all’accordo sulla sicu­rezza» e quindi segrete. Poi­ché Israele pos­siede armi nucleari, alte tec­no­lo­gie ita­liane pos­sono essere segre­ta­mente uti­liz­zate anche per poten­ziare le capa­cità di attacco dei vet­tori nucleari israe­liani.

In tale qua­dro, l’Italia sta for­nendo a Israele i primi dei 30 veli­voli M-346 da adde­stra­mento avan­zato, costruiti da Ale­nia Aer­mac­chi (Fin­mec­ca­nica), che pos­sono essere usati anche come cac­cia per l’attacco al suolo in ope­ra­zioni bel­li­che reali. Gran parte del costo (400 milioni su un miliardo di dol­lari) viene anti­ci­pata a Israele da un con­sor­zio for­mato da Uni­cre­dit e da un fondo pen­sione col­le­gato. A sua volta l’Italia si è impe­gnata ad acqui­stare da Israele (con una spesa di oltre un miliardo di dol­lari) il sistema satel­li­tare ottico ad alta riso­lu­zione Optsat-3000, che serve a indi­vi­duare gli obiet­tivi da col­pire, più due aerei Gul­fstream 550 che, tra­sfor­mati dalle Israel Aero­space Indu­stries, svol­gono la fun­zione di comando e con­trollo per l’attacco in distanti tea­tri bellici. Que­sta è solo la punta dell’iceberg di un accordo, non solo mili­tare ma poli­tico, attra­verso cui l’Italia aiuta nei fatti Israele a sof­fo­care nel san­gue il diritto dei pale­sti­nesi, rico­no­sciuto dall’Onu, di avere un pro­prio stato sovrano.