Hezbollah, Siria e Iran con i Cristiani del Medio Oriente
di Lorenzo De Bernardi - 18/08/2014
Fonte: millennivm

Le persecuzioni ai danni dei cristiani in Medio Oriente non sono più un tabù. Individuare chi sono e da dove provengono i colpevoli però forse lo è ancora. È stata infatti creata negli anni molta confusione intorno alla questione islamica. Andiamo con ordine: tralasciando il dibattito (dal momento che non ci riguarda direttamente) sulla successione di Maometto, le due grandi correnti di pensiero sono quella sunnita e quella sciita. Quest’ultima è la meno diffusa ed è presente come maggioranza in Iraq (Saddam era sunnita ma non ebbe mai nulla a che fare con il fanatismo jihadista), Iran e Bahrain, mentre in Afghanistan, Siria e Libano, in particolare con il partito politico Hezbollah, rappresenta un’influente minoranza (in Siria il presidente Assad fa parte del ramo sciita degli alawiti). Storicamente i primi oppositori di una pacifica convivenza con l’altra macro-corrente dell’Islam e con i cristiani sono alcune frange radicali dei sunniti, confessione che costituisce un’indiscutibile maggioranza in quasi tutti i Paesi islamici. I soldi al terrorismo salafita arrivano dall’Arabia Saudita, insieme alla armi, anche per i ribelli protagonisti della “Primavera Araba”. Esattamente, perché questi ribelli altro non sono che membri di Al Qaeda, della quale l’ISIS fa parte, e che rappresenta la frangia più estremista della rivolta che, per la cronaca, sta compiendo la tremenda barbarie di cui si sta iniziando a parlare in Iraq. In Siria, ad esempio, non si tratta di una rivoluzione mossa dal popolo siriano, bensì di un’azione di jihadisti provenienti soprattutto da paesi come Tunisia, Libano, Oman, Pakistan, supportati da Arabia Saudita e Stati Uniti (eterni alleati legati dal petroldollaro) volta a rovesciare il governo legittimo di Assad per interessi economici (petrolio e gas naturale) e geopolitici, con gli americani disposti a sostenere i fanatici islamisti pur di perseguire i loro scopi. Come facilmente prevedibile, la situazione è degenerata negli ultimi mesi: l’Isis, che si definisce Stato più che movimento, ha conquistato un territorio comprendente circa un terzo dell’Iraq, oltre ad una parte della Siria, formando un nuovo califfato guidato dalla figura di Al-Baghdadi, e si sta rendendo protagonista di violenze e persecuzioni di ogni tipo. L’obiettivo è quello di consolidare il califfato sunnita eliminando cristiani, yazidi e sciiti.
Chi dunque può difendere i cristiani di queste terre? (E’ doveroso comunque ricordare che questa non è la sola zona in cui vengono perseguitati, ma subiscono pesanti ingiustizie anche in altre aree come l’Africa settentrionale e la penisola araba.)
Scordiamoci un’azione decisa degli Stati Uniti. Il governo americano ha alzato la voce nell’ultimo periodo ma, se interverrà, lo farà solo per non perdere totalmente credibilità e convincere gli Iracheni che solo gli USA sono in grado di prendere il controllo della situazione, o armerà solo il Kurdistan per la sua abbondanza di petrolio, e per interessi geostrategici evidenti. Per il resto c’è solo interesse a mantenere destabilizzata questa zona: lo Stato Islamico di Iraq e Siria infatti è strategicamente perfetto per creare un’azione di disturbo all’efficiente alleanza tra Iran e Siria.
Non sarà quindi l’Occidente ad intervenire in difesa del Cristianesimo, anche perché si tratta di una religione ormai abbandonata da buona parte degli Europei, ipnotizzati dalla filosofia di vita dell’americanismo, che fa dei diritti umani (leggasi individualismo disposto anche a sovvertire l’ordine naturale delle cose: matrimoni gay e aborto legalizzato sono due esempi lampanti) e del libero mercato (leggasi oligopolio e dominio reale del capitale finanziario) le proprie bandiere e i propri dogmi. Basta questo per dimostrare che il vero nemico del Cristianesimo è l’ideologia laicista, favorita dal materialismo d’oltreoceano, più che l’Islam, una religione per sua natura non fanatica, che riconosce anche Gesù Cristo come profeta.
Visto appunto l’immobilismo occidentale, non resta che confidare nelle milizie iraniane e siriane, con il supporto di Hezbollah, che recentemente si è sempre prestato a difendere i cristiani in Medio Oriente. Paradossalmente, quindi, sarebbero proprio islamici, più precisamente sciiti, coloro che riporterebbero sicurezza e pace in queste regioni. Guarda caso, proprio Hezbollah (sempre in prima linea per garantire diritti come istruzione, sanità e lavoro) è uno dei movimenti più infangati dai media atlantisti, che non perdono mai occasione per etichettarlo come organizzazione terrorista. Una generalizzazione in stile Oriana Fallaci o la solita creazione di un nemico ad hoc? È ora di aprire gli occhi, non si tratta di uno scontro tra civiltà, ma di sangue contro oro, ed in questo momento Hezbollah e gli eserciti dei governi sciiti rappresentano l’unica concreta ancora di salvezza contro il fanatismo e, insieme alla Russia di Putin, un baluardo contro il sistema unipolare e l’egemonia americana.