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Coca Cola, socialmente irresponsabile

di Mrian Zenobio - 24/08/2006

 
L'azienda espulsa dalla compagnia assicurativa Tiaa-Cref mentre la Reboc arriva a Bogotà

Tempi duri per le «effervescenze» più famose del mondo. I governi di sette stati indiani hanno bandito Coca Cola e PepsiCo, per proteggere la salute della popolazione dai pericolosi residui di pesticidi riscontrati nelle bibite. Negli stessi giorni Coca Cola company veniva esclusa dal selezionatissimo elenco clienti del Tiaa-Cref (Teacher insurance and annuity association - College retirement equities found) compagnia assicurativa che, da New York, muove 8 miliardi di dollari di fondi pensione raccolti con criteri socialmente compatibili. La decisione è stata presa dopo una ricerca sulla responsabilità sociale della Company di Atlanta, commissionata dalla Tiaa-Cref all'istituto di ricerche e analisi Kld. All'origine c'è però l'infomativa della Ccfc (Campaign for a commercial-free childhood), organizzazione per la difesa dell'infanzia, che ha puntato l'indice conto Coke per l'aggressiva propaganda di prodotti nutrizionalmente inadeguati ai bambini e per aver tentato di insidiare le legislazioni che limitano la vendita di bibite analcoliche nelle scuole. L'indagine del Kld research and analytics è andata però oltre, riscontrando carenze da parte dell'impresa riguardo i diritti dei lavoratori che imbottigliano i suoi prodotti oltreoceano e sulle questioni ambientali. In soldoni significa che il Tiaa-Cref ha venduto 1,2 milioni di azioni Coca Cola per un valore di mercato pari a 52,4 milioni di dollari.

La Company di Atlanta si è difesa, affermando, in un comunicato, che il Kld non ha mai discusso il risultato delle indagini con l'azienda e che avrebbero lasciato a Ray Rogers, attivista di Campaign to stop killer Coke, il compito di comunicare l'esclusione di Coca Cola dall'elenco clienti della Tiaa-Cref con una decisione basata solo su insinuazioni . Comunque una soddisfazione. Anche per la Reboc (Rete italiana boicottaggio Coke) che da tre anni porta avanti iniziative contro la Company di Atlanta, in solidarietà con il Sinaltrainal - il sindacato colombiano degli operai dell'industria agroalimentare - che, dal paese andino, da anni denuncia la Coca Cola per violazioni dei diritti umani e sindacali, con l'avallo governativo del neo-rieletto presidente Àlvaro Uribe Vélez. L'ultima il 17 agosto, con l'ennesimo assassinio di un membro del sindacato, Carlos Arturo Montes Bonilla, freddato da «sconosciuti» davanti la porta di casa a Barrancabermeja. Lascia sette figli e la compagna Elvira Delgado. Qualche giorno prima, la sede nazionale del Sinaltrainal a Bogotà, era statas invasa da agenti della polizia giudiziaria con l'incarico di «ispezionare» la sede per «un'operazione preventiva legata all'investitura del presidente». Non avevano mandato ma nella sede del Sinaltrainal a Bogotà - anche casa di accoglienza per i sindacalisti che vengono da altre lontane località del paese - c'era solo la custode, che non ha potuto far altro che farli entrare e firmare un documento con su scritto «atto di ispezione volontaria». Intanto, una delegazione della Reboc - anche senza l'accordo tra Comune di Roma e Coca Cola, per una «visita» negli stabilimenti di imbottigliamento colombiani -, è partita per Bogotà ospite del Sinaltrainal, proprio in quella sede-casa di accoglienza. L'obiettivo: aprire la strada ad una «commissione per un'inchiesta indipendente» che a settembre dovrebbe raggiungerla e di cui faranno parte, tra gli altri, rappresentanti di Fiom, Fim-Cisl,Cobas, deputi ed eurodeputati del Prc e Verdi, le associazioni Libera e dei Giuristi democratici.