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Roma si accoda alla guerra contro lo Stato islamico in Siria

di Manlio Dinucci - 10/12/2014

Fonte: Il Manifesto


La Com­mis­sione del Senato sostiene inol­tre che l’intervento mili­tare in Siria, effet­tuato dalla coa­li­zione inter­na­zio­nale di cui fa parte l’Italia, è auto­riz­zato dalle riso­lu­zioni 2170 e 2178 del Con­si­glio di sicu­rezza dell’Onu.
  

La Com­mis­sione esteri del Senato, in una riso­lu­zione sulla situa­zione in Siria (Doc. XXIV, n. 43), ha impe­gnato il governo a «soste­nere in tutti i modi, incluso quello mili­tare, l’azione della coa­li­zione inter­na­zio­nale» (con­tro i jiha­di­sti dello Stato isla­mico): in altre parole, ha auto­riz­zato (con voto favo­re­vole Pd-Pdl e con­tra­rio di Sel e 5Stelle) un inter­vento mili­tare diretto dell’Italia in Siria. La crisi siriana – sostiene la pre­messa appro­vata invece anche da Sel e con l’astensione dei 5Stelle – si è tra­sfor­mata in guerra civile «per la chiara e rico­no­sciuta respon­sa­bi­lità del regime del pre­si­dente Assad», creando «il ter­reno ideale per il raf­for­za­mento dell’estremismo fon­da­men­ta­li­sta armato, in par­ti­co­lare di quello del Daesh» (Isis) che costi­tui­sce oggi «una minac­cia all’integrità ter­ri­to­riale dei paesi dell’area, oltre che una delle mag­giori sfide con­tem­po­ra­nee alla sicu­rezza, alla demo­cra­zia e alla libertà». Sono stati in realtà gli Stati uniti e i mag­giori alleati Nato a finan­ziare, armare e adde­strare in Libia nel 2011 gruppi isla­mici fino a poco prima defi­niti ter­ro­ri­sti, tra cui i primi nuclei del futuro Isis; a rifor­nirli di armi attra­verso una rete orga­niz­zata dalla Cia (docu­men­tata da un’inchiesta del New York Times nel marzo 2013) quando, dopo aver con­tri­buito a rove­sciare Ghed­dafi, sono pas­sati in Siria per rove­sciare Assad; sono stati sem­pre gli Usa e la Nato ad age­vo­lare l’offensiva dell’Isis in Iraq (nel momento in cui il governo di Nuri al-Maliki si allon­ta­nava da Washing­ton, avvi­ci­nan­dosi a Pechino e Mosca).

Vi sono su que­sto molte prove. Ad esem­pio la foto del sena­tore Usa John McCain, in mis­sione in Siria per conto della Casa Bianca, che incon­tra nel mag­gio 2013 Ibra­him al-Badri, il «califfo» a capo dell’Isis. O il ser­vi­zio tele­vi­sivo tra­smesso pochi giorni fa dalla tele­vi­sione tede­sca Deu­tsche Welle, che mostra come cen­ti­naia di tir attra­ver­sano ogni giorno senza alcun con­trollo il con­fine fra Tur­chia e Siria, tra­sbor­dando cari­chi diretti a Raqqa, base delle ope­ra­zioni Isis in Siria. La Com­mis­sione del Senato sostiene inol­tre che l’intervento mili­tare in Siria, effet­tuato dalla coa­li­zione inter­na­zio­nale di cui fa parte l’Italia, è auto­riz­zato dalle riso­lu­zioni 2170 e 2178 del Con­si­glio di sicu­rezza dell’Onu. In realtà que­ste riso­lu­zioni sta­bi­li­scono sol­tanto l’obbligo dei paesi mem­bri delle Nazioni unite di pre­ve­nire il reclu­ta­mento, l’organizzazione, il tra­sporto e l’equipaggiamento di indi­vi­dui che si recano in altri Stati allo scopo di attuare atti ter­ro­ri­stici (cosa che fanno pro­prio Usa e Nato). L’intervento mili­tare degli Stati uniti e di loro alleati in Siria non è quindi auto­riz­zato dal Con­si­glio di sicu­rezza. E, incen­trato appa­ren­te­mente sull’Isis (in realtà fun­zio­nale alla stra­te­gia Usa/Nato), esso mira alla com­pleta demo­li­zione della Siria, finora impe­dita dalla media­zione russa in cam­bio del disarmo chi­mico di Dama­sco, e alla rioc­cu­pa­zione dell’Iraq. E così, in que­sta guerra può entrare ora di fatto anche l’Italia.