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Nasrallah avverte Israele: «Non riprovateci»

di Michele Giorgio - 03/02/2015

Fonte: Il Manifesto


Il leader di Hezbollah, dopo l'agguato di mercoledì alle Fattorie di Shebaa (due soldati israeliani morti), annuncia che i suoi combattenti risponderanno colpo su colpo ad operazioni militari dello Stato ebraico in Libano e in Siria.Intanto il governo Netanyahu rilancia l'espansione delle colonie: 450 nuove case per settler in Cisgiordania
  

“Non met­te­teci alla prova, non ripro­va­teci”. Non ha usato mezze parole il lea­der di Hez­bol­lah, Has­san Nasral­lah, quando ieri, in diretta su buona parte delle tv liba­nesi, si è rivolto a Israele. Un discorso pro­nun­ciato dopo l’attacco com­piuto mer­co­ledì dal movi­mento sciita nei pressi delle Fat­to­rie di She­baa in cui due sol­dati israe­liani sono stati uccisi per rap­pre­sa­glia al raid aereo dello scorso 18 gen­naio a Qunei­tra (Siria), a ridosso delle Alture del Golan, costato la vita a sei uffi­ciali di Hez­bol­lah e a un gene­rale ira­niano. Raf­fi­che di mitra, in segno di appro­va­zione, hanno accom­pa­gnato per diversi minuti il discorso del capo di Hez­bol­lah nei quar­tieri meri­dio­nali di Bei­rut. Israele, il 18 gen­naio, attac­cando in Siria rite­neva di aver inferto un duro colpo a Hez­bol­lah e all’Iran alleato del movi­mento sciita e di Dama­sco, e di aver umi­liato Nasral­lah. Al con­tra­rio ieri il lea­der sciita è apparso deter­mi­nato e di buon umore. La rap­pre­sa­glia por­tata a ter­mine mer­co­ledì dai suoi com­bat­tenti, dal ter­ri­to­rio liba­nese in aperta sfida a Israele — che non ha rea­gito o almeno non lo ha ancora fatto -, lo ha spinto ad essere sfron­tato, a tratti arro­gante nei con­fronti di Tel Aviv.

«Rendo omag­gio ai com­bat­tenti che hanno com­piuto l’operazione nelle Fat­to­rie di Shebaa…(gli israe­liani) ave­vano ucciso in pieno giorno (i nostri uomini), noi abbiamo uccisi (i sol­dati israe­liani) in pieno giorno…Hanno col­pito due dei nostri vei­coli, abbiamo col­pito due dei loro vei­coli»., ha detto Nasral­lah. «D’ora in poi – ha pro­se­guito il lea­der sciita — ogni volta che un mem­bro di Hez­bol­lah sarà assas­si­nato, riter­remo Israele respon­sa­bile e ci riser­ve­remo il diritto di rispon­dere in ogni luogo e in qual­siasi modo sce­glie­remo». «La resi­stenza (Hez­bol­lah) — ha insi­stito Nasral­lah — non si pre­oc­cupa più delle regole d’ingaggio e non le rico­no­scerà nell’affrontare il nemico…Quneitra e She­baa — ha aggiunto — sono nuove tappe nella lotta infi­nita con­tro l’entità sio­ni­sta (Israele). È nostro diritto legit­timo com­bat­tere l’aggressione, dove e quando può verificarsi».

Parole che non rap­pre­sen­tano la fine delle intese di ces­sate il fuoco tra Hez­bol­lah e Israele con­te­nute nella riso­lu­zione 1701 del Con­si­glio di Sicu­rezza dell’Onu che nel 2006 chiuse l’offensiva israe­liana in Libano del sud. Pon­gono però sullo stesso piano pos­si­bili azioni mili­tari israe­liane in Libano e in Siria. «Se gli israe­liani – ha aggiunto — pen­sano che la resi­stenza abbia timore della guerra, dico loro che non temiamo la guerra e non siamo rilut­tanti a impe­gnarci in essa, se ci viene impo­sto». Nasral­lah ha inse­rito le ope­ra­zioni armate del suo movi­mento nel qua­dro della stra­te­gia di difesa del Libano da ogni minac­cia, allo scopo di smen­tire chi lo accusa di met­tere a rischio la sicu­rezza del Paese dei Cedri impe­gnando migliaia di com­bat­tenti sciiti nella guerra civile in Siria e attac­cando Israele. Ha per­ciò reso omag­gio agli otto sol­dati liba­nesi uccisi durante i recenti scon­tri con mili­ziani dell’Isis, nei pressi di Ras Baal­bek, la scorsa set­ti­mana, para­go­nando la minac­cia jiha­di­sta a quella israe­liana. Nel suo discorso Nasral­lah ha fatto nume­rosi rife­ri­menti alla Pale­stina denun­ciando lo scarso peso della Lega Araba nella que­stione pale­sti­nese. La Lega Araba, ha notato, «non è assente…non esi­ste affatto».

Pro­prio ieri dopo un breve periodo di stasi, Israele ha rilan­ciato l’espansione delle colo­nie nei Ter­ri­tori pale­sti­nesi occu­pati, annun­ciando la costru­zione di 450 nuove case per set­tler in Cisgior­da­nia: Kiryat Araba (102 alloggi), Adam (114), Elkana (156), Alfei Mena­she (78). I piani edi­lizi inclu­sono anche le colo­nie di Maale Adu­mim (nella zona stra­te­gica E1) e di Emma­nuel, dove saranno costruiti un albergo ed uffici vari. Inol­tre nella colo­nia di Gilo a Geru­sa­lemme Est sono in fase ini­ziale di pro­get­ta­zione altri 93 alloggi. Da Ramal­lah il nego­zia­tore capo dell’Olp Saeb Ere­kat ha esor­tato la comu­nità inter­na­zio­nale a rico­no­scere lo Stato di Pale­stina come rispo­sta all’annuncio di Israele. Poi ha chie­sto che siano boi­cot­tati «tutti i pro­dotti delle colo­nie e delle isti­tu­zioni legati diret­ta­mente o indi­ret­ta­mente all’occupazione israe­liana e alle poli­ti­che di apartheid».