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L’Iran si prepara ad intervenire direttamente nel conflitto in Siria?

di Luciano Lago - 03/06/2015

Fonte: controinformazione


Di recente sono state diffuse false notizie sulla situazione del conflitto in Siria relativamente agli avvenimenti in alcune aree come nella provincia  di Idlib, dove la città omonima è state conquistata  dall’ISIS e dagli altri gruppi dei mercenari jihadisti ,causando un arretramento delle difese dell’esercito siriano che si trova in crescenti difficoltà nel contrastare l’afflusso di altre migliaia di miliziani jihadisti infiltrati in Siria attraverso la Turchia che ha fornito a questi armi ed equipaggiamenti, in un piano concordato anche con Arabia Saudita ed il comando USA delle operazioni per assestare il colpo finale al regime di Bashar al-Assad.

Sembra che la Turchia si appresti a fornire anche un aperto appoggio aereo alle milizie jihdiste dichiarando una “no fly zone” in una zona ai propri confini. Il governo siriano si è affrettato a dichiarare questo come un aperto atto di aggressione.

 

Queste notizie riprese dai giornali occidentali, diffuse attraverso una fonte saudita con base a Londra, l’agenzia Asharq Al-Awsat che è finanziata dall’Arabia Saudita, preannunciano una prossima caduta del governo siriano a seguito di una offensiva delle milizie jihadiste che si appresterebbero a conquistare Aleppo, Homs e le principali città siriane puntando poi decisamente su Damasco.
Dopo la caduta di Palmira i media occidentali hanno messo in risalto che il governo di Assad manterrebbe  ormai il controllo di soltanto il 50% del territorio siriano ed il perimetro di difesa dell’Esercito siriano si stringerebbe sempre di più attorno alle ultime città in mano alle forze govenative, Latakia, Baniyas e Tartus, sulla costa Mediterranea, Homs e Damasco, nell’interno.

Le stesse fonti fanno trapelare l’intenzione della Russia, causa la insostenibilità della situazione militare, di abbandonare la difesa ad oltranza dell’alleato siriano e fanno intendere che Mosca starebbe trattando l’eventuale sistemazione della Siria del dopo Assad con i governi di Turchia, Arabia Saudita e degli altri stati del Golfo.

Queste informazioni sono in realtà volutamente deformate ad avrebbero l’obiettivo di preparare l’opinione pubblica occidentale ad una nuova offensiva coordinata tra i governi di Riyad ed Ankara, con il placet degli USA, per rovesciare il governo siriano annientando le ultime resistenze ed attuare il piano di spartizione della Siria pianificato da tempo dagli USA che favorirebbe anche le mire dei suoi alleati regionali, Turchia, Arabia Saudita e Qatar.

Da parte nostra, grazie alle nostre fonti di informazione, possiamo smentire le notizie di un prossimo crollo del fronte siriano ed affermare a ragion veduta che si tratta solo di propaganda. Al contrario possiamo affermare che, dopo l’arrivo di una brigata iraniana delle Guardie della Rivoluzione, intervenute per rafforzare le difese di quelli che sono i bastioni alawiti della Siria, nella zona di Latakia in particolare, l’Esercito di Assad non ha alcuna intenzione di arrendersi ed al contrario sta procedendo a riorganizzare le sue difese in forma nuova, grazie ad un importante fornitura di missili di nuova generazione ricevuti dalla Russia ed all’apporto di reparti di Hezbollah arrivati dal Libano per dare man forte alle difese siriane. Gli ufficiali siriani stanno cooperando con i quadri delle forze iraniane e con quelli di Hezbollah in una nuova tattica di difesa e di attacco delle posizioni dei terroristi che sta già iniziando a dare i primi risultati.

In questi ultimi giorni si sono anche registrati forti scontri fra le bande dei miliziani Jihadisti del gruppo di Al Nusra, che sono direttamente patrocinati dalla Turchia e da Israele, ed i gruppi dell’ISIS per il controllo della zona.
L’aviazione siriana ha martellato incessantemente la zona settentrionale chiudendo le vie di collegamento tra Idlib e la Turchia, per impedire i rifornimenti e sembra certo che gli attacchi dell’aviazione abbiano causato centinaia di perdite tra le file dei miliziani.

Nella zona di Qalamun, una intera brigata palestinese con 4.800 effettivi, dopo aver completato un addestramento intensivo, sono arrivati in zona di operazioni e sono pronti a combattere al fianco delle forze dell’Esercito siriano ed a quelle di Hezbollah. La Brigata ha preso il nome di Brigata Galilea ed il suo comandante, Fadi Malah, ha affermato che i palestinesi si identificano con il credo della resistenza siriana, libanese e palestinese ed ha sottolineato il sostegno sempre ricevuto dalla Siria alla causa palestinese, segnalando che questo è il motivo per cui la Siria in questo momento viene attaccata da tutte le armate dell’imperialismo USA-Saudita. Il comandante palestinese ha anche aggiunto di considerare un onore per lui ed i suoi uomini il fatto di combattere con i fratelli siriani per difendere il territorio siriano contro quelli che sono i loro stessi nemici.

La questione che si va delineando è quella di un prossimo intervento diretto dell’Iran che non si limiterebbe più a fornire armi, assistenza e singoli reparti sul fronte siriano ma, visti gli sviluppi sul campo, il governo iraniano si appresterebbe ad un intervento diretto in Siria a sostegno dell’alleato che viene considerato strategico per la stessa sicurezza dell’Iran. Le autorità di Teheran sono coscienti del fatto che, una volta caduta la Sira, il prossimo obiettivo dell’Alleanza USA-Israele-Arabia Saudita sarebbe l’Iran e per questo avrebbero deciso di giocare la partita fino in fondo, anche per affermare il ruolo dell’Iran come potenza leader della regione a protezione delle popolazioni sciite attualmente sotto aggressione dalle forze takfire ed occidentali.

Questo spiega un intenso traffico di aerei cargo dall’Iran verso l’aeroporto di Dabaa in Siria e l’allestimento di centri di controllo sul territorio siriano da parte delle forze iraniane. Tutto l quindi lascia pensare che i preparativi sono in corso per un prossimo attacco diretto dell’Iran che si appresta a regolare i conti con le milizie takfire sponsorizzate dall’intesa saudita-turca. americana.
Sarà quello il momento in cui nella regione caleranno le maschere e le finzioni del pretesto della “finta lotta” al terrorismo, sbandierato da coloro che hanno utilizzato il terrorismo per i loro fini e si paleseranno i veri obiettivi di turchi, sauditi ed americani.

Fonti: Al Manar                Asharq Al-Awsat