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G7: fra birra, castelli e sanzioni alla Russia

di Alessandro Carocci - 09/06/2015

Fonte: L'intellettuale dissidente


Domenica si è aperto il G7 2015, cioè l’incontro fra i rappresentanti dei Paesi con la ricchezza netta più grande del mondo. Vediamone le prospettive, i contenuti e l’andamento.

Una birra con colazione bavarese, il castello di Elmau a fare da sfondo e il buongiorno amichevole tra Merkel e Obama: così si apre il G7 del 2015, della durata di due giorni. Ad arrivare però non è solo il Presidente degli Stati Uniti, ma anche il Presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker, quello del Consiglio Ue Donald Tusk, David Cameron e Holland, il capo del governo giapponese Shinzo Abe e, infine, accolto dalle note agrodolci di “Azzurro”, il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi. In agenda anche un incontro con il premier tunisino Habib Essid. Probabilmente risulta curioso il fatto che non sia stata invitata la Russia, così da dar luogo a un G8. Il motivo è semplice ed è ben esplicitato dal Presidente del Consiglio dell’Unione Europea Donald Tusk: “Tutti noi preferiremmo che la Russia sia presente al G7, quindi nel formato al G8. Ma il nostro gruppo non è solo un gruppo di interessi politici ed economici, ma una comunità di valori e la Russia ha avuto una politica di aggressione all’Ucraina”. Queste ultime parole fanno intendere già la linea che i grandi ricchi della Terra intendono seguire, cioè quella di non sospendere le sanzioni al Cremlino e, anzi, di continuare, come ha detto il premier inglese David Cameron, per “Garantire che l’Europa rimanga unita”. Ma le parole circa la questione di Kiev non finiscono qui: “I due leader si sono trovati d’accordo sul fatto che la durata delle sanzioni a Mosca debba essere chiaramente legata alla completa realizzazione da parte della Russia degli accordi di Minsk e al rispetto della sovranità dell’Ucraina” ha affermato una nota della Casa Bianca in seguito al colloquio mattutino fra la cancelliera tedesca ed Obama.

L’inizio dei lavori dell’evento internazionale ha visto diverse proteste che hanno costretto diversi rappresentanti dei Paesi coinvolti a spostarsi in elicottero o a deviare dalla strada originariamente intrapresa. Comunque tali voci contrarie possono definirsi scaramucce e non vi sono stati grandi disordini a contornare l’arrivo dei capi di Stato. Questi ultimi, dal canto loro, non si sono espressi solo sulle sanzioni alla Russia ma anche sull’attuale situazione tutt’altro che tranquilla della Grecia di Alexis Tsipras. A rompere il silenzio circa l’argomento è stato Juncker, il quale ha affermato che “Ci sarà di sicuro una scadenza” e che il “Premier greco non ha ancora presentato alcuna proposta alternativa”. Nessuna sorpresa quindi sulle politiche decise dal summit, il quale sta dimostrando un’Europa unita e decisa a portare avanti linee già intraprese, senza colpi di scena o dichiarazioni scottanti. La Grecia rimane in bilico mentre con Putin i rapporti ancora sono freddi e bloccati da una guerra che ha già provocato migliaia di vittime e che è descritta dall’ONU come una “Situazione disperata”.

Di poche parole è stato Matteo Renzi, il quale ha avuto un colloquio con Obama in cui ha rinnovato il suo appoggio alle linee economiche decise dagli Stati Uniti sottolineando l’importanza di investimenti e crescita mentre, riguardo la Grecia, un’eventuale uscita di Atene dall’Unione Europea “Sarebbe un errore economico e geopolitico” ma è anche importante che “Tsipras capisca che le riforme vanno fatte”. Spostandoci dal lato geopolitico ed economico a quello puramente tecnico, l’evento è costato alla Germania 130 milioni di Euro serviti soprattutto alle misure di sicurezza, fra mezzi e ben 17mila agenti da sommare ai quattromila poliziotti austriaci.