Pronto G7, qui chiama la Cina
di M K Bhadrakumar - 09/06/2015
Fonte: Aurora sito

Avere al centro il Mar Cinese meridionale ha uno scopo per la diplomazia statunitense nel teatro asiatico; gli Stati Uniti sperano di mobilitare i Paesi della regione sotto la loro guida. Ma anche qui è un compito difficile per i diplomatici statunitensi, perché a parte le Filippine, nessun Paese ASEAN vuole scegliere tra USA e Cina. Stranamente, accade così che ciascuno degli Stati rivieraschi compia opere di bonifica nelle isole occupate nel Mar cinese meridionale. L’ASEAN è divisa tra i Paesi con pretese nel Mar cinese meridionale e quelli senza. (Vedasi l’analisi accurata del FT, Gli USA lottano per la strategia per contenere le bonifiche della Cina). Tuttavia, la linea di fondo è che le potenze europee si disinteressano del “pivot” negli Stati Uniti in Asia. Tutte le maggiori potenze europee hanno sfidato il diktat degli Stati Uniti e scelto di aderire alla Banca di investimenti infrastrutturali asiatica della Cina. Il punto è che il mercato cinese è il motore della crescita economica globale e la locomotiva che può trainare le economie europee fuori dalla recessione. In ogni caso, gli europei vedono che gli statunitensi corrono su un binario parallelo coinvolgendo intensamente la Cina a proprio vantaggio. In effetti, Obama è probabilmente cosciente che la settima importante sessione U.S.-China Strategic and Economic Dialogue che si terrà a Washington a fine mese, ha un’agenda che comprende molti problemi economici incidenti sugli sforzi per garantire una ripresa economica duratura negli Stati Uniti. Con il G7 in corso, il Generale Fan Changlong, Vicepresidente della Commissione militare centrale della Cina, sbarcava negli USA per una visita di sei giorni. Con grande spirito ha iniziato la visita con una sosta presso la portaerei USS Ronald Reagan. Fan è secondo solo al Presidente Xi Jinping nella gerarchia della Commissione militare e i suoi discorsi preparano perfettamente il terreno per la visita di Xi negli Stati Uniti a settembre, su invito di Obama. Chiaramente, la stagione del muso duro durerà fino ad autunno.
In tutto ciò si pone un grande domanda: quale sarà l’accordo tra G7 e Cina nell’ordine mondiale emergente? Certo, la Russia non sarà riammessa al G7. Il rancore reciproco persisterà nel futuro immaginabile. Così, in un certo senso, esiste un “posto vacante”, ma sarebbe assurdo suggerire che il G7 contempli l’adesione della Cina per rinascere a nuovo G8. D’altra parte, il G7 è sempre più un’entità inutile che si agita vanamente nel vuoto, senza la gravitas della guerra fredda, una volta che il locus della crescita dell’economia mondiale si è spostato in Asia e l’emergente multipolarità crea nuovi centri di potere. Sicuro, il G7 deve reinventarsi ed è qui che, forse, sulla Cina mente di più. Il G7 non può trascurare l’importanza cruciale di avere la Cina al proprio fianco, mentre l’evanescente influenza nell’indirizzo nella governance economica globale va invertita. Arriva la Cina e vi parteciperà? Un affascinante commento di Xinhua sostiene in modo persuasivo che Cina e G7 possono effettivamente ritrovarsi in una casa in fiamme. Il commento dichiara che le strette relazioni della Cina con la Russia dovranno essere considerate nella giusta prospettiva, semplicemente “volte ad ottimizzare i propri interessi piuttosto che confrontarsi con quelli occidentali“. Al contrario, c’è “maggiore cooperazione tra Cina e nazioni occidentali che differenze nella governance globale“. La Cina e le nazioni del G7 “hanno più interessi comuni che controversie sulla governance globale“. Affidarsi all’ingegnosità diplomatica della Cina anticipandone la presidenza del G20 del prossimo anno, potrebbe fornire una splendida opportunità per armonizzarsi con il G7. Dopo tutto, la futura identità del G7 quale rinata fonte della leadership globale risiede nel maggiore coordinamento con il G20, e potrebbe essere più utile con i leader cinesi che a Pechino ospiteranno il vertice del prossimo anno.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora