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Putin ha manifestato nuovamente la solidità dell’alleanza tra la Russia e la Siria

di Yusuf Fernandez - 30/06/2015

Fonte: controinformazione


Pochi giorni fa, il presidente russo Vladimir Putin, ha approfittato dell’occasione di un discorso tenuto presso il Foro Economico di San Pietroburgo per enfatizzare che la posizione russa di appoggio verso la Siria non ha subito alcun tipo di cambiamento. Il momento di questa dichiarazione è stato dettato da due fattori: In primo luogo la necessità che la Russia aveva di smentire le false informazioni diffuse dai media ostili alla Siria che riferivano voci circa una possibile variazione della posizione della Russia e dell’Iran verso Damasco.

Tali false voci formavano parte di una offensiva di guerra psicologica e mediatica che ha accompagnato quella militare, portata a compimento nella provincia settentrionale di Idlib da parte del Fronte al Nusra (il ramo siriano di Al Qaeda) e da altri gruppi affini e che era stata decisa dal regime turco, da quello saudita e del Qatar, come risultato del loro nervosismo nell’imminenza di un prossimo accordo nucleare davanti alle sei grandi potenze e l’Iran, che darà a quest’ultimo paese lo status di grande potenza nel Medio Oriente.

 

Questa offensiva dimostra con chiarezza che questi regimi ed i loro mentori e protettori, gli Stati Uniti, non sono minimamente interessati ad una soluzione politica del conflitto in Siria e scommettono per una soluzione militare, sempre fallita fino ad oggi per la resistenza del popolo siriano .

Di fatto la conquista da parte del Fronte al-Nusra di vasti territori nella provincia di Idlib ha avuto effetti controproducenti  per i terroristi in Siria, che ne’ loro ne’ i loro patrocinatori avevano previsto. I primo luogo è servita per ridurre l’estensione  del fronte militare e permettere all’Esercito siriano di concentrare meglio le sue forze in tutte le zone utili della Siria, lasciando ai terroristi poco più che montagne di sabbia e zone desertiche.

Dall’altra parte la crudeltà dei terroristi ha portato allo spostamento ed alla fuga di migliaia di siriani che stanno descrivendo adesso il tipo di vita che aspetta tutti coloro che risiedono nelle zone cadute sotto il controllo di questa organizzazione terrorista. Il recente massacro di 40 drusi in un paese vicino ad Idlinb ha motivato la creazione di milizie popolari nelle province come Suweida e Latakia e non c’è motivo di dubitare che queste milizie giocheranno un ruolo rilevante, come accade in Iraq,  per quanto con la differenza che l’Esercito siriano risulta molto più forte e consolidato rispetto a quello iracheno.

Barcos russos a tartous

Un’altra ragione che esisteva dietro il discorso è stata il desiderio di Putin di eliminare qualsiasi dubbio che potesse sorgere in relazione al viaggio a Mosca del principe ereditario e ministro della Difesa saudita, Mohammad bin Salmán,  che aveva come oggetto quello di acquistare armi russe in un momento in cui l’Arabia Saudita si trova in una posizione di allontanamento rispetto agli USA su varie questioni.

Visto che l’Arabia Saudita porta a compimento una politica estera basata sulla corruzione e sulla subordinazione dei governi arabi prostituiti ai petroldollari della monarchia dei Saud, alcune fonti avevano speculato con la possibilità di una nuova offerta fatta alla Russia – come quella fatta tre anni addietro dal principe Bandar bin Sultan – in cambio della fine del sostegno alla Siria.

Tuttavia si trascura che la Russia è una grande potenza e non è un paese del terzo mondo messo sul lastrico e che si lascia comprare come accade con diversi stati arabi. In questo senso, il discorso di Putin è servito per impedire qualsiasi interpretazione politica o mediatica erronea di questa visita

Per causa di tutto questo, il discorso di Putin è servito , soprattutto, per mettere in chiaro la inalterabilità della posizione russa, la cui relazione con la Siria riveste un carattere strategico e non tattico od occasionale.

La Russia, che a differenza degli USA ed altri stati occidentali non ha mai utilizzato il terrorismo come arma contro i suoi rivali, vede chiaramente il pericolo che presuppone per tutto il mondo l’espansione dell’ISIS e di Al Qaeda nei paesi arabi.

Putin ha dimostrato una volta di più in questo senso la determinazione della Russia nel sostenere la Siria nella sua lotta contro il terrorismo ed ha avvertito che, in caso contrario,  si ripeterebbero gli scenari della Libia e dell’Iraq anche in Siria. Il messaggio di Putin è stato ancora più inequivocabile per quanto ha sottolineato il suo appoggio al presidente Bashar al Assad, eletto con una schiacciante maggioranza nelle elezioni presidenziali dello scorso anno e che continua ad essere il miglior garante delle sopravvivenza e della vittoria dello Stato Siriano di fronte all’attacco dei terroristi.

Ma la menzione di Assad lascia anche in chiaro che, qualsiasi soluzione politica dovesse  sorgere,  questa dovrà avere luogo sotto la direzione del presidente Bashar al Assad, il quale garantisce che i principi e le alleanze dello Stato siriano rimarranno senza cambiamenti.

Questo discorso è stato sottolineato come molto importante dai media israeliani. Una fonte dell’intelligence israeliana ha riferito al giornale di Haaretz, Amos Harel, che l’aiuto russo ed iraniano comprende differenti campi come sono quelli dell’aspetto militare, quello economico e quello dell’intelligence. Questi ha segnalato che le armi di questi paesi serviranno per impedire qualsiasi avanzata dei gruppi terroristi all’interno della Siria e rafforzeranno lo Stato siriano. La stessa fonte considera che questo aiuto continuerà almeno allo stesso ritmo degli ultimi quattro anni.

Con tale appoggio, l’esercito siriano si è riorganizzato ed ha preparato nuove linee di fortificazione e difesa. Questa riorganizzazione gli ha permesso già di ottenere notevoli vittorie nel mese di Giugno ad Hasaka, Suweida, Quneitra, Qalamún ed Aleppo. In questo senso, i gruppi armati terroristi hanno sofferto centinaia di perdite, inclusi molti dei comandanti locali, e le loro prospettive vengono oscurate per il declino dei loro patrocinatori. Il rovescio elettorale del AKP di Erdogan in Turchia ed il doppio fallimento saudita nell’aggressione allo Yemen ed alla Siria, trascinano molte ombre e dubbi sulla futura continuazione dell’appoggio a tali gruppi.

Fonte: Al Manar

Traduzione: Luciano Lago