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Occhio agli "scarponi"

di Giancarlo Chetoni - 10/09/2006


 

L'allegra incoscienza di chi sente il fiato sul collo e non capisce più in quale pantano ci sta tirando dentro, tra giornalisti che non sono giornalisti, re che non sono re e un Esercito italiano col look un po' yankee...

 

In Libano l’Italia non parte con il piede giusto. Sui media c’è in giro troppa retorica bellicista e molti spunti contro Nasrallah, complici un po’ il Ministero della Difesa e il Comando Operativo Interforze.

L’operazione “Leonte” rischia di partire con qualche serio handicap. La portaereomobili Garibaldi in navigazione al largo del Mediterraneo centrale, scortata dalla corvetta Minerva, insieme alle navi appoggio S. Giorgio, S. Giusto e S. Marco è stata affiancata per il rifornimento di acqua e kerosene da un unità della U.S Navy. Durante il carico è stato notato personale USA raggiungere la nave ammiraglia.

Nei comunicati ufficiali le tre unità di appoggio vengono classificate da “assalto anfibio”, mentre l’operazione di sbarco a sud di Tiro ha assunto il nome ufficiale di  componente “operativa” della “Joint Landing Force-Lebanon”.

Al termine della prima fase della missione, la Marina Militare ha “proiettato” sulle spiagge di Tiro 657 Fanti del Reggimento S. Marco,  120 Lagunari del Reggimento Serenissima dell’Esercito Italiano, ambedue unità NATO,  nuclei della compagnia N.B.C., quella E.O.D. e 11 Carabinieri della M.S.U- NATO con compiti di Polizia Militare. Questa volta pochi, per fortuna, e, ci auguriamo, “affidabili”.  

A terra, durante il trasferimento al campo provvisorio di tende, osservatori locali hanno riferito di aver notato militari italiani a bordo di camion scoperti e mezzi blindati indossare magliette mimetiche, con scritte truculente in inglese, e disegni di scorpione, facenti parte del vestiario in dotazione alla M.P.  dell’aeroporto Usa di Tallil in Iraq. Molti degli uomini in trasferimento non indossavano il basco blu dell’ Onu.

In una zona sottoposta a devastanti bombardamenti aerei, con decine di morti tra la popolazione locale ancora da estrarre dalle macerie dei villaggi distrutti sotto il controllo amministrativo di sindaci e consigli comunali che fanno riferimento ad Hezbollah, l’abbigliamento del contingente italiano di Unifil 2 non è passato inosservato.

Da quelle parti gira indisturbata, ormai da una settimana, dopo un passaggio gratuito sulla Garibaldi, la rediviva, e sempre strapagata, Monica Maggioni, l’embedded USA del 2003 in Iraq,  come inviata del TG 1 di Clemente Mimun. Forse ha percepito un rullare di tamburi e di odor di sangue.

Con l’arrivo degli effettivi di una compagnia del S. Marco che sarà trasferita in zona da un C 130 J che atterrerà all’aereporto di Beirut, le forze italiane raggiungeranno in questa prima fase le 890 unità.

Nel quadro di un operazione di “peace-keeping” in un teatro di guerra come il Libano, ancora da stabilizzare, dopo 33 giorni di bombardamenti aerei a partire dal 13 Luglio per arrivare al “cessate il fuoco” del 14 Agosto, certi particolari, per il Comando Operativo Interforze, non sembrano avere troppa importanza.

Detto questo c’è da registrare la nuova visita a Tel Aviv di D’Alema, dopo una tappa ad Amman per incontrare la mezzacalzetta di “Re ‘Abdallah di Giordania”, e il “Presidente” dell’A.N.P. Abu Mazen a Ramallah, dove ha pranzato (ancora ?) con il premier Ehud Olmert e la “collega” Tipzi Livni, in un clima che potremmo definire di “grande cordialità”. Non sappiamo se la sua digestione si sia conclusa con un rilassante “ruttino”.

Intanto l’aviazione e l’esercito con la stella di David continuano a martellare la popolazione di Gaza e della Cisgiordania Occupata, con un bilancio, negli ultimi 60 giorni, di oltre 200 i morti e 650 feriti quando ormai da Gennaio di quest’anno, vinte le elezioni legislative, Hamas si astiene da qualsiasi risposta armata alla sanguinosa repressione di Tsahal.

Se ciò non bastasse, il governo di “Israele” trattiene in “detenzione preventiva” Ministri e Deputati del Parlamento Palestinese, e nelle carceri di “Israele” 9.800 prigionieri politici di cui 213 sotto i 14 anni.

Sabato arriverà da quelle parti anche il Sig. Blair per un incontro al vertice, naturalmente con “Gerusalemme“. Le api sciamano e lavorano per la Regina.

L’argomento all’ordine del giorno per D’Alema è stata la… questione iraniana e libanese… dopo lo scadere dell’“ultimatum” della solita fantasmagorica “Comunità Internazionale“ perché Teheran rinunci al programma dell’arricchimento del combustibile nucleare.

Di poco o nessun conto è apparso in ordine ai colloqui con Tel Aviv che l’ Iran rispetti il T.N.P. e che si preveda l’opposizione vincolante di Cina e Russia ad un eventuale decisione di USA e GB di imporre sanzioni economiche al Paese degli Ayatollah.

Mentre D’Alema pranza e colloquia amabilmente con Olmert e Livni, slitta di altre 48 ore il blocco di Tsahal delle coste libanesi, anche se da una rispettosa distanza di sicurezza al largo di Beirut e Tiro.

Il portavoce del Primo Ministro di “Israele”, Eisin, nel frattempo ha dichiarato che Gerusalemme si riserva in Libano  il diritto, pieno, all’autodifesa, e che verificherà l’applicazione dell’embargo sulle armi alla frontiera tra Siria e Libano.

Un avvertimento che il nostro (?) Ministro degli Esteri deve aver incassato con una certa eleganza vista l’imbarazzante familiarità,  molto, molto gettonata dalle telecamere della BBC e della Fox Channel, espressa a premier e gregaria a fine colloqui.

Solo che… in Libano cominciano ad esserci degli  italianissimi "scarponi" sul terreno. Il rischio concreto per la "Joint Amphibius Task Force" (tutto molto yankee, non trovate?) comandata dall’ammiraglio De Giorgi è quello di rimanere stritolata tra qualche raid di “Israele” e Hezbollah  per la politica della “visibilità“ e del fair play con Gerusalemme del Governo Prodi. Speriamo che Siniora e Nasrallah la prendano bene.

Invitiamo caldamente il baffo di Gallipoli a tenere in conto la possibilità, andando avanti e indietro come una trottola, di doversi trascinare dietro qualche “effetto indesiderato”. L’Afghanistan qualche mese addietro sembrava un Paese pacificato come l’ Iraq nel 2003. Uomo avvisato mezzi "scarponi" salvati.