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Georgia, tamburi di guerra

di Enrico Piovesana - 13/09/2006

I separatisti sud-osseti voteranno per l’indipendenza. Tbilisi non starà a guardare
Il cessate il fuoco in vigore dal 1992 tra governo georgiano e separatisti dell'Ossezia del Sud rischia di saltare. Dopo aver abbattuto un elicottero militare georgiano all'inizio di settembre, nei giorni scorsi si sono verificati i primi scontri armati tra soldati di Tbilisi e miliziani sud-osseti: 4 i morti. Il governo georgiano ha minacciato un intervento militare per “riportare ordine” nella regione. L’Ossezia del Sud ha risposto annunciando un referendum sull’indipendenza per il 12 novembre.
 
mappaL’abbattimento dell’elicottero. L’escalation della tensione è iniziata il 3 settembre con l’abbattimento di un elicottero militare georgiano su cui viaggiavano il ministro della Difesa, Irakli Okruashvili, e il vicecapo di stato maggiore dell’Esercito, colonnello Zaza Gogava. Il velivolo è stato colpito dalla contraerea delle forze separatiste ossete, ma è riuscito a effettuare un atterraggio di emergenza. Nessuno si è fatto male. Le autorità dell’autoproclamata repubblica dell’Ossezia del Sud hanno dichiarato di aver reagito a una provocatoria violazione del loro spazio aereo. Un portavoce del ministero degli Esteri russo – Mosca sostiene i separatisti osseti fin dalla guerra del 1991-’92 – ha dichiarato che la responsabilità dell’incidente è tutta della Georgia, colpevole di aver violato gli accordi di cessate il fuoco che impediscono voli militari non autorizzati sopra la zona di conflitto.
“Incidenti di questo tipo non possono rimanere senza risposta”, ha dichiarato la presidentessa del parlamento, Nino Burjanadze.
 
Miliziani sud-ossetiScontri a fuoco e primi morti. La risposta georgiana è arrivata cinque giorni dopo, l’8 settembre. Militari georgiani hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco delle milizie separatiste, uccidendo tre osseti. Anche un soldato georgiano è morto nella sparatoria. Secondo la versione di Tbilisi, sono stati gli osseti ad aprire il fuoco per primi. “Queste non sono più provocazioni: sono atti di terrorismo”, ha tuonato Givi Targamadze, capo della commissione Difesa del parlamento georgiano. “Temo che saremo costretti a lanciare un’operazione anti-crimine per restaurare l’ordine nella regione”.
E il primo ministro georgiano, Zurab Nogaideli, ha dichiarato che “lo status quo che vige in Ossezia del Sud è diventato intollerabile per la Georgia”. “Sono necessarie misure immediate per risolvere la situazione”, ha poi detto il premier senza specificare se intendesse misure diplomatiche o meno.
Decine di politici, sia della maggioranza di governo che dell’opposizione, hanno apertamente invocato un intervento militare contro i “criminali”, i banditi”, i “terroristi” osseti.
 
Saakashvili (sx) e Kokoity (dx)Un referendum sull’indipendenza. L’11 settembre, il presidente dell’autoproclamata repubblica dell’Ossezia del Sud, Eduard Kokoity, ha lanciato la sfida suprema al governo georgiano, fissando per il 12 novembre prossimo un referendum sull’indipendenza da Tbilisi. Proposta apertamente appoggiata dal Cremlino: ultimamente il presidente russo Vladimir Putin non perde occasione di ribadire il suo sostegno al principio di autodeterminazione dei popoli in riferimento ai conflitti separatisti georgiani (Ossezia del Sud e Abkazia) e moldavi (Transnistria).
Il ministro degli Esteri georgiano, Gela Bezhuashvili, ha dichiarato che, se questo referendum si terrà davvero, “provocherà la rottura del processo di pace”, sottolineando “la gravità del fatto che la Russia, protagonista del processo di pace, appoggi apertamente questa provocazione”.
 
Soldati georgianiLa Georgia è pronta per la guerra. Il rischio che il presidente nazionalista e filo-americano georgiano Mikhail Saakashvili riapra il conflitto armato del 1991-’92 (che causò oltre 2 mila morti) è a questo punto sempre più concreto. Un referendum indipendentista appoggiato da Mosca sarebbe uno schiaffo a cui Tbilisi difficilmente non risponderà. Per la Georgia sarebbe l’occasione per riprendersi la rivincita dall’umiliante sconfitta di quattordici anni fa. Una rivincita che Saakashvili prepara da tempo: l’anno scorso ha ordinato un aumento del 140 per cento della spesa militare: l’incremento più alto del mondo. Per non parlare della cooperazione militare con gli Usa, che da due anni addestrano le forze speciali georgiane. Proprio ieri, 12 settembre, una delegazione del Pentagono è giunta in visita in Georgia per incontrare il ministro della Difesa Okruashvili. Difficile pensare che la questione sud-osseta sia rimasta fuori dalla discussione.