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Antieuropeismo. battistrada dell'antiamericanismo

di Gianfranco La Grassa - 02/07/2016

Antieuropeismo. battistrada dell'antiamericanismo

Fonte: Conflitti e strategie

Pregherei gli “amici” (non quelli di FB, quelli veri) di non cominciare a scrivere nei termini di quel fetido personaggio che è BHL, un venduto ai poteri forti (americani) assieme a quasi tutti gli “ultrarivoluzionari” del ’68. Non accetto che si parli di coloro che hanno votato la brexit come di xenofobi, di razzisti, di populisti e altri insulti che, per chi li usa, vorrebbero essere i più infamanti. Mentre per me quelli peggiori sono servi, venduti, lacchè, vermi striscianti di fronte agli Usa. Cari “amici”, per favore, non fatemeli usare a vostro proposito. E potrei anche usare il peggiore di tutti: appartenenti a quella congrega di mascalzoni rappresentata dalla sedicente “sinistra antifascista”, quella che ha osato coniare il termine di “liberazione” per l’evento del 25 aprile ’45, quando si è trattato della peggiore invasione da noi subita; non di due anni come la tedesca, ma di 70 anni e che dura ancora! Gli americani entravano nelle nostre città al centro-nord buttando caramelle ai bambini, dopo aver trucidato in Sicilia molti nostri soldati (arresisi e del tutto indifesi) subito dopo l’occupazione del ’43.

La UE non ha nulla a che vedere con l’Europa e la sua cultura e tradizioni (del resto assai diverse da paese a paese, pur se con alcuni elementi comuni in date aree). E’ dal 2000 che Joshua Paul, ricercatore universitario Usa, ha rivelato inoppugnabili documenti da cui risulta l’infame servilismo (e svendita degli interessi europei) dei sedicenti “padri dell’Europa unita”. Tutti i principali governanti dei paesi europei (salvo De Gaulle, non a caso trattato da reazionario e nemico n. 1 da parte delle infami “sinistre antifasciste”, cui ammetto di aver dato credito, ma non oltre gli anni ’80) erano finanziati (pagati) dagli Stati Uniti per portare avanti quel progetto di unione europea che rappresentava il perfezionamento dell’occupazione dopo la creazione della Nato.

Detto questo, io non sono per la semplice uscita dall’Europa. Ad es. la “brexit” – se ne può essere sicuri – non muterà in nulla il ruolo dell’Inghilterra quale “suddito”, e spesso sicario (come ad es. nel caso dell’aggressione alla Libia), degli Stati Uniti. Invece è proprio la “liberazione” dall’invasore americano che dovrebbe essere l’obiettivo primario di forze, tuttora inesistenti, che andrebbero allora appoggiate toto corde; e senza più stupide discussioni sull’etichetta da appiccicare loro: destra oppure sinistra? Chi se ne frega, l’importante è la deamericanizzazione dell’Europa. Chi perseguisse tale obiettivo andrebbe seguito, chi esita in proposito o si mostra addirittura favorevole agli Usa deve essere rifiutato e combattuto. E oggi, inutile avere ancora perplessità in proposito, la maggioranza dei “sinistri antifascisti” è costituita dai più vili servitori di quel paese.

E allora apriamo anche un altro discorso, peraltro fatto ormai più volte. Chi urla contro l’Unione europea e si batte per l’uscita da essa, non sempre desta molta convinzione circa la sua serietà d’intenti. Infatti, quasi tutti gli euroscettici continuano a pompare polemiche contro la Germania per la sua volontà di predominio in Europa. Adesso, tutto sommato, quale aiutino a tali ambigui ambienti antieuropeisti (in realtà antitedeschi) giungono pure i giudizi del FMI (a prevalente influenza americana) e di altri organismi finanziari statunitensi. I peggiori rischi sistemici per la finanza internazionale sono creati dalla Deutsche Bank e dalla compagnia assicurativa Allianz. Non dico che non sia così dal punto di vista economico, poiché non sono in grado di nulla obiettare a simili giudizi; non conosco certo la situazione delle banche e assicurazioni tedesche. Il problema è però diverso in senso politico; e qui si possono fare alcune più precise annotazioni.

Sembra indubbio che – a parte pochi ambiti governativi della Germania, in genere collegati alla “sinistra”, ai socialdemocratici – i vertici politici del paese siano in questo momento abbastanza subordinati agli Stati Uniti. Ci sono state alcune decisioni non in consonanza con la Nato (basti pensare all’aggressione alla Libia, cui la Germania non partecipò) ma, nell’insieme, la sensazione è che la Merkel persegua finalità non contrastanti con quelle statunitensi e solo tese ad essere, come detto spesso, il “maggiordomo” fra i servitori del paese d’oltreatlantico. Allora, da questo punto di vista, non si può non essere che critici nei confronti della politica (estera) teutonica. Tuttavia, se si sostiene che è la Germania il nostro peggiore nemico, ci comportiamo come ottusi soldati che protestano contro caporali e marescialli, non avendo invece nulla da obiettare nei confronti di colonnelli e generali. E allora la polemica antitedesca degli euroscettici assume altri connotati: non indipendenza vera dell’Europa, ma solo tentativo di porsi in migliore rapporto di sudditanza verso gli Stati Uniti, cercando di avocare a sé quei maggiori vantaggi, derivanti dal servaggio, di cui oggi godrebbe la Germania.

Anche in Italia non si vedono affatto tra gli euroscettici organizzazioni effettivamente decise a liberarsi della sudditanza nei confronti degli Usa. Malgrado certi viaggi di Salvini in Russia, non mi sembra che la Lega abbia effettivi intendimenti autonomistici. Peggio ancora la Meloni e FdI. Per non parlare dei pentastellati che hanno oggi abbandonato perfino l’intenzione di uscire dalla UE. A questo punto, non bisogna dare alcuna credibilità a chi non ha il coraggio di dichiarare che il nostro nemico n. 1 sono gli Stati Uniti. Tenuto conto della settantennale servitù italiana, si comprende bene che ogni posizione effettivamente antiamericana crea rischi grossi per chi se ne fa promotore. Tuttavia, non si può attendere ancora. Quindi, ormai il problema è relativamente semplice: chi si dichiara antiamericano va preso in considerazione, chi tergiversa in proposito – o, appunto, si sfoga con l’antigermanesimo – va combattuto anche se manifesta sentimenti antieuropeisti. L’antieuropeismo, insomma, non può essere altro che il battistrada dell’antiamericanismo. Basta infingimenti e capriole.