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Chi arma Israele?

di Xavière Jardez - 20/09/2006

 

Secondo il Pentagono, « il cessate il fuoco non è nell’interesse di Israele »


E’ con malsana insistenza che i media francesi ed altri hanno sottolineato e sottolineano sempre l’origine siriana ed iraniana delle armi di Hezbollah, armi per nulla paragonabili all’arsenale israeliano, in quanto Hezbollah non dispone di alcuna capacità di difesa aerea, mentre sull’origine USA delle armi israeliane hanno rispettato un silenzio di piombo.


La dipendenza verso l'Iran dei capi della resistenza libanese è assai minore di quella degli uomini politici israeliani nei confronti degli Stati Uniti, dove una lobby filo-israeliana ha tutti i poteri, oppure di quella della comunità ebraica all’estero riguardo ad Israele.

Tutte le armi con cui è equipaggiato l’esercito israeliano e che esso utilizza nei suoi attacchi contro le popolazioni palestinese e libanese, per i suoi omicidi mirati, nelle sue demolizioni di case (bulldozer Caterpillar), etc., come riferito sui documenti del Dipartimento di Stato sui diritti dell’uomo del 2003, 2004 e 2005, provengo nella loro grande maggioranza dagli Stati Uniti. Può esserci qualche aereo da caccia francese, ma i suoi F-16 prodotti a Forth Worth, i suoi elicotteri Apache, i suoi missili Sparrow e Sidewinter, tutto questo proviene dagli Stati Uniti. E l’uso che ne fa lo Stato sionista è in totale violazione della legge americana sul controllo dell’esportazione di armi (Arms Export Control Act) : le armi di origine USA non possono essere utilizzate che per una legittima difesa e per la sicurezza interna.

L'aiuto militare a Israele, attraverso il Foreign Military Financing, di esso è stato il più importante beneficiario di tutti i tempi, è largamente aumentato dal 2001 e le vendite di armi a questo paese hanno raggiunto cifre vertiginose in rapporto alla sua popolazione che rappresenta lo 0,01% della popolazione mondiale !!! Esse ammontano a 3 miliardi d dollari l’anno in aiuti militari, su un totale di 10.5 miliardi di dollari – ossia 500 dollari per ogni Israeliano - e 6,3 miliardi di dollari in vendite d’armi, dall’arrivo al potere dell’amministrazione Bush*. Per il 2007, Bush ha chiesto al Congresso un aumento degli stanziamenti per Israele di 2,24 miliardi di dollari.


Trattamento privilegiato
Ma le relazioni di Israele con gli Stati Uniti sono uniche anche nel senso che gli Stati Uniti forniscono il 20% del bilancio annuo militare israeliano. Il 70% di questa somma è costituito da spese in armi effettuate direttamente da Israele presso le seguenti società : Lockheed Martin, Boeing (per gli F-18 e gli F 14), Raytheon (per i missili Tomawak, Sidewinder e altri missili ad alta tecnologia) senza che Israele debba sborsare un centesimo. Recentemente, Lockeheed Martin e l'industria militare israeliana hanno direttamente firmato un accordo del valore di 4,5 miliardi di dollari per la produzione congiunta di un versione di F-16 chiamato Sufa che sarà in parte costruita a Tel Aviv e terminata a Fort Worth, Texas. Assistiamo in questo caso allo sviluppo di relazioni sopranazionali tra multinazionali dell’armamento ed uno Stato, senza che il ministero della Difesa americano intervenga. Nessun altro paese che desideri acquistare materiale USA gode di un simile privilegio, tanto che, salvo per Israele, ogni ordine deve superare i 100 000 dollari.

Peraltro, Israele riceve dall’Economic Support Funds finanziamenti per un ammontare, per il 2006, di 273 milioni di dollari in un’unica soluzione e non per rate trimestrali, costringendo così gli Stati Uniti a pagare dai 50 ai 60 milioni di interessi per le somme che prendono a prestito per questo fine. O abbandonano il rimborso di prestiti concessi per necessità militari.


Gli Stati Uniti garantiscono pure le ricerche e le applicazioni militari in Israele. Essi hanno contribuito con miliardi di dollari allo sviluppo del carro armato Merkava e dell’aereo d’attacco al suolo Lavi. Dal 1995, gli Stati Uniti e Israele hanno attivamente sviluppato un’arma avanzata a infrarossi, nel quadro di un programma comune antimissile, conosciuto sotto il nome di Tactical High Energy Laser (THEL). Il THEL è un’arma laser chimico mobile e che sprigiona una grande quantità di energia. Questo programma comune, « Nautilus », ha consentito la messa a punto di sistemi d’armamento laser. Sono coinvolte le società israeliane di armamenti aerospaziali Rafael, Israël Aircraft Industries (IAI) e Tadiran 6.

La dipendenza di Israele verso Washington si estende anche all’accesso alle informazioni militari, alla manutenzione e all’assistenza tecnica per una prestazione ottimale, che sono valutabili in 629 milioni di dollari. Ma, in caso d’urgenza, gli Stati Uniti sono pronti a spalleggiarlo. Così, il 14 luglio, gli Stati Uniti hanno deciso di vendere carburante avio per 120 milioni di dollari all’esercito israeliano « per promuovere la pace e la sicurezza nella regione », secondo la formulazione della Defence Security Cooperation Agency. O, ancora, vi è stata la consegna anticipata di bombe laser e a guida di precisione (bombe anti-bunker GB 4 28, costruite da Lockheed durante la guerra d'Iraq nel 1991), nel quadro di una vendita di armi nella quale Israele può attingere a volontà, considerata da responsabili del Pentagono « insolita ». Questa pratica non è nuova, dal momento che dopo la prima Intifada, Israele aveva chiesto la consegna supplementare di elicotteri Black Hawk e Apache e nel 2001, quella di 50 aerei da combattimento F-16. All’epoca, Israele non era impegnato militarmente all’esterno delle sue frontiere !

Si è falsamente parlato molto dei missili lanciati sul nord di Israele da Hezbollah su zone civili. Forse un migliaio di missili Fafjr 3 di origine iraniana o siriana, con un raggio d’azione di 50 km, ha colpito quella regione con perdite civili quantificabili in 30 o 40 persone. Chi può credere che quella zona del paese non fosse una zona di attività militare con i suoi arsenali, le sue fabbriche di produzione di armi, etc.? Ma si dimentica di annunciare che l’arsenale israeliano di questo tipo di arma è piuttosto impressionante : 1000 missili Redeye, 400 missili terra-aria, 400 missili portatili da difesa Stinger, 444 missili Harpoon. (vedi appendice: La legge del più forte)


Armi proibite
L’elenco non si ferma all’armamento pesante. Vi troviamo anche bombe a grappolo (cluster bomb). Inventate all’epoca della guerra del Vietnam, fornite a Israele, sono state largamente disseminate in Libano dove 249 località sono un focolaio di bombe inesplose, specialmente del tipo M 42, concepite proprio per le persone, e del tipo M 77, verosimilmente provenienti dagli Stati Uniti. È questo che dovrebbe determinare un’indagine in corso a Washington, avviata per motivi di pubbliche relazioni.

In Libano, la scoperta di corpi che presentano caratteristiche sconosciute – ustioni senza bruciatura, odore nauseabondo, membra ritorte – hanno indotto dei medici e l'OMS ad aprire un’inchiesta per determinare se Israele abbia fatto ricorso ad armi chimiche o biologiche (batteriche o virali). I loro effetti sono paragonabili a quelli dei pesticidi , perché paralizzano il sistema nervoso, bloccano la respirazione e provocano emorragie interne. L’esercito libanese ricordo l’utilizzo di bombe imbottite di un prodotto speciale, totalmente proibito dalla Convenzione di Ginevra. Potrebbe trattarsi di una « Emptying bomb ». Tali bombe svuotano il corpo della sua aria, provocando la morte per asfissia ed arresto cardiaco. Non dimentichiamo che Israele non ha mai ratificato la Convenzione sulle Armi chimiche come non ha ratificato il Trattato di non proliferazione e non ha mai sottoposto i suoi impianti nucleari ad una qualsivoglia ispezione. Circolano voci sull’esistenza di un programma di armi chimiche che sarebbe installato all’Israel Institute for Biological Research a Ness Ziona.

L'aggressione israeliana al Libano e la scarsa prestazione, in apparenza, dell’esercito israeliano porteranno, secondo Shimon Péres, all’emergere di una nuova categoria di armi « miniaturizzate » o di « robot telecomandati » o anche di armi basate sulle nano-tecnologie. Si può immaginare che gli Stati Uniti spingeranno Israele a perfezionare e sperimentare sul campo una nuova arma testata in Iraq, il « Raggio della Morte » che consiste nell’invio verso una persona di onde corte elettromagnetiche simili a quelle del forno a micro-onde. L’ emittente italiana RAI News 24 ha presentato lo scorso maggio un reportage di giornalisti iracheni su questo argomento che è stato oggetto di un’inchiesta dallo Strategic Research Institute della California.


Visto l’arsenale israeliano – forse il quarto esercito del mondo a riprendere un paragone che andava di moda per l’Iraq ! – si potrebbe pensare che a Israele basti il suo partner americano. Ma non è così. La Francia, la Germania e la Gran Bretagna concorrono per salvarlo. Dal marzo 2006, la cooperazione tra EADS e l'IAI (Israeli Aircraft Industries) in materia di produzione di piccoli arei telecomandati da ricognizione è approdata alla costituzione di una vera compartecipazione integrata, con sede nello stesso Israele, la cui prima conseguenza è il sostegno economico francese di parecchie centinaia di milioni di dollari allo sforzo bellico israeliano e il trasferimento di tecnologia e di competenze militari dalla Francia verso Israele, utilizzate per affamare e massacrare Palestinesi e Libanesi.


Per quanto riguarda la Gran Bretagna, essa ha cercato di migliorare la forza d’attacco degli F-16 vendendo, lo scorso 7 luglio, componenti allo Stato sionista attraverso Lockheed Martin, in contravvenzione alla legislazione che proibisce l’esportazione di armi se esiste « un chiaro rischio che il ricevente utilizzerà il prodotto in modo aggressivo contro un paese terzo oppure (per) una rivendicazione territoriale con uso della forza ».


Quanto alla Germania, essa permetterà, con la costruzione di due sommergibili nucleari U212 di tipo Dolphin, per un valore di 1,27 miliardi di dollari di cui un terzo finanziato dalla Germania stessa, di accrescere la capacità nucleare di Israele. Questi due mezzi andranno ad aggiungersi agli altre tre già costruiti e pagati dalla Germania negli anni 90 di cui uno solca in permanenza il Mar Rosso e il Golfo Persico e un altro il Mediterraneo. Essi saranno equipaggiati per consentire il lancio di missili portatori di testate nucleari, con un raggio d’azione di 4500 km senza essere reperiti e possono raggiungere un obiettivo situato a 1500 km.


Israele, terzo paese esportatore di armi
Israele mercante d’armi, potrebbe sembrare un paradosso per un cosiddetto paese «democratico» e sulla difensiva. Le vendite di armi al di fuori del processo ufficiale (Difesa, Mossad, esercito), segretissimo (v. Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), sono un settore molto poco regolamentato e questa redditizia attività dei trafficanti di armi israeliani avviene alla luce del sole. Essa è ben nota ai servizi dal ministero della difesa israeliana, che la incoraggia e la sostiene, agli ufficiali dell’esercito israeliano e ad ogni persona che abbia familiarità con l’industria dell’armamento del paese. È dalla guerra del Ramadan, nel 1973, che i fabbricanti di armi per la Difesa israeliana hanno conquistato i mercati internazionali e permesso la sopravvivenza dello Stato sionista medesimo. Nel 2001, le esportazioni d’armi hanno reso circa 2.6 miliardi di dollari e, nel 2002, sono aumentate del 40% collocando Israele, secondo alcuni, subito alle spalle degli Stati uniti e della Russia.


Non c’è in pratica un solo conflitto militare, scontro etnico o guerra civile, passato o presente (Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Sri Lanka, Filippine, Nepal in cui le armi israeliane sono state ordinate per i sostenitori del re dall’ambasciatore USA, il Sudafrica dell’apartheid, il Cile di Pinochet, il cartello della droga colombiana, Rwanda al più forte nel genocidio) che non sia stato destinatario di armamento israeliano e il campo d’operazione di trafficanti d’armi, di consulenti per la sicurezza, di istruttori e di unità di protezione indipendenti che ripuliscono Israele da ogni obbrobrio in caso di pubblicità imbarazzante.


Quanto precede non è che una tenue percezione della potenza militare di Israele al servizio della difesa degli « interessi strategici » degli Stati Uniti nel Medio Oriente. Israele ha aiutato questi ultimi ad « annientare i movimenti nazionalisti radicali » e a «testare le armi americane». Inoltre, i servizi segreti dei due paesi hanno « collaborato » e « Israele ha drenato verso paesi terzi le armi che gli Stati Uniti non potevano inviare direttamente » (vedi : Irangate). Scrive il professor Zunes dell'Università di San Francisco, citando un analista israeliano « E’ come se Israele fosse diventato un’altra agenzia federale. utile da usare quando desiderate fare qualcosa in tutta discrezione ».



* L'amministrazione USA è riuscita a dare appena 320 milioni di dollari per la lotta contro l’AIDS



Fonti :



World Policy Institute : US military assistance and Arms Transfer to Israel: US Aid, companies Fuel Israeli Military 20 luglio 2006



Il Manifesto, 26 agosto 2006



Nada Sayad, Global Research, 23 agosto 2006



Loubnan ya Loubnan: La France, Israël et le marché de l'armement , agosto 2006 ; http:

//www.arcuk.org/pages/arms_unto_the_nation.htm-



La legge del più forte
Israele ha un esercito forte di 163 500 uomini, più 425 000 riservisti e 8000 guardie di frontiera. L'Autorità Palestinese non ha esercito, al massimo dispone di 35 000 paramilitari. L'esercito israeliano dispone di 3 930 carri pesanti, i Palestinesi di nessuno e non hanno nulla per fronteggiare gli 855 cannoni semoventi (calibro 155 e più) di «Tsahal», niente contro i 520 cannoni auto-trainati (calibro 105 e più), niente contro i 198 lanciarazzi (calibro 122 e più mm), niente contro i 770 mortai da 120 e più mm, niente contro i 1300 missili (Stinger, Redeye e Chaparral). La marina israeliana schiera tre sommergibili e 47 navi. I Palestinesi nemmeno un’onda. L'aviazione israeliana dispone di 446 aerei da combattimento e ne ha 250 di riserva, 98 sono F-15 e 237 F-16 e schiera 133 elicotteri. Sul versante palestinese lo squilibrio è abissale : un aereo militare, anche aereo da trasporto, e 4 elicotteri inchiodati al suolo.


Ai Palestinesi non restano che le pietre come durante la prima battaglia del Profeta.


Fonte : Le Débat Stratégique n° 61- marzo 2002