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Pace-guerra - Gli Stati Uniti, il petrolio, le fonti rinnova

di Fabio Furlan - 22/09/2006

 
Lettera a Liberazione


Gentile redazione, la civiltà contemporanea è saldamente ancorata al petrolio e il consumo del greggio di anno in anno aumenta sempre più. Nell’arco di circa un decennio, dal 1993 al 2003, il consumo mondiale di petrolio è passato da 66,6 a 78,1 milioni di barili al giorno (+17 per cento). Gli abitanti dei pochi paesi ricchi ne consumano oltre la metà. Agli Usa spetta oltre un quarto del consumo mondiale del petrolio nonostante il numero degli abitanti degli Stati Uniti sia poco superiore al 4,5 per cento della popolazione della Terra. Il petrolio estratto negli Stati Uniti è meno della metà rispetto a quello che serve al paese per una vita normale così come la intendono gli americani. La quantità mancante è garantita dall’importazione dall’estero. Proprio per questo motivo le autorità americane sono molto attente al fatto che i paesi ricchi di petrolio siano governati da regimi leali agli Usa.

Nelle battute scherzose - tipo: «Continuate ad estrarre il petrolio da soli? Allora veniamo da voi!» e «I geologi militari degli Usa hanno rinvenuto sotto un grande giacimento petrolifero americano un paese arabo» - esiste una buona dose di verità. Se alle stazioni di rifornimento americane la benzina continuerà a rincarare ai ritmi attuali il destino dell’Iraq potrebbe toccare anche ad altri paesi. E che la benzina rincarerà, ahimè, non ci sono dubbi, semplicemente per il fatto che ogni anno ne servirà sempre di più. E le riserve di greggio, che è la causa di tutto ciò, sono tutt’altro che illimitate. Secondo i calcoli degli esperti della compagnia British Petroleum le riserve di greggio attualmente esistenti in tutto il mondo basteranno solo per 41 anni a condizione che siano mantenuti gli attuali volumi di estrazione. Ma, come già si è detto, l’estrazione del petrolio è in aumento. Questi problemi toccano molto da vicino anche l’Europa. L’ultimo aumento dei prezzi del petrolio e del gas ha mostrato la forte dipendenza dell’Europa dall’importazione di risorse energetiche. Nel 2003 i 15 paesi Ue hanno importato l’80 per cento del petrolio necessario ed il 49 per cento di gas. E questa è una tendenza in crescita. Il problema energetico si porrà in maniera particolarmente grave tra un paio di decenni quando, secondo le previsioni della Energy Information Administration (Eia) degli Usa, la domanda di energia crescerà di due terzi rispetto a quella attuale. Così i paesi a forte crescita - Cina, India, Brasile - sostanziano le previsioni sugli aumenti dei consumi ed anzi tendono ad incrementarli.

Tutto ciò significa che nel futuro ormai prossimo il petrolio inizierà semplicemente a scarseggiare, mentre già ora quasi 2 miliardi di persone, un terzo della popolazione del pianeta, non hanno pressoché alcuna possibilità di utilizzare l’energia elettrica o i combustibili liquidi e sono quindi condannati ad un’esistenza da Medio Evo che provoca disperazione, malcontento e conduce, in ultima analisi, al conflitto. La transizione dalle fonti fossili al ventaglio delle rinnovabili - solare, vento, bioenergia - insieme ad efficienza e alla produzione decentrata, è fattore strategico per lo sviluppo e la sicurezza delle generazioni attuali e future. Si configurano come possibili Energie di Pace.

Fabio Furlan Vazzola (Tv)