Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Con Teheran non scontri, ma incontri

Con Teheran non scontri, ma incontri

di Massimo Fini - 28/09/2006

 

Non è negando il
diritto di esistenza
all’avversario che si
può pensare di intavolare
trattative con lui. È quanto
ha fatto il Presidente americano,
George W. Bush, nel
suo discorso dell’altro giorno
all’Assemblea generale
dell’ONU, rivolgendosi non
ai governanti di Teheran,
ma direttamente al popolo
iraniano, sgarbo inaudito
dal punto di vista diplomatico,
e, cosa ancor più inaudita,
incitandolo a rovesciare
i propri dirigenti (se la stessa
cosa l’avesse fatta Ahmadinejad,
i giornali occidentali
sarebbero usciti con titoli,
scandalizzati, a tutta
pagina).
Dove vuole arrivare Bush?
Vuole ripercorrere con l’Iran
la stessa strada seguita
con l’Iraq, anche se si è rivelata
disastrosa. Quindi: prima
le sanzioni del Consiglio
di sicurezza, per garantirsi
una copertura internazionale
sulle mosse successive che
sono, secondo le rivelazioni
della Cnn, il blocco navale
dell’Iran col pretesto di assicurare
l’efficacia delle sanzioni
e, infine, da lì il lancio
di un’offensiva missilistica,
con atomiche “tattiche”, sui
siti nucleari militari di Teheran,
cioè la guerra. In questo
modo non si scoraggia
l’Iran
(…) a dotarsi dell’atomica,
ma il contrario.
Bene, mi pare, ha fatto
quindi Romano Prodi ad
incontrare Ahmadinejad
che, piaccia o no, è il Presidente
dell’Iran e, oltretutto,
è arrivato al potere in modo
pacifico, attraverso elezioni,
e non con la violenza e i colpi
di Stato, come altri leader
internazionali con cui i
Paesi occidentali pur
dialogano tranquillamente.
Ha fatto bene
per almeno tre motivi.
1) Salvaguardare gli
interessi nazionali. L’Italia è
il primo partner commerciale
dell’Iran: le sanzioni colpirebbero
soprattutto noi.
Ha diritto anche l’Italia ad
avere degli interessi nazionali
o questi devono essere
automaticamente sacrificati
a quelli degli Stati Uniti,
come vorrebbero molti politici
e intellettuali italiani il
cui filo-americanismo, che
io chiamerei piuttosto sottoamericanismo,
è così spinto
da rasentare il tradimento
della Nazione?
2) Può darsi che in certi casi
la guerra sia necessaria, ma
prima di arrivarci bisogna
fare tutto quello che si può
per evitarla.
3) Dialogare e trattare con
Teheran è essenziale per
chiarire le sue intenzioni.
L’arricchimento dell’uranio,
cui sta lavorando l’Iran, è
precondizione necessaria sia
per arrivare a costruirsi il
nucleare civile sia l’atomica.
Impedire a un Paese di
arricchire l’uranio, come
vuole l’America nel caso dell’Iran,
significa impedirgli
di farsi il nucleare civile. Gli
americani sostengono che
l’intenzione di Teheran di
arrivare all’atomica è implicità,
perché l’Iran, ricco di
petrolio, non ha bisogno di
altre fonti di energia.
Ora, le ricerche della BP,
particolarmente attendibili
mi pare, prevedono che le
riserve mondiali di petrolio,
e quindi anche quelle iraniane,
si esauriranno entro il
2049 che non è lontanissimo.
In tale prospettiva, ha o non
ha diritto un Paese di diversificare
le proprie fonti di
energia, tanto più che il
nucleare civile vuole anni di
ricerche e di lavoro per essere
portato a regime e venire
utilizzato? Oppure l’Iran
deve trovarsi, fra qualche
decennio, senza fonti energetiche,
perché così piace
agli Stati Uniti che, oltre al
petrolio, hanno il nucleare
civile e quello atomico?
Ciò che bisogna fare non è,
quindi, impedire che l’Iran
proceda sulla strada dell’arricchimento
dell’uranio,
un diktat inaccettabile,
comprensibilmente inaccettabile,
per il governo di
Teheran, ma assicurarsi che
sia utilizzato solo per scopi
civili. L’Iran deve, quindi,
chiarire se accetta o no il
controllo degli ispettori
dell’AIEA (l’Agenzia Internazionale
per l’Energia Atomica),
come, peraltro, aveva
già fatto (i suoi siti
nucleari erano stati riaperti
alla presenza di questi ispettori),
prima che il diktat del
Consiglio di sicurezza (niente
arricchimento dell’uranio,
punto e basta) portasse
ad un irrigidimento dei suoi
dirigenti.
Questo è il punto cruciale da
discutere con il governo di
Teheran. Se accettano gli
ispettori, non ci sono ragioni
di impedirgli di procedere
nei suoi programmi nucleari.
Se non quelle della prepotenza,
della forza, della
violenza e della voglia di
guerra.

www.massimofini.it