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Intercettazioni. Troppo rumore per nulla?

di Pepsy - 05/10/2006

 

Il 20 settembre scorso, con l'arresto di 21 persone [1], è tornato prepotentemente alla ribalta mediatica "l'affare Telecom" che già aveva infestato le recenti cronache estive [2]. Questa volta però è finalmente possibile leggere l'Ordinanza dei giudici di Milano che hanno condotto l'inchiesta.
Il testo a disposizione [
3] da una parte chiarisce alcuni dei punti che precedentemente erano alquanto oscuri ma, dall'altra, lascia ancora in ombra alcune parti essenziali della vicenda. I magistrati descrivono i meccanismi di funzionamento di una lucrosa macchina affaristica messa in piedi da una agenzia di investigazione privata che sfruttava le proprie "amicizie" istituzionali per ottenere in modo illegale informazioni di vario genere.
L'inchiesta, partita dalla scoperta di alcune "investigazioni abusive" (pag.43), si è poi allargata a tutte le attività portate avanti dalla banda di spioni privati. I dati raccolti sono stati definiti dai magistrati una "immensa mole (...) di difficile, se non impossibile lettura" (pag.181), per tale motivo nell'Ordinanza vengono analizzati in dettaglio solo una piccola parte di casi, che però forniscono una chiara idea di come funzionava il sistema.

Agenti tuttofare
Gli arrestati portavano avanti, soprattutto per conto di Telecom e Pirelli, due tipi di lavoro: quelli regolarmente commissionati e quelli senza un "mandato formale", entrambi gli incarichi venivano quasi sempre "sub-appaltati" ad altre agenzie. Gli spioni si servivano frequentemente del lavoro di "terminalisti" [
4] in grado di accedere ad informazioni archiviate in banche dati riservate. Una volta portato a termine l'incarico (ufficiale o meno che fosse) l'agenzia fatturava per i suoi servizi a Telecom o Pirelli e si faceva pagare su conti esteri.
I magistrati hanno mosso agli arrestati l'accusa di associazione a delinquere finalizzata a commettere diversi reati:
- corruzione, in quanto gli indagati pagavano pubblici dipendenti per avere accesso illegale ad informazioni contenute nelle banche dati dei ministeri e della Telecom;
- diffusione ed utilizzazione di dati coperti dal segreto di ufficio, in quanto fornivano i dati ottenuti a persone che non ne avevano il diritto;
- appropriazione indebita (oltre 20 milioni di euro in otto anni) nei confronti di Telecom e Pirelli.
A quanto risulta dalle indagini, l'agenzia svolgeva "lavoretti" di ogni genere: dalla raccolta di informazioni sugli aspiranti ad una assunzione in Telecom-Pirelli a quella su persone già assunte (pagg. 9-11), dal mobbing nei confronti di un dipendente scomodo della Coca-Cola (pagg.92-99) al falso ritrovamento di microspie (pagg.100-109). Alcuni di questi incarichi avevano come obiettivi anche personaggi pubblici.
La banda aveva messo in piedi una collaudata rete in grado di fornire informazioni riservate utili per le loro attività investigative. In tal modo erano in grado di raccogliere, oltre alle informazioni "normali", anche dati sui precedenti di polizia, sulle situazioni patrimoniali, sulle telefonate fatte e ricevute e persino sui pernottamenti alberghieri (pag.179).
Grazie a questo lavoro, nel corso degli anni, il gruppo avrebbe accumulato un "archivio di informazioni riservate da far invidia a molti" (pag. 172).

Chi controlla i controllori?
Al successo di questa agenzia hanno contribuito in modo determinante le complicità di "pubblici ufficiali provenienti da tutti i corpi dello stato, ed appartenenti in particolare alla Polizia di Stato ed alla Polizia stradale, all'Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza ed alla Polizia Tributaria, Alla Dia, all'Ufficio delle Entrate" (pag.177) oltre che all'interno della Telecom.
Basandosi sul tipo di informazioni raccolte risulta evidente che esse provengono da diverse banche dati, quali "SDI [
5], Anagrafe Tributaria, Casellario Centrale, INPS, Motorizzazione (...) archivi bancari (...) telefonia fissa e cellulare. Infine, ma non di minore importanza, vi sono le notizie che provengono sicuramente da organi di sicurezza nazionali ed internazionali." (pagg.181-182).
Ma quanto venuto alla luce potrebbe anche essere solo la punta di un iceberg, visto che i magistrati ricordano in più occasioni che molti "terminalisti" sono ancora sfuggiti all'identificazione (pagg. 184, 186, ed altre).
Un punto carente dell'inchiesta riguarda i "rapporti pericolosi" (pagg.110-117) tra la banda degli spioni privati e quella degli spioni pubblici. I magistrati sottolineano di non poter "muovere alcuna contestazione" ai servizi, ma di ritenere comunque opportuno sottolineare i "buoni rapporti" [
6] che intercorrevano fra alcuni dei componenti delle due bande.

Leggi a perdere
Travolto da un insolita fretta il Governo si è precipitato a preparare un Decreto Legge, che probabilmente verrà approvato tutte le forze politiche. Sarà vietato l'uso (ma anche la semplice detenzione) ai fini giudiziari di informazioni raccolte in modo illegale e le stesse dovranno essere distrutte, inoltre saranno puniti con una multa salata i direttori dei media che divulgano dette informazioni. Un Decreto che serve solo a creare un nuovo genere di reato, visto che già adesso le intercettazioni illegali sono (ovviamente) proibite. Paradossalmente, se si applicasse alla lettera il Decreto tutti i dati raccolti dai magistrati che stanno indagando su questo affare sarebbero inutilizzabili in un processo. E, infatti, già si parla di correggere il provvedimento.
Resta invece ancora ferma la legge promessa in estate [
7] riguardante le intercettazioni "legali" e non cambia affatto tutto l'attuale sistema di raccolta e di diffusione di informazioni e di intercettazioni, vale a dire proprio il sistema che è alla base di questo "scandalo". Ogni ulteriore commento sarebbe inutile. L'intera vicenda comunque non è ancora conclusa e potrebbe, visti i precedenti, riservare anche qualche altra sorpresa.

Affari di stato
È un classico segreto di pulcinella che molti agenti delle polizie di stato, una volta in congedo, si riciclano come investigatori privati o esperti di sicurezza, settori dove è possibile mettere a frutto (per usare un eufemismo) competenze ma soprattutto conoscenze accumulate in servizio [
8].
Attività del genere non sono una eccezione, in quanto reati simili sono stati contestati anche ad altre bande di spioni privati seppure meno famose (pag.164). E non sono neppure una prerogativa italiana: proprio in questi giorni si è saputo che una nota compagnia telefonica sarà multata dal Governo greco per una storia simile [
9].
Gli archivi nei quali sono registrate le nostre vite, vengono utilizzati da gruppi di persone che ci guadagnano, legalmente o meno, centinaia di milioni di euro [
10], alla faccia di tutte le favole sulla legalità, la privacy e la sicurezza delle informazioni. Il problema infatti non è "chi controlla i controllori" ma il fatto che, nell'età dell'informazione, si guadagna di più possedendo un archivio che una miniera.
All'interno di uno scenario del genere, chiunque si adoperi per conservare ancora un piccolo angolo di riservatezza nella propria vita e per nascondere le proprie informazioni a questi vampiri non fa altro che esercitare un sano e naturale diritto, una pura e semplice attività di legittima difesa.
Nonostante quanto sostenuto da diversi parti non è detto che questa storia comporti chissà quali pericoli per le istituzioni democratiche [
11], benché i principali protagonisti siano proprio coloro che dovrebbero difenderle. Fino a questo momento, la storia ha principalmente l'aria di una attività economica "illegale" intrapresa da un gruppo di persone che hanno scoperto un affare al passo coi tempi.
Ci sarebbero poi da capire come questa vicenda si intreccia con l'attuale situazione della Telecom, da mesi in piena bufera anche per altri motivi, ma questa è, come si dice, un'altra storia. Forse...

 

Note

[
1] La quasi totalità degli arrestati sono agenti, in servizio o in congedo, appartenenti a tutte le forze dell'ordine: carabinieri, polizia di stato e guardia di finanza.
[
2] Vedi "Favole d'estate. "Servizi" al telefono", Umanità Nova, n.27 del 10 settembre 2006.
[
3] Il testo dell'Ordinanza è stato pubblicato immediatamente dopo gli arresti e quasi integralmente (200 pagine su più di 300) sul sito http://www.ilvelino.it, ma dopo qualche giorno il testo a disposizione si riduceva ad una settantina di pagine. I numeri di pagina citati nell'articolo si riferiscono al testo pubblicato sul web.
[
4] Con questo termine si intendono gli addetti ai computer che possono accedere agli archivi riservati di qualche istituzione.
[
5] Si tratta della banca dati del Ministero dell'Interno.
[
6] Per dare un esempio dei "buoni rapporti" viene riportato che in casa di uno degli arrestati sono stati trovati documenti provenienti dai servizi.
[
7] Vedi l'articolo citato in nota [1].
[
8] Uno dei poliziotti arrestati "ha fatto intendere" che "tutti gli investigatori privati hanno amici al posto giusto" (vedi "la Repubblica" edizione fiorentina, del 24 settembre 2006.
[
9] Vedi "Spionaggio, in Grecia multata Vodafone", "il manifesto" del 23 settembre 2006.
[
10] Secondo quanto pubblicato su "la Repubblica" (23 settembre 2006) il giro di affari delle intercettazioni "legali" è stato di 307 milioni di euro per il solo 2005 a fronte di 13582 intercettazioni di telefoni fissi e di 40082 mobili. Quest'anno le cose andranno ancora meglio, nei primi sei mesi le intercettazioni sono state 7633 (fisso) e 24977 (mobile).
[
11] In realtà più che un pericolo per le istituzioni è la dimostrazione del punto al quale è arrivata l'attività di controllo e di raccolta di informazioni da parte dello Stato.