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Grandi opere - Protestate, qualcosa cambierà

di Vera Schiavazzi - 05/10/2006


L'occupazione dei binari della Cuircumvesuviana da parte di un gruppo di donne di Torre del Greco che protestano contro l'apertura di una discarica. Le questioni che riguardano i rifiuti, secondo la ricerca del Nimby forum, riguardano il 55 per cento delle opere contestate


Un cantiere della ferrovia ad alta velocità. Secondo l'indagine svolta da Nimby forum, la protesta è concentrata nel Nord-Ovest e coinvolge prevalentemente giovani.
Canalizzare e riconvertire il malcontento diffuso: è lo scopo del secondo incontro nazionale del Nimby forum. Intanto i no Tav ottengono lo stralcio della Torino Lione dalla legge obiettivo


 
La Tav è più cattiva dell'inceneritore, che a sua volta è più odiato del rigassificatore. E il Mose veneziano? Antipatico e detestabile. La protesta si estende, anzi «esplode», a cominciare dai giornali: oltre 4 mila articoli da metà 2005 a metà 2006, contro i 2 mila circa dei 12 mesi precedenti. In realtà, se interrogati, i cittadini non appaiono poi così decisi a incatenarsi, o quantomeno a restarlo a lungo, per impedire la costruzione di un'opera: vorrebbero saperne di più (37,1 per cento) o avere certezze sugli effetti ambientali (36,4 per cento).

Solo il 2,1 per cento si dichiara davvero malato di «sindrome di Nimby» (l'acronimo che sta per Not in my back yard, non nel mio cortile, ovvero fate quello che vi pare ma da un'altra parte). E c'è un buon 19,3 per cento che accetterebbe le opere controverse, dall'alta velocità agli impianti per lo smaltimento dei rifiuti, a condizione di ricavarne «vantaggi diretti».
Sono i risultati di un'analisi condotta tra maggio e luglio dal Nimby forum, organizzazione nata su iniziativa dell'Allea, società di comunicazione, ora trasformatasi in associazione, che il 5 ottobre terrà a Torino il suo prossimo convegno. Hanno risposto in 1.625 attraverso il sito (
www.allea.net/nimby/): un campione statisticamente non certificato, e tuttavia significativo se si pensa che chi naviga online e si ritrova sul sito Nimby è verosimilmente qualcuno già sensibile a questi temi.

Di chi si tratta? Prevalentemente di giovani (il 51 per cento ha tra 25 e 35 anni), professionalmente attivi, maschi e cittadini del Nord-Ovest, la parte d'Italia dove si concentra il maggior numero di cantieri (già aperti o soltanto annunciati) oggetto di proteste.
E l'86 per cento ha una laurea in tasca. Se questi sono gli arrabbiati, o meglio la loro avanguardia, si tratta di arrabbiati alquanto ragionevoli, e proprio su questo il secondo appuntamento promosso dal forum si ripromette di lavorare: colmare il vuoto di comunicazione che spesso è alla base dell'opposizione (come insegna il caso valsusino, dove la lotta all'alta velocità ferroviaria è ormai diventata oggetto di studio), premiare le amministrazioni e le società che si comportano meglio, promuovere la trasparenza.

Certo, alcuni giornali e tv non aiutano: l'attenzione mediatica, secondo gli esperti del Nimby forum (che hanno ricevuto il loro patrocinio per il convegno torinese anche dalla Comunità montana della Bassa Val Susa, cioè dalla casa madre della protesta italiana), premia soprattutto sindaci e assessori. Loro il 40 per cento delle dichiarazioni riportate, mentre solo l'11 per cento arriva dai comitati spontanei formati dai cittadini e l'8,5 per cento dalle associazioni ambientaliste.


Il problema di come riconvertire la protesta diffusa è dunque all'attenzione di tutti, dalla Confindustria agli amministratori locali, dalle aziende che costruiscono al «partito beppegrillo», come lo ha definito il giornalista Jacopo Giliberto, che lo analizza nell'annuario del Nimby forum che pubblica la ricerca.
Patrizia Ravaioli, che per il gruppo Ericsson si occupa di rapporti con i cittadini e del nuovo pensatoio Vedrò, nato proprio per trasformare in positivo le energie di chi protesta, è ottimista e ha già offerto, sempre nello stesso volume, un nuovo acronimo, Pimby, ovvero Please in my back yard, sigla sotto la quale riunire cittadini, condomini e amministratori ansiosi di ospitare dalle antenne ai megaimpianti.

Nell'attesa di nuovi decaloghi e di una sempre maggiore area di intervento (e di lavoro) per chi si occupa di comunicazione di crisi, di giurie di cittadini e di negoziazione ambientale, però, le grandi proteste degli ultimi anni lasciano il segno, non sempre positivo.
È il caso, ancora una volta, della protesta per la nuova Torino-Lione, che il 14 ottobre si riaccenderà. Costruire l'alta velocità ferroviaria tra Italia e Francia sarà dura: a fine giugno gli amministratori della Val di Susa hanno ottenuto dal governo Prodi di stralciare l'opera, giudicata vitale anche dall'Unione Europea, dalla Legge obiettivo, norma del 2001 con la quale l'esecutivo di Silvio Berlusconi aveva previsto norme speciali (tra queste la possibilità di non consultare più i comuni) per 513 opere «strategiche».

Il 29 settembre, alla conferenza dei servizi, i sindaci dissenzienti risponderanno no al progetto della Ltf, la società ferroviaria italo-francese incaricata di costruire il nuovo tracciato. Un nuovo «tavolo politico», fitto di ministri, sottosegretari e amministratori di ogni livello, detterà regole che poi toccherà all'Osservatorio tecnico di Mario Virano far applicare. E tutto ricomincerà da capo.
Ecco perché i leader no Tav, primo fra tutti il presidente della Comunità montana della Bassa Valle Antonio Ferrentino (un eretico ds), sono felicissimi di manifestare il 14 ottobre sotto le finestre del governo ma soltanto per solidarietà con chi protesta altrove, da Messina a Venezia. Loro il problema l'hanno risolto.

E se tra un tavolo e l'altro i finanziamenti sparissero? «È un ricatto nel quale non crediamo più» sostiene Ferrentino. «Periodicamente ci viene annunciata una nuova scadenza, europea o nazionale, entro la quale i soldi rischiano di essere cancellati.
Non è colpa nostra se sono passati anni, non è colpa nostra se la Ltf non ha tenuto conto delle osservazioni fatte in 53 incontri con noi. Il progetto così com'è è inaccettabile, ricominciamo a discutere in un clima libero dalle tensioni di un anno fa, quando (il 31 ottobre del 2005, ndr) cominciarono i sondaggi a Mompantero, costringendoci al presidio».

Non pago dei risultati ottenuti, Ferrentino ricorda al governo Prodi l'impegno a rivedere la legge obiettivo, della quale i manifestanti del 14 ottobre chiederanno l'abolizione.
Con loro ci sarà la Fiom nazionale (i metalmeccanici della Cgil hanno partecipato fin dall'inizio, unici tra le forze sindacali, al movimento no Tav), Legambiente, Rifondazione comunista e molti parlamentari di maggioranza. In attesa che Nimby diventi Pimby, ecco un altro appuntamento difficile per le grandi opere.