Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Una vita da criceti

Una vita da criceti

di Maurizio Pallante - 09/10/2006

 
Fino all'età di quattordici anni sono vissuto in una casa senza frigorifero.
Eppure, nonostante possa sembrare incredibile, il mio sviluppo psico-fisico
non ne ha risentito.
Erano gli anni Cinquanta e abitavamo in città. Nonostante ciò, non ricordo
che ce ne derivassero particolari disagi, anche se eravamo in quattro
bambini da crescere. E la nostra famiglia non era un'eccezione. Tra quelle
che frequentavamo non c'era nessuna che avesse questo elettrodomestico.
All'inizio degli anni Sessanta, improvvisamente e in perfetta sincronia con
i nostri conoscenti, abbiamo scoperto di sentirne la mancanza. Come in una
sorta di disvelamento collettivo ci siamo resi conto che non potevamo più
farne a meno per vivere dignitosamente. Da allora, chiunque mette su casa,
lo considera uno dei pochi oggetti dal quale non si può prescindere, oltre
al letto, la cucina, il tavolo, un armadio e la televisione.
Ma qual è l'utilità del frigorifero? Beh, ti consente di conservare più a
lungo i cibi deperibili, per cui puoi andarli a comprare una volta alla
settimana e non ogni giorno. Tutti in fila con i carrelli davanti alle casse
dei supermercati. Senza dubbio una bella comodità. Si risparmia un sacco di
tempo. E di tempo ne hai sempre così poco. Sì, ma perché ne hai poco? Perché
lavori tutto il giorno e in più ti ci vuole un'ora per andare e un'ora per
tornare. Nel poco che ti resta, c'è il bambino da portare a nuoto, le
commissioni, la casa da tenere in ordine. Sì, ma perché devi lavorare tutto
il giorno? Per avere i soldi necessari a pagare il frigorifero che ti fa
risparmiare tempo a fare la spesa, tutti gli altri elettrodomestici che ti
fanno risparmiare altro tempo e le bollette dell'energia elettrica che
consumi per farli funzionare.
Li guardi, chiusi nelle loro automobili con lo sguardo perso nel vuoto,
mentre affiancano la tua automobile ogni mattina negli interminabili
intasamenti sulle tangenziali e sulle vie cittadine? Li rivedi ogni sera al
ritorno, chiusi nelle lo automobili con lo sguardo spento, negli
interminabili intasamenti sulle tangenziali e sulle vie cittadine?
Se provassi a chiedere perché sono lì, a respirare fiotti di gas di scarico,
ti direbbero che farebbero volentieri a meno di usare la loro automobile
tutti i giorni sul tragitto casa-lavoro-casa, ma sono costretti a farlo. Non
si rendono nemmeno conto che vanno a lavorare per avere i soldi necessari a
comprare l'automobile di cui hanno bisogno per andare a lavorare. Se
sommassero la svalutazione del capitale con i costi di gestione e
manutenzione ordinaria, si accorgerebbero che assorbono cinque stipendi ogni
anno. Se non hanno incidenti. E se non tengono conto di quella parte di
tasse che vengono usate per costruire e manutenere le infrastrutture
necessarie a far circolare le automobili, nonché per pagare le spese
ospedaliere degli incidenti automobilistici: 250.000 ogni anno, con una
mortalità di 8.000 persone.
Lavorare per la crescita del Pil? Per produrre sempre più cose sempre meno
utili e sempre più dannose? Per avere i soldi necessari a comprarle? Hai
presenti i criceti che corrono dentro la ruota? Con l'aggravante che questo
fare fine a se stesso, oltre a distruggerti la vita, comporta una
progressiva devastazione del territorio, un aumento crescente
dell'inquinamento, un progressivo esaurimento delle risorse, una sottrazione
di ciò che è necessario a quattro quinti dell'umanità per seppellire sotto
quantità crescenti di rifiuti il restante quinto di cui fai parte.
Vale la pena rileggere un passo del "Piccolo principe" di Antoine De
Saint-Exupéry. "Buongiorno", disse il piccolo principe. "Buongiorno", disse
il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che tolgono la sete. Se
ne inghiotte una a settimana e non si prova più il bisogno di bere. "Perché
le vendi?", disse il piccolo principe. "È una grande economia di tempo",
disse il mercante. Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano
cinquantatre minuti alla settimana. "E cosa si può fare in questi
cinquantatre minuti?". "Si fa ciò che si vuole…". "Io - disse il piccolo
principe - se avessi 53 minuti a disposizione, camminerei lentamente verso
una fontana…".