Caro Alessandro Di Battista, il 17 novembre 2017 dichiaravi testualmente: il giorno che il Movimento 5 Stelle dovesse allearsi con i partiti che hanno distrutto l’Italia, io lascerei il Movimento 5 Stelle. Tutti coloro che capiscono un po’ di politica e non compiono l’errore di sottovalutarti sanno che Tu rappresenti l’asso nella manica dell’esercito grillino qualora Gigi Di Maio, per qualsivoglia motivo, dovesse fare fiasco. Per questo, oltre che naturalmente per la famiglia e per riprendere un po’ a respirare vita nel mondo, hai evitato di sprecare questo giro la carta del secondo mandato (che sarebbe stato l’ultimo, secondo le vostre regole), acquisendo però crediti interni facendo eccome sentire la Tua presenza in campagna elettorale. Coprendo, fra l’altro, il ruolo di guardiano della rivoluzione per rassicurare i duri e puri – coloro, per capirci, che intuiscono il pericolo già in atto di istituzionalizzarsi al punto tale da abbandonare completamente le genuine, benché vaghe e mai sgrezzate istanze e suggestioni di rottura, dal superamento del sindacato burocratico con la cogestione aziendale, alla denuncia della Nato e delle basi Usa, alla riforma federale in macro-regioni, alla democrazia diretta, allo stop al consumo di suolo. Perciò questa lettera aperta è indirizzata a Te: perché, di questo movimento diventato la prima forza politica italiana superando anche l’ingiustamente vituperato partito dell’astensione, rappresenti, a modesto avviso del qui scrivente, l’elemento migliore.

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La situazione all’indomani delle elezioni del 4 marzo vi vede investiti, in alternativa al centrodestra oggi trainato dalla Lega di Matteo Salvini, della responsabilità di formare il governo. I milioni di cittadini che vi hanno votato se lo aspettano, e voi certamente farete di tutto per non apparire quelli che non ci hanno provato, a trovare un accordo con tutti, come si è precipitato a sottolineare il vostro candidato premier Gigi Di Maio. La vostra posizione centrale nello scacchiere politico, né a destra né a sinistra perché effettivamente né di destra né di sinistra, ve lo consente. E di conseguenza vi obbliga. Ma sappiamo bene – lo sai anche Tu, anzi soprattutto Tu – che a meno che il Partito Democratico non voglia definitivamente suicidarsi in un abbraccio mortale, e data pure per buona l’ipotesi di una reale uscita di scena del Napoleone di Rignano sull’Arno, con relativa conversione di massa dei suoi gruppi parlamentari (in gran parte renziani), governare coi voti del PD o dell’inguardabile LeU sarebbe in ogni caso politicamente offensivo per chi i voti li ha dati a voi proprio contro il PD di Renzi e tutto ciò che esso rappresenta (l’europeismo di ferro appena attenuato da strepiti puramente verbali, l’ossequio neanche troppo velato ai desiderata della finanza e della grande industria, il clientelismo con punte acute di corruzione, l’ipocrisia elevata a metodo e stile di lotta politica).

Dall’altra parte, bisognerà capire cosa accadrà all’interno di Forza Italia. Per il Berlusca, per quanto rimbambito e rintronato, rassegnarsi ad un mesto epilogo in umiliante posizione da secondo rispetto all’ex leoncavallino Salvini, vorrebbe dire ammettere per la prima volta in vita sua di aver perso, e male. Troppo mal cresciuto, il gerontocrate viziato di Arcore, per accettarlo. Tuttavia, il presidente forzista della Liguria, mi pare si chiami Toti, è già partito lancia in resta per far salire gli azzurri sul Carroccio del vincitore, magari, chissà, entrandoci direttamente dentro. Vada come vada, il leader leghista dovrà impersonare il ruolo ormai obbligato del candidato alla Presidenza del Consiglio per l’intero centrodestra. E quindi, scissione o non scissione, anche solo potenziale, fra gli (ex?) berlusconiani, di un’intesa stabile fra il M5S e la Lega non se ne parla.

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A questo punto cosa vi converrebbe fare? Azzardiamo un suggerimento. Se il santone quirinalizio alias Sergio Mattarella non inventa qualche formula d’alchimia che solo Dio s’immagina (circola l’idea estrema di un governo-ammucchiata, un’unione sacra sostenuta da tutti che scontenterebbe tutti), per voi è meglio tornare alle urne il più presto possibile. Con una nuova legge elettorale, però. E qui potreste trovare un punto di reciproco vantaggio con la Lega: con un sistema di votazione che sancisca un bipolarismo M5S-Lega (meglio: centrodestra a guida leghista), voi spazzereste via ciò che rimane alla vostra sinistra, e Salvini ciò che resta del berlusconismo, e potreste ripresentarvi entrambi con l’aureola di chi, dopo aver fatto il possibile, porta a casa almeno la precondizione essenziale per vincere sul serio. Tanto, lo sai alla perfezione anche se non lo dirai mai, che qualunque legge elettorale è escogitata per favorire chi la approva. E’ stato così con l’ultima, la demenziale e delinquenziale Rosatellum, pensata apposta per neutralizzarvi e immobilizzarvi. Ed è stato così da sempre e sempre così sarà. Nessuno scandalo. Purché sia decente, con adeguate garanzie (per esempio: sbarramento sufficiente a fare piazza pulita di partitini e siglette usa e getta, ritorno alle preferenze).

A parere di chi Ti scrive, più di questo non potreste combinare, assieme, magari nel nome della libertà del popolo sovrano (da cui “sovranista”, nota per radical chic). Tanto meno scrivere una nuova Costituzione, come propone generosamente ma spericolatamente l’amico Luigi Iannone. Ci vorrebbe un’Assemblea Costituente, volendo fare le cose serie. Ma manca il momento storico, manca (con tutto il rispetto per il Tuo slancio) lo spessore intellettuale e culturale che i costituenti quella volta avevano da vendere, manca un fondo abbastanza profondo di idee comuni. Manca un pensiero forte, elaborato, coerente, e manca specialmente a Voi – e questa è una critica che resta in piedi nonostante i vostri sforzi di dotarvi di consulenti nei vari campi, dall’economia alla sociologia: essere post-ideologici non significa schifare la prospettiva di una formazione organizzata di candidati ed eletti, con scuole permanenti, studi e pubblicazioni – sul web, per carità, non vorremmo mai fare torto al sacrissimo web. Insomma, manca tutto. Sia chiaro: è un peccato, perché se, per dirne una di grossa, prendiamo la vostra proposta di modificare la Carta introducendo il vincolo di mandato – caro il mio parlamentare, tradisci l’impegno con i tuoi elettori? raus, armi bagagli e via – si tratterebbe di una riforma radicale e dirompente, per la democrazia sedicente rappresentativa.

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Il problema, caro Dibba, è un altro. E’ che a forza di moderare toni e smussare spigoli, di livellare punte e mitigare modi, di rassicurare i mercati finanziari e impastare governi di tecnici, di darvela da liberali e tenervi ambigui sia sulla sovranità monetaria che sull’ideologia liberista dell’Unione Europea, riducendo la portata sociale del vostro programma al reddito di cittadinanza (che, a dispetto del menzognificio mediatico, per come lo avete ideato non è universale né assistenziale, eppure anche essendo vicino alla flexicurity danese – o accetti i lavori offerti o perdi l’assegno – è oggettivamente ciclopico e in collisione diretta coi vincoli europei: auguri, noi si può anche fare il tifo ma…), voi in sostanza avete già fatto passi da gigante per tramutarvi in una costola integrante del sistema.

Non che siate mai davvero stati anti-sistema, per la verità, e ce l’eravamo già messa via illo tempore. Ma ora, delle sane pulsioni aurorali che vi animavano assieme ad altre per niente sane (democrazia referendaria elettronica? non scherziamo), vi rimane poco, molto poco. Questo poco, almeno, non buttatelo nel cesso facendo lingua in bocca con un centrosinistra che, come il suo contraltare ancien régime di centrodestra, merita invece un solo destino: scomparire dalla faccia della Terra.