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Eurasia, il diritto-dovere della geopolitica

di Alessio Mannino - 26/10/2018

Eurasia, il diritto-dovere della geopolitica

Fonte: Alessio Mannino




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Mamma li russi. Allarme russo. I russi alla porta. Attenzione a quei figli di Putin dei russi. E’ tutto un tremito di scandalo e timore la stampa benpensante di stamane, all’indomani della prima giornata del Forum Economico Eurasiatico di Verona. Signora mia atlantista, dove andremo a finire ospitando i rappresentanti degli interessi di Mosca, capofila il gigante del gas Rosneft, nel cuore del Nord produttivo di un’Italia pericolosamente governata da quei mostri malvagi di leghisti e grillini? Ribalteremo settant’anni di alleanza privilegiata Usa-Ue, con tutte quelle fantastiche basi a stelle e strisce disseminate qua e là, con la Nato che avanza casualmente verso i confini della Russia (la quale, secondo i nostri statisti passivo-aggressivi, dovrebbe assentire e subire con gioia e gaudio)? Il terzo del nostro debito pubblico finirà gradualmente nelle mani di ex agenti Kgb e plutocrati al guinzaglio di zar Vladimir, anziché restare in quelle, ottime e caritatevoli, di banche occidentali (francesi in primis, tedesche in secundis)? Con la triade Conte-Salvini-Di Maio al governo rischiamo di passare dalla parte dei “cattivi”, gli anti-democratici, gli illiberali, i guerrafondai eccetera eccetera eccetera? A quando le cavallette, la peste nera, il ritorno di Hitler (o di Stalin), la caduta di massa dei capelli e la perdita istantanea di libido sessuale per quei sudicioni che non talmudizzano gli editoriali di Cassese e Panebianco?

Scherzi a parte, ci sono molte ottime ragioni per cui l’Italia ha tutto il diritto e la convenienza di coltivare rapporti economici e politici con la Russia. Una é la più banale: farla finita con le sanzioni che l’Ue ha comminato all’orso russo per supportare con le armi i russofoni in Ucraina (i kosovari albanesi andavano sostenuti contro i serbi, in Donbass invece l’autodeterminazione dei popoli non vale). Una chiusura al mercato per le nostre aziende che spiega l’imbarazzato ma interessato silenzio dei nostri imprenditori, il cui motto resta quello di Vespasiano: pecunia non olet. Ma le ritrovate anime belle che mai si adontano troppo per i nostri traffici con quei puri di cuore dei sauditi e dei qatarioti, o degli egiziani o di Singapore o del Pakistan o della stessa Cina, ecco questi pii in odore di santità accusano la politica filo-russa – in realtà semplicemente più amichevole e realistica verso la Russia – di commettere alto tradimento verso i valori dell’Occidente. Se c’è una cosa su cui l’Occidente non può proprio dare lezioni di moralità a nessuno, é esattamente sulla coerenza fra i sacri princìpi (libertà, uguaglianza, fratellanza e, va da sé, democrazia) e tutte le guerre di aggressione e occupazione, le stragi di civili con bombardamenti pilotati dal Nevada, i giochi sporchi di spionaggio, il sostegno a Stati macchiatisi di crimini umanitari (Israele, solo per dire il peggiore), i maneggi, i finanziamenti e le intese con dittature e corrotti di ogni tipo. Si obietterà: così fan tutti, la politica, e specialmente la Grande Politica, é sangue e merda, e chi é senza peccato scagli la prima bomba (atomica).

Infatti. Con una differenza, però: i russi non si considerano la civiltà superiore in diritto di intervenire ovunque. Si limitano a intervenire secondo una più tradizionale ma al tempo stesso attuale visione di blocchi geopolitici, quando la loro sfera d’influenza viene minacciata. Non si ergono a gendarmi morali del mondo. In ogni caso, basterebbe rileggersi Tucidide e Machiavelli per sapere che a dominare é sempre stata e sempre sarà la potenza, più o meno mascherata e abbellita dalle vesti nobilitanti degli Ideali. Ma a parte che ciò non toglie valore a questi ultimi (il machiavellismo, a rigore, era un repubblicanesimo sul modello romano, non un immoralismo alla De Sade), e detto che in ogni caso i nostri non ci danno il diritto di misurare gli altri popoli sovrani col nostro metro (ognuno ha i suoi giudizi e pregiudizi, e si dovrebbero rispettare quelli altrui cercando di aprirsi, ma senza ingerenze), cosa c’è di male a dotarsi di una politica estera nazionale e autonoma? In attesa del godot Europa, tutti i nostri cari “fratelli” europei ne hanno una, a cominciare da Berlino e Parigi. Noi no.

Perché allora, oltre a forniture di gas e scambi manifatturieri, non guardare anche a Mosca, visto che ormai è nel Mediterraneo, da un lato tramite la Siria, dove quei pervertiti dell’Isis sono stati battuti soprattutto grazie ai russi (mica a gesù bambino), e dall’altro mediante la Libia, in cui appoggia quel figuro di Haftar, sì, con il quale tuttavia bisogna fare i conti per ristabilire prima o poi, si spera, la pace stroncando ogni residuo pericolo di focolai islamisti? E lo sanno, i banditori di valori, che Russia e Cina, la Cina che ci piace tanto perché ci si lucra tanto business, ormai fanno flick e flock, che é in progetto un collegamento ferroviario che unirà la Repubblica Popolare e il continente europeo fino in Germania, passando dai partner ex sovietici dell’Unione Economia Eurasiatica (EEU), che le due grandi potenze collaborano assieme ad altre medie potenze nella SCO (Shanghai Cooperation Organization), l’accordo sulla sicurezza che copre anche lo spettro di interessi di Iran, Pakistan, India e Afghanistan, e che dunque la Russia può rappresentare utilmente un trampolino di lancio verso Pechino, di cui finora abbiamo solo conosciuto e apprezzato sbavanti l’intraprendenza imprenditoriale, ma senza essere capaci di intavolarci una strategia geopolitica?

Persino gli Stati Uniti con Donald Trump hanno “cambiato verso”, direbbe qualcuno, nei confronti del Cremlino, anche se poi il “deep state“, l’apparato profondo di esercito, servizi segreti e burocrazia gli sta mettendo i bastoni fra le ruote in ogni modo. Noi invece, secondo gli occidentalisti di destra e di sinistra, dovremmo fare gli americani più americani degli americani, più realisti del re. Ci piaccia o no, la Russia che persegue disegni di lungo raggio (leggete qui le ultime sullo sganciamento dal dollaro, altro che putinate) non può non essere un interlocutore per l’Europa. Dovremmo ragionare da europei e da italiani, perché in un pianeta multipolare, l’Occidente come l’abbiamo conosciuto esiste sempre meno. Purtroppo é l’Unione Europea, dio Euro a parte, a non esistere proprio.