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Anglosassoni: contro il virus dell'aviaria, un bel pollo OGM!

di Gazzetta del sud - 31/10/2005

Fonte: greenplanet.net


In Gran Bretagna stanno cercando di creare animali geneticamente modificati in grado di resistere all'influenza aviaria. Obiettivo dichiarato: un'intera popolazione mondiale con la nuova razza.

 
ROMA – È un'idea destinata a far discutere: accanto a coloro che cercano un farmaco o un vaccino per proteggere gli esseri umani, ci sono scienziati britannici stanno cercando di creare polli geneticamente modificati che siano in grado di resistere all'influenza aviaria, riducendo così i rischi anche per l'uomo.
Con un obiettivo dichiarato: sostituire l'intera popolazione mondiale dei polli con la nuova razza ogm.
La notizia è del quotidiano britannico Times, il quale spiega però che la ricerca, a causa dei suoi tempi lunghi, non produrrà risultati utili in tempo per contrastare l'attuale pericolo derivante dall'H5N1, senza contare che sostituire i polli naturali con quelli modificati potrebbe incontrare una forte opposizione nella pubblica opinione.

La notizia su un intervento umano per cambiare la natura stessa dei possibili portatori del virus appare davvero radicale, in particolare nel giorno in cui lo stesso ministro della Sanità britannico, Patricia Hewitt, ha affermato che il rischio che una pandemia tra gli umani di una variante dell'influenza aviaria interessi la Gran Bretagna è «molto, molto, molto basso», citando informazioni in questo senso dell'Organizzazione mondiale della sanità. Tuttavia, le ricerche sono già avanzate.

Il pollo ogm sarebbe anche resistente ad altri tipi di influenza che rischiano di passare agli esseri umani, come l'H7 che nel 2003 esplose in un'epidemia negli allevamenti olandesi.

La squadra che sta lavorando al progetto è guidata da Laurence Tiley, docente di virologia molecolare a Cambridge e da Helen Sang, dell'istituto Roslin presso Edimburgo, lo stesso che nel 1996 creò la pecora clonata Dolly.

I test su cellule di polli hanno mostrato che queste possono essere protette dal virus dell'influenza inserendo materiale genetico al loro interno.
Il team è ora pronto a testare questo sistema sulle uova, e l'esperimento dovrebbe avvenire entro poche settimane, secondo il Times.

Per il giornale, se la tecnica funzionerà, dovrà innanzitutto superare ostacoli legislativi e quindi la battaglia per conquistare la pubblica opinione.
Ma se questi passaggi venissero superati, sostituire le galline secondo natura con quella attrezzate geneticamente a respingere il virus sarebbe una procedura relativamente rapida, dicono i ricercatori.

«Una volta ottenuto il permesso dalle autorità, riteniamo che ci vorrebbero 4 o 5 anni a rimpiazzare l'intera popolazione mondiale dei polli – ha affermato Tiley. Sviluppare polli che resistano all'influenza ha chiari benefici per la salute umana e degli animali, dal momento che non dovremmo ucciderne milioni. I polli sono l'anello tra gli uccelli selvatici, dove si sviluppa l'influenza aviaria, e gli esseri umani, tra i quali potrebbe svilupparsi la pandemia. Rimuovere quell'anello ridurrebbe i rischi posti dall'influenza aviaria».

Gli scienziati seguono tre strade.
In una inseriscono nei volatili un gene che crea una proteina antivirale chiamata Mx, che è deficitaria in molte razze di polli, e che dovrebbe migliorare la loro capacità di combattere l'H5N1 ed altri ceppi del virus.

La seconda è detta “interferenza dell'Rna”, in cui frammenti di acido ribonucleico (Rna) vengono usati per sabotare il funzionamento del virus.
Modificando le cellule dei polli in modo che producano piccole molecole di Rna che confondono il virus, gli scienziati sperano di creare resistenza ad una vasta gamma di ceppi virali.

Infine il terzo approccio, che simile al secondo, ma usa le molecole di Rna come esche in grado di “ingannare” il virus, che inizia a riprodurre queste molecole, invece che se stesso.
Tutte e tre le tecniche potrebbero essere usate per modificare lo stesso pollo, rendendolo in teoria “blindato” agli assalti del virus.

Un superpollo che però potrebbe restare indigesto a molti.

 
Gazzetta del sud, 30 ottobre 2005