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Cinquanta anni dopo, l'eredità di una visione olistica

di Guido Dalla Casa - 09/08/2019

Cinquanta anni dopo, l'eredità di una visione olistica

Fonte: Guido Dalla Casa

Due movimenti

Circa cinquanta anni fa c’è stato l’inizio di due movimenti:

-       Uno, notissimo, è passato sotto il nome di “sessantotto”, dal suo convenzionale anno di nascita, con alcune manifestazioni piuttosto concrete;

-       L’altro, passato praticamente sotto silenzio, può essere definito un movimento di pensiero, ma con radici e conseguenze ben più profonde: ce ne stiamo accorgendo solo adesso, soprattutto per alcune manifestazioni molto gravi ed evidenti messe in opera dal Sistema Totale, o, se preferite, dalla Terra.   Proverò a battezzarlo sistemico-olistico, seguendo una definizione di Fritjof Capra. Un’altra denominazione potrebbe essere non-antropocentrico.

Il Sessantotto

  Gli obiettivi principali del Movimento del Sessantotto si sono manifestati soprattutto in campo sociale, anche con istanze pacifiste. Su questi punti il Movimento è fallito:  le disuguaglianze sociali-economiche sono molto aumentate e ci sono più guerre di prima. Sono aumentati anche il consumo di psicofarmaci e la violenza in genere.

Ma dove è fallito? Praticamente in molte parti essenziali, forse per i seguenti motivi.

Le istanze del Movimento:

-       Hanno riguardato soltanto il sociale e l’umano, con la quasi-pretesa di risolvere i problemi con la politica (con qualche eccezione). Non hanno mostrato alcun interesse per il mondo naturale e i rapporti con gli altri esseri senzienti;

-       Hanno mantenuto pienamente il primato dell’economia;

-       Non hanno mai contestato veramente “la crescita”, in quanto tale. Non hanno mai criticato chiaramente l’industrializzazione e il cosiddetto progresso, anzi, pretendevano di rappresentarlo;   

-       Non hanno cercato alcun collegamento con quelle correnti (minoritarie) della scienza che cercavano di uscire dal paradigma materialista-meccanicista in atto.

  L’ubriacatura del “progresso” è continuata più che mai, e i Sessantottini sono rimasti completamente antropocentrici. Non si sono mai resi conto che siamo parte di un Sistema molto più grande, cioè la Natura, e che solo se si è pienamente coscienti di questa realtà si può ottenere una vera svolta. Non hanno mai riconosciuto il valore “in sé” degli altri esseri senzienti. In altre parole, non hanno avuto alcun contatto con l’”altro” movimento, di cui farò cenno. Molti Sessantottini prendevano come modello il leader cinese Mao-tse-tung, quello che, in nome delle follie del materialismo storico e con il pretesto della “giustizia sociale”, aveva dichiarato guerra alla Natura, aveva fatto uccidere diversi milioni di piccoli uccelli perché mangiavano “i grani del popolo”. Mao e i suoi seguaci non si rendevano conto che così aumentavano gli insetti, quindi c’era bisogno dei pesticidi, e così via in una catena di morte. Aderendo completamente ad un mostruoso antropocentrismo, Mao ha preparato anche la Cina di oggi, dove l’inquinamento è spaventosamente elevato e tutto viene antropizzato. Come piccolo esempio, il delfino dello Yangtse, un meraviglioso cetaceo di acqua dolce, si è estinto e il fiume è sbarrato da molte dighe che ne alterano il corso. A Mao è mancata completamente ogni percezione della posizione della nostra specie in Natura. Nella sua follia materialista, ha fatto distruggere una delle più antiche, pacifiche e spirituali culture della Terra, il Buddhismo tibetano. Ha lasciato in eredità la Cina attuale, con lo sfruttamento totale del mondo naturale, le mostruose città di 30 milioni di umani, luoghi di infelicità (è noto il forte aumento dei suicidi), porti allucinanti (Shanghai), ovunque distruzione della Vita. Ma i numeri dell’economia sono aumentati notevolmente, con grande gioia dei politicanti. I fiumi asiatici (e non solo quelli) fra poco non arriveranno più al mare, l’inquinamento è a livelli altissimi: tutto dipende dal grave errore iniziale, l’errore antropocentrico. Così, in Cina e altrove, si è arrivati  all’impollinazione ad opera di umani o di droni, alla grave situazione delle api, colpite a morte ovunque con terribili pesticidi, a una drastica diminuzione degli insetti, elementi essenziali per tutta la Vita.

Quello che si è ottenuto ed è quasi-rimasto del Sessantotto si può così sintetizzare:

-       Il femminismo ha portato un notevole miglioramento della posizione della donna con il raggiungimento di una quasi-parità o comunque di una specie di complementarietà paritetica. Il processo è ancora in corso;

-       C’è stato un certo miglioramento pratico nell’accesso all’istruzione in genere: la scuola è meno di élite, anche se il risultato non è completamente raggiunto.

  Il Movimento è poi stato quasi-riassorbito dal sistema industriale-economico, come i movimenti simili successivi, più piccoli e recenti. Forse il Sessantotto, filosoficamente materialista e meccanicista, è stato la massima espressione del nostro grande errore, l’errore antropocentrico: complici non richieste, le tre religioni abramitiche che hanno sempre sostenuto in modo abnorme questo errore.

Il Movimento sistemico-olistico

  L’altro movimento, ignorato, è nato più o meno nello stesso periodo ed è rimasto sul piano del pensiero e della visione del mondo. Ricordo alcuni eventi di quegli anni e di quelli successivi:

-       La pubblicazione del Rapporto I limiti dello sviluppo (1972), unico studio completo condotto con modalità sistemiche, anche se è ancora antropocentrico;

-       La pubblicazione del noto articolo di Arne Naess The shallow and the deep  (1973) che costituisce una specie di atto di nascita dell’Ecologia Profonda, e dei libri di Fritjof  Capra (Il Tao della fisica, Il punto di svolta), Gregory Bateson (Verso un’ecologia della mente, Mente e Natura), Rupert Sheldrake (La rinascita della Natura, La mente estesa);

-       Il procedere degli studi e delle pubblicazioni sulla dinamica dei sistemi, in particolare dei sistemi complessi e dei fenomeni mentali che ne conseguono, fra cui le pubblicazioni di Ilya Prigogine (La Nuova Alleanza, La fine delle certezze);

-       Le scoperte di etologia degli animali non-umani ad opera soprattutto di Konrad Lorenz (Gli otto peccati capitali della nostra civiltà e molti altri) e Jane Goodall;

-       La indistinguibilità fra mente e materia conseguente a decenni di studi di fisica quantistica, di fatto ignorati dalla scienza divulgata;

-       Gli studi e le pubblicazioni di Stefano Mancuso e di Peter Wohlleben sulla vita emotiva dei vegetali (molto recenti).

  Ci sono diverse varianti, molte sfaccettature riconducibili (almeno in parte e talvolta un po’ alla lontana) a questo movimento, che non ha ancora trovato una sua unitarietà, una sua azione comune: cito la Decrescita, l’Ecopsicologia, l’Animalismo, il Vegetarianesimo e il Veganismo, l’anti-caccia, il Movimento Zeitgeist, l’adesione a filosofie orientali e native, il cancrismo, l’anti-industrialismo, la critica integrale alla civiltà (Primitivismo), la Permacultura, il Bioregionalismo, la Macrobiotica, la fine dell’economia, l’animismo-panteismo, i dissidenti cattolici (seguaci di Teilhard de Chardin), i credenti nella mente estesa, i movimenti “di transizione”, i recenti movimenti giovanili contro i cambiamenti climatici, e chiedo scusa se ne ho dimenticato qualcuno. Potrebbero trovare una visione unitaria nel quadro dell’Ecologia Profonda, che ammette al suo interno diverse Ecosofie (Arne Naess).

  Come accennato, numerose tendenze del pensiero scientifico-filosofico attuale (Unità della Vita, Fisica quantistica con fusione mente-materia, dinamica di sistemi, studi sulla mente animale e vegetale, fenomeni mentali nei sistemi complessi, e altri) supportano le idee dell’Ecologia Profonda.

Conclusioni

  Se non si modifica il paradigma cartesiano-newtoniano proprio dell’Occidente degli ultimi secoli, non si ottengono veri risultati duraturi per un cambiamento così profondo da riportarci in equilibrio con il resto del mondo naturale, di cui comunque facciamo parte.

  Inoltre, non possiamo continuare con il solito linguaggio sociale-economico-politico, ma dobbiamo basarci su un più solido linguaggio scientifico-filosofico.

  Il Movimento del Sessantotto è rimasto pienamente in questo paradigma totalmente antropocentrico, molto diffuso ma ormai superato, anzi forse il Sessantotto è stata una  grande espressione ed esaltazione dell’antropocentrismo.

  L’altro movimento, quello sistemico-olistico, non-antropocentrico ma ecocentrico, più profondo, più filosofico, ma più lento e ancora in fase nascente, ci lascia qualche speranza, anche se abbiamo poco tempo a disposizione. Bisogna comunque rendersi pienamente conto che l’applicazione del suo sottofondo di pensiero significa la fine della civiltà industriale e la nascita di culture del tutto diverse, con l’eliminazione dell’economia, e forse anche del denaro stesso.

Altrimenti non ci resta che metterci sulla tolda del Titanic a goderci lo spettacolo.