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I blackout controllati dell'Europa

di redazionale - 07/11/2006

 


Ufficialmente, il blackout che ha colpito il nord Europa è derivato da un sovraccarico della rete dovuto ad un guasto che ha colpito la Germania, andando a gravare su una struttura già precaria. Scoppia così l'allarme della rete elettrica europea, che, stando ai primi rapporti, si è rivelata essere incapace di far fronte a situazioni di instabilità della struttura, proprio a causa dell'inefficiente manutenzione degli investimenti per svilupparla. A quanto pare sarà meglio preparare le candele perché il guasto che ha immerso nel nero l'Europa sarà il primo di una lunga serie, come attestato anche da una diagnosi degli specialisti: la rete elettrica è fragile si rivela sempre meno in grado di fare fronte agli sbalzi improvvisi dovuti all'onda di freddo o al guasto di una istallazione, che con i cambiamenti climatici sembrano moltiplicarsi. Molti hanno ventilato anche l'ipotesi di un blackout completo, evitato sinora solo dalle interconnessioni tra paesi europei .

La fragilità del sistema è doppia, arriva dalle linee ad alta tensione, e dunque dalla capacità di trasporto della corrente, e a monte, dalla produzione che, dovendo essere contemporanea rispetto al momento del suo utilizzo non riesce a far fronte ai picchi di utilizzo. Mentre il bisogno cresce ad un ritmo dell' 1,8% per anno, la produzione è calata in media dell'1,2%, secondo delle fonti dell'UTF. Si stima che occorrono almeno 700 mil. di euro di investimenti entro il 2030, per evitare la crisi dell'elettricità, ma con la liberalizzazione le società cominciano a tremare e non intendono addossarsi i costi e i rischi delle tecnologie che consentirebbero un'indipendenza energetica. Si parla dunque di ostacoli burocratici e non ostacoli finanziari, così come di barriere all'ingresso nei nuovi settori in cui i brevetti tecnologici sono nelle mani di una ristrettissima cerchia di persone.

Tuttavia quello della produzione o del trasporto di energia è il falso problema verso cui tutti si rivolgono, quando in realtà questa è una grande trappola in cui gli Stati stanno cadendo.
C'è da chiedersi come mai il Blackout colpisce sempre durante il fine settimana, quando la maggior parte degli apparati produttivi sono inoperativi, perché è coinciso con il primo soffio di tramontana, e per quale motivo in occasione dell'Opra di EO.N su Endesa, che gestisce la rete in Germania.

La dinamica del guasto che innesca la reazione a catena e il crollo del castello di carte resta sempre un giallo, in una continua vicissitudine di scarica barile. In un primo momento la rete di trasporto di elettricità tedesca Eone Netz parla di un taglio volontario di una linea ad alta tensione per permettere il passaggio di una barca di crociera norvegese, uscita da un cantiere navale. L'arresto programmato ha poi provocato un squilibrio tale nella produzione che ha lasciato al buio l'europa occidentale; per evitare un surriscaldamento che avrebbe trascinato un cedimento completo delle reti, dei sistemi di sicurezza automatica hanno tagliato il consumo anche in altri paesi. Altri hanno parlato di un surriscaldamento della rete per la brutale caduta delle temperature, o del mancato adattamento dell'apporto di energia eolica nella rete. Le cause possono essere molteplici, tuttavia le commissioni di inchiesta per accertare le cause a nulla servono se poi non servono ad evitare tali episodi, e quando l'unica soluzione è il rifinanziamento della rete.

Non a caso sembra arrivare proprio di lunedì la svolta nella vicenda dell'OPA su Endesa, compagnia spagnola, di E.On, gigante tedesco dell'energia, che ha accettato le nuove condizioni, nettamente più ammorbidite, imposte dalla Spagna, cedendo così alle condizioni dell'Europa. Ecco le prime reazioni, immediate e scontate, ma altre se ne preparano con una eco molto più profonda. Innanzitutto la fragilità della rete elettrica sinora gestita da imprese statalizzate mette ancor più in evidenza l'inefficienza dello Stato e la giusta politica della liberalizzazione e della privatizzazione, già in atto in Francia tra le società energetiche statali. L'unione europea ha agito nel campo dell'energia liberalizzando i mercati per aumentare la concorrenza nell'interesse dei consumatori, ma che sacrifica molto il "patriottismo economico", e piega ogni Stato al volere delle Istituzioni accentrate. Parlano di interconnessioni nella rete Europa per il semplice motivo che devono promuovere la costituzione di un'entità europea per la gestione delle reti: un unico ente a livello europeo in cui accentrare le decisioni delle concessioni di distribuzione e di manutenzione. È un'alternativa proposta da Prodi in persona, ma che tuttavia non piace ai governi europei che già da tempo stanno lottando contro la privatizzazione di Gdf e l'infiltrazione dei capitali russi nelle maggiori multinazionali. La paura della dipendenza energetica dalla Russia e dalla stessa Comunità Europa è molto temuta in Europa settentrionale, mentre l'Italia non è adeguatamente sensibilizzata su tale evenienza, tanto che essa stessa ha promosso una stretta relazione con la Russia.
Non si può parlare di crisi energetica senza considerare i bug nei sistemi delle reti, i blackout controllati che giungono sempre nel fine settimana, con un panico diffuso e poi accentuato dai media ai quali fa sempre seguito la eco delle Istituzioni pronte ad offrire una terapia.
Il sabotaggio è in atto, e questo tipo di incidenti si moltiplicheranno sempre più fin quando la massa non sarà sufficientemente sensibilizzata sulla necessità di implementare le centrali nucleari o attivare nuove partership, che tuttavia non porteranno mai all'indipendenza energetica. Non può esservi free energy senza la consapevolezza nelle persone della sua esistenza. Ma se non lottano per la sussistenza energetica e la sostenibilità, come si può entrare in quell'ottica che porterà l'uomo nella free energy?