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Un pessimo clima per madre terra

di Giuseppina Ciuffreda - 08/11/2006


Elizabeth Kolbert e' partita con un obiettivo preciso: documentare il
cambiamento climatico. Ha viaggiato in America, in Europa e nelle aree
polari. Ha parlato con scienziati e archeologi, con gli abitanti locali. Ha
letto i rapporti scientifici piu' importanti degli ultimi trent'anni. Nel
2005 ha raccontato le spedizioni in tre articoli pubblicati dal "New
Yorker", diventati poi un libro, Cronache da una catastrofe, uscito
quest'anno in italiano per Nuovi Mondi Media, con cui affronta anche la
relazione tra scienza e politica del riscaldamento globale.
Kolbert descrive eventi macro e fenomeni minuti. Osserva migrazioni
inconsuete di farfalle e si inoltra nelle foreste tropicali dal regime delle
piogge mutato. Viaggia nelle zone polari dove le calotte si stanno
sciogliendo: se dovessero crollare, e l'ipotesi non e' fantasiosa, il
livello di tutti i mari si alzerebbe di dieci metri. Studia i risultati di
ricerche su antiche civilta' scomparse per siccita' prolungate. Convinta che
il cambiamento climatico sia un fattore potenzialmente destabilizzante dal
punto di vista geopolitico, giudica ottusamente colpevoli le risposte dei
governi e delle grandi imprese.
Secondo Kolbert gli Stati Uniti hanno il governo che piu' promuove gli
"scettici" sull'effetto serra, insieme a Exxon, General Motors e ai gruppi
produttori di carbone. Disinformazione voluta, perche' "tra i veri
scienziati e praticamente impossibile dimostrare che vi e' disaccordo sui
dati fondamentali riguardanti il riscaldamento globale", e irresponsabile:
le misure locali sono importanti - lo dimostra l'iniziativa comune lanciata
nel 2005 dai sindaci Usa - ma per modificare l'economia in modo da
contrastare l'emissione di carbonio e' necessario l'intervento dei governi.
*
Se l'inchiesta di Elizabeth Kolbert e' un invito pressante all'azione
rivolto alla societa' civile e ai governi, l'ultimo libro dello scienziato
inglese James Lovelock, La rivolta di Gaia (Rizzoli), e' lapidario: la
civilta' e' a rischio serio di scomparsa. Potrebbe essere gia' troppo tardi
per prevenire un cambiamento irreversibile del clima. Ma non tutto e'
perduto: se agiamo subito, possiamo guadagnare un po' di tempo.
A differenza dei testi in cui esponeva le sue idee piuttosto eccentriche, la
"rivolta" non ha avuto l'eco che meritava. forse a causa dell'opzione
nucleare. I "pro nuke" hanno esultato, relegando in secondo piano l'allarme
rosso che veniva lanciato, mentre gli ambientalisti hanno di fatto ignorato
il volume. Giudizio superficiale e decisione eccessiva. Si puo' essere
contrari all'uso dell'energia nucleare per fissione e favorevoli piuttosto
alla riduzione dei consumi, alla decrescita conviviale, senza per questo
gettare via il contributo scientifico e umano di Lovelock.
Che e' un grande scienziato, capace di lavorare sull'atmosfera di Marte con
la Nasa e allo stesso tempo di inventare un congegno semplicissimo ed
efficace che indica la presenza anche infinitesimale di pesticidi. Ma, con
Lynn Margulis, e' soprattutto autore dell'ipotesi Gaia, secondo la quale la
Terra e' un organismo vivente che autoregola la propria temperatura e la
propria chimica; attivita' diretta a garantire l'abitabilita' del pianeta.
Un'idea che nel 2001 e' stata finalmente accettata dalla comunita'
scientifica. Lovelock e' quindi lo scienziato che piu' conosce il modo di
funzionare della Terra e se afferma che il sistema di autoregolazione di
Gaia sta collassando, dobbiamo starlo a sentire.
A questo punto, sostiene, e' profondamente sbagliato continuare con il
business as usual ma anche con lo sviluppo sostenibile perche' non abbiamo
tempo: "la febbre del riscaldamento puo' essere gia' fuori controllo" e
"quando la Terra avra' cominciato la rapida transizione al suo nuovo stato
piu' caldo, il cambiamento climatico sconvolgera' la politica e l'economia".
Eventi straordinari potrebbero abbattersi su ogni regione: inondazioni e
tempeste mai viste da migliaia di anni, "ondate di calore intollerabili e
letali" di cui nell'estate del 2003 abbiamo avuto un assaggio. Dobbiamo
dunque cessare il consumo di combustibili fossili il piu' rapidamente
possibile e diminuire le aree destinate all'agricoltura industriale,
attivita' che produce erosione e inquinamento, privando Gaia di ecosistemi
naturali che le sono necessari per mantenere stabile il clima e la chimica
del pianeta.
*
Lovelock si ritiene uno scienziato interno al mondo "verde" ed ha una grande
stima per gli ecologi profondi Arno Naess, Teddy Goldsmith e Stephen
Harding. Li ritiene testimoni di un retto modo di vivere e pionieri cui
affidare il lascito della civilta' se non riusciremo a fermare il
riscaldamento globale. Ma finche' sara' possibile vuole tentare di tutto per
impedire la devastazione della Terra. Pensa persino a ingegnerie spaziali
per diminuire la temperatura - ombrelli cosmici e simili. Sa che ci manca
ormai la percezione intuitiva del pericolo in cui si trova Gaia, e noi con
lei, cosi' ci invita a immaginare cosa sarebbe la nostra vita senza energia:
la nostra civilta' si fermerebbe e piomberebbe nel caos. I rimedi che
propone sono sul breve e lungo periodo.
Per l'oggi indica le centrali nucleari, di cui ritiene esagerati i pericoli
prospettati. E' certo la soluzione piu' semplice per la Gran Bretagna, che
sta per spendere miliardi per smantellare quelle che aveva costruito. Sul
lungo periodo pensa a un mix di energie, prime fra tutte la fusione nucleare
e il solare. E' contrario alle centrali eoliche, salvo per le grandi pianure
degli Stati Uniti e della Russia, perche' perturbano il clima locale e
deturpano paesaggi nati dalla sapiente relazione tra lavoro umano e natura,
e inutili se vicino alle coste visto che l'innalzamento del livello dei mari
le spazzerebbe via.
*
Fantasie? Timori assurdi? Forse lo scenario futuro non e' cosi' fosco ma il
pericolo e' reale. Noi intanto perdiamo tempo confliggendo su problemi
secondari invece di mutare radicalmente i nostri stili di vita preparandoci
a fronteggiare le emergenze con politiche comuni a livello locale, nazionale
e planetario. Non cerchiamo di creare un'economia che consenta a tutti di
soddisfare i bisogni di base senza aggiungere gas serra agli attuali, anzi,
diminuendoli. Dovremmo cambiare mentalita', abbandonare l'idea di dominio.
Capire che l'ambiente non e' modificabile a nostro piacimento, che ci sono
vincoli cui dobbiamo adeguarci. Che e' necessario comprendere come funziona
Gaia perche' il nostro benessere, la nostra vita, dipendono dalla sua
salute.
Dopo anni di ricerche la comunita' scientifica internazionale non e' ne'
divisa ne' incerta: esiste l'effetto serra, il clima sta cambiando e una
delle cause piu' rilevanti, e l'unica su cui possiamo intervenire, e'
l'immissione nell'atmosfera di anidride carbonica derivata dalla bruciatura
di combustibili fossili. In discussione sono i tempi del cambiamento, quali
fenomeni provochera' e la loro intensita', quali misure prendere. La scarsa
lungimiranza dei politici e le pressioni delle grandi imprese petrolifere
hanno impedito finora di agire le strategie radicali raccomandate dagli
scienziati. Negli ultimi tempi qualcosa si e' mosso tra i politici. Vedremo
da domani a Nairobi, se sono volonta' serie o soltanto manovre elettorali.

 

Giuseppina Ciuffreda, intellettuale femminista ed ecologista, giornalista,
direttrice editoriale di "Cns. Ecologia politica"; scrive sul quotidiano "Il
manifesto". Opere di Giuseppina Ciuffreda: con Nicole Janigro (a cura di),
Vivere altrimenti, Pratiche, Milano 1997.
Elizabeth Kolbert, giornalista statunitense, scrive di attualita'
politico-scientifica per "The New Yorker"; in precedenza e' stata reporter
del "New York Times"; suoi articoli sono pubblicati regolarmente da "Vogue",
"The New York Times Magazine", "The Los Angeles Times"; nel 2003 il suo nome
e' comparso nella raccolta "The Best American Science Writing 2003" (i
migliori scritti scientifici d'America) e nel 2002 nel "Best American
Political Writing 2002" (i migliori scritti politici d'America). Opere di
Elizabeth Kolbert: Cronache da una catastrofe. Viaggio in un pianeta in
pericolo: dal cambiamento climatico alla mutazione delle specie, Nuovi Mondi
Media, 2006.
James Lovelock (1919), medico, biofisico, chimico, ambientalista, scrittore,
ricercatore indipendente, e' membro della Royal Society inglese e visiting
professor di cibernetica alla Reading University; ha collaborato ai
programmi spaziali della Nasa; specialista in gascromatografia, ha inventato
un congegno che ha rivoluzionato le analisi ambientali; ha proposto
"l'ipotesi Gaia" fin dal 1972 in collaborazione con Lynn Margulis. Opere di
James Lovelock: Gaia. Nuove idee sull'ecologia, Bollati Boringhieri, Torino
1981; Le nuove eta' di Gaia, Bollati Boringhieri, Torino 1991; Gaia: manuale
di medicina planetaria, Zanichelli, Bologna 1992; Omaggio a Gaia. La vita di
uno scienziato indipendente, Bollati Boringhieri, Torino 2002; La rivolta di
Gaia, Rizzoli, Milano 2006]