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Esportare la democrazia solo una pretesa astratta

di Gian Guido Vecchi - 12/11/2006

 Il Patriarca di Venezia invita a raccogliere la critica «orientale» 

Il cardinale Scola: «Distinguere Cristianesimo e Occidente»

Invita i cristiani a saper raccogliere «la critica "orientale"» all' Occidente, a porsi «interrogativi coraggiosi» su «la pretesa di ridurre la religione a un fatto privato» ma anche «la pretesa intellettualistica e astratta delle "democrazie da esportare"». Con tanti saluti (anche) alla politica Usa: «Possiamo oggi non domandarci se il grande appello di Giovanni Paolo II contro la guerra in Iraq non fosse una voce profetica da ascoltare?».

È una riflessione importante, quella pubblicata ieri dal cardinale Angelo Scola sulla rivista Oasis, diffusa fra Europa, Africa, Asia e America in quattro edizioni bilingue (italiano-arabo, inglese-arabo, francese-arabo, inglese-urdu) e creata dallo stesso Patriarca di Venezia per «sostenere le minoranze cristiane» nei Paesi islamici e insieme favorire conoscenza e dialogo. Il quarto numero è incentrato su «I cristiani e l' 11 settembre», una meditazione intorno all' enigma del male, la salvezza della Croce e le responsabilità dei fedeli, «la nostra fedeltà al messaggio cristiano».

Scrive il cardinale: «Penso ad esempio che sia necessario riflettere sul perché in Oriente sia stata resa possibile una confusione così totale tra Cristianesimo e civiltà occidentale». Una confusione «che consente a tanti fratelli islamici di denunciare insieme Cristianesimo e Occidente come se fossero la stessa cosa, accomunati dalla stessa decadenza». Non possiamo «limitarci a liquidarla come una critica semplicistica», osserva Scola. Di qui gli «interrogativi» che i cristiani devono porsi insieme allo sforzo di «conoscere l' Islam, conoscere gli Islam», declina al plurale.

È la proposta di Oasis, «parlare con l' Islam attraverso i nostri fratelli cristiani d' Oriente, la loro esperienza millenaria», un atteggiamento di «presenza» opposto all' «astrazione» e «presunzione» degli occidentali «che diventa facilmente complesso di superiorità». Si tratta di «deintellettualizzarci», ci sono domande assai concrete: «Possiamo ridurre il problema della sicurezza in Occidente ai soli fattori tecnici e di contenimento? Come l' Europa può interloquire con gli Stati Uniti? È giusto pensare che si debba rispondere agli uomini-bomba con la rappresaglia? In che senso si può prevenire una minaccia? Dove arriva l' uso della forza?».

Gli occidentali «credono di avere una spiegazione di tutto» ma la «grande cultura, avendo perso la soggettività che era alle spalle, è diventata il grande meccano: pezzi da smontare e montare in un gioco sempre più astratto e rarefatto: formuliamo teorie sempre nuove e perdiamo di vista la realtà».