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Negazionisti del global warming. Chi li paga?

di redazionale - 13/11/2006

 
Interessante articolo su un giornale scientifico, il New Scientist, (1) che finalmente osa squarciare il velo su cosa cè dietro l'infinita diatriba "global warming si, global warming no".

Siamo bombardati da anni con articoli contraddittori, in cui illustri scienziati smentiscono altri loro illustri colleghi sulla realtà del cambiamento climatico. Al punto che persino l'opinione pubblica è divisa in proposito. Il New Scientist, in attesa del nuovo report dell'IPCC, agenzia ONU sul clima, che uscirà in Febbraio, ha scoperto che ogni volta che esce un nuovo report si abbatte un'ondata di calunnie e diffamazioni sugli scienziati che l'hanno redatto, al punto di rovinargli la carriera. C'è una strategia dietro tutto ciò?

Molti scienziati coinvolti nello studio dei cambiamenti climatici riportano al New Scientist, senza essere nominati, che c'è un esteso network di gruppi lobbistici e scienziati coinvolti nella negazione del global warming. Le industrie dell'automobile, del carbone e del petrolio hanno coordinato e finanziato attacchi a chi sostiene la realtà dei cambiamenti climatici. Talvolta ciò è stato realizzato attraverso gruppi lobbistici di Washington quali il Competitive Enterprise Institute, i cui dirigenti includono Myron Ebell, ex negoziatore sul clima per la Casa Bianca. Recentemente, il CEI ha mandato in onda uno spot per smentire il cambiamento climatico. Finanziatori del CEI hanno incluso la ExxonMobil, la General Motors e la Ford.
Alcuni scienziati "scettici" sono pagati direttamente dall'industria. La Rural Electric Association del Colorado, ad esempio, ha esortato le altre compagnie elettriche a supportare il lavoro di uno scienziato contrario all'"allarmismo", finanziando il lavoro dello scienziato con 100.000 dollari.

Kevin Trenberth, il primo scienziato a collegare l'uragano Katrina al cambiamento del clima, ha subito in seguito un vero e proprio mobbing: "Vogliono che io sia licenziato o che mi dimetta", afferma.

Ricordiamocelo, la prossima volta che sentiamo "Il cambiamento del clima è una cosa normale". Potrebbe non essere una voce del tutto "scientifica".



(1) http://www.newscientist.com/channel/opinion/us/mg19225765.000.html