Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Delle pene e delle carceri

Delle pene e delle carceri

di Massimo Fini - 28/11/2006

 

Quasi duemila detenuti,
dei 17 mila che
hanno usufruito dell’indulto,
sono rientrati in
carcere per aver commesso
reati, anche gravi e gravissimi
come l’omicidio. Senza
contare quelli che non sono
stati beccati. Andando
avanti di questo passo entro
due anni tre quarti dei detenuti
liberati saranno tornati
nelle prigioni di Stato
sovraffollandole come prima
e saremo punto e a capo.
Com’era ampiamente prevedibile
e come era stato puntualmente
previsto, anche
da noi, perché così parlano
le statistiche relative ai precedenti
provvedimenti di clemenza.
Adesso il ministro dell’interno
Giuliano Amato ci fa
sapere che sopporta «con un
senso di disagio gli effetti
delle scarcerazioni, perché è
chiaro che un provvedimento
come l’indulto crea problemi
a chi fa il nostro lavoro,
alle forze dell’ordine
votate quotidianamente alla
caccia dei delinquenti col
risultato che dopo averli
presi li vedono ritornare in
libertà poco tempo dopo».
«Il problema - ha sentenziato
Amato - è la certezza della
pena».
Oh bella, ma non lo sapeva
il ministro Amato che queste
erano le conseguenze dell’indulto?
Non lo sapeva che un provvedimento
del genere, oltre a essere inutile
in sé, perché i detenuti
liberati tornano ad affollare
le carceri, dannoso perché
manda a vuoto centinaia di
migliaia di processi che verranno
celebrati per nulla, ha
come ulteriore conseguenza
quella di incrinare ulteriormente
la “certezza della
pena”, che in Italia, per la
lunghezza dei procedimenti,
è già un optional, con l’altra
grave conseguenza di indurre
anche altri soggetti a
delìnquere dato che, in un
modo o nell’altro, hanno
molte probabilità di farla
franca? Non lo sapeva Giuliano
Amato che la pena
oltre la funzione di punire il
reo ha anche quella, forse
più importante, di agire da
deterrente, di fare, per dirla
con l’Autolisei, «da controspinta
alla spinta criminosa»
per scoraggiare chi ha tendenze
malavitose?
Se non lo sapeva è un incompetente.
Se lo sapeva è un
irresponsabile.
Un ministro degli Interni ha
i mezzi per impedire che sia
varata una legge che ha conseguenze
così pesanti nel settore
in cui deve operare. E se
non ci riesce, pur essendo
convinto che la legge e nefasta,
ha il dovere di dimettersi
e tornare nella sua villa di
Ansedonia a giocare a tennis
con Giuseppe Tamburrano,
che sarebbe meglio per tutti,
soprattutto per la tranquillità
e la sicurezza dei cittadini.
Ma questa non è certo
cosa per uno specialista del
surfing politico come Giuliano
Amato.
E ora? A cosa fatta, all’indulto
non si può rimediare.
Però si potrebbe perlomeno
lavorare per il futuro varando
riforme strutturali che
non costringano ogni due
anni a svuotare le carceri.
Ma più importante e la drastica
riduzione dei tempi del
processo penale che ridurrebbe
anche i tempi della
permanenza in carcere dei
detenuti in attesa di giudizio,
cosa che oltre a rendere giustizia
a molti innocenti (perché
chi è in attesa di giudizio
può benissimo essere innocente)
sfoltirebbe anche le
galere, carceri. Ma da teste
come quelle di Mastella e di
Amato e, in generale, dei
parlamentari italiani, non
c’è da aspettarsi tanto, visto
che il gravissimo problema
dell’abnorme durata dei processi
esiste da un quarantennio
e la nostra classe dirigente
non ha mai pensato di
porvi rimedio, anzi dopo
Mani Pulite, per mettere al
riparo politici e ‘colletti
bianchi’ da spiacevoli conseguenze
penali delle loro azioni
criminali, ha ulteriormente
inzeppato il processo di
leggi cosiddette ‘garantiste’
che lo portano dritto e di
filato a cadere sotto la mannaia
della prescrizione i cui
termini sono stati nel frattempo
abbreviati grazie a
una legge completamente
priva di logica (se i processi
si allungano anche i tempi
della prescrizione dovrebbero
essere allungati e non
accorciati-elementare Watson).
E allora si costruiscano
almeno nuove carceri visto
anche che quelle che ci sono,
sovraffollate o no, sono invivibili
e disumane come hanno
denunciato ieri l’altro gli
agenti di custodia con una
manifestazione davanti a
Palazzo Chigi.
Per far questo non occorre
una scienza giuridica che
Mastella, Amato and company
hanno dimostrato di
non avere. Basta mettere
mano al badile.