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Anoressia maschile in aumento

di redazionale - 30/11/2006

Fonte: il Quotidiano

I pazienti anoressici uomini rappresentano il 4,1% della popolazione, t ra i sintomi manifestati, depressione (35,6%), attacchi di panico (9,5%), alcolismo (3,4%) o nessun sintomo (35%)

Roma, 28 novembre 2006 - L'anoressia è malattia che riguarda esclusivamente le donne? Ci si ammala per indossare la famigerata taglia 38 delle modelle? Oggi si scopre che non è così: risale infatti al 1689 il primo caso di anoressia maschile: un ragazzo di 16 anni, figlio di un pastore protestante inglese, era affetto da anoressia nervosa dovuta ad una progressiva mancanza di appetito causata da «studio eccessivo» e «dalle sofferenze della mente», e non rispondeva alle cure tradizionali.
Il dottore inglese Richard Morton formulò un'ipotesi sensazionale per l'epoca: il problema non era di natura organica, ma nervosa. Consigliò al giovane di abbandonare gli studi e trasferirsi in campagna per distrarsi: la strategia funzionò. Quindi il «paziente zero» del più drammatico e pericoloso dei disturbi alimentari era un maschio. Ci sono voluti due secoli prima che altri scienziati prendessero in considerazione l'anoressia negli uomini. Del problema parla il settimanale Grazia, in edicola domani.
Ancora oggi rinunciare ad alimentarsi fino alle estreme conseguenze è visto come un problema esclusivamente femminile. Invece è sbagliato: le statistiche descrivono il fenomeno dell'anoressia maschile in aumento, nonostante il rapporto sia ancora tutto sbilanciato in favore delle donne (10 a 1). Le stime variano secondo le fonti, ma gli esperti concordano nel collocare intorno alle 14-15 mila unità i casi di anoressici nel nostro Paese. Ed è possibile che siano valutazioni sottostimate.
Da un'indagine del Centro Ricerche Aba, Associazione bulimia anoressia - Anna Maria Speranza dell'Università La Sapienza di Roma, risalente al periodo 1997-2001, i pazienti anoressici uomini rappresentano il 4,1% della popolazione e hanno i primi sintomi in media a 17 anni. Il 48,7% di loro è uno studente, mentre il 26,3% è rappresentato da impiegati; il 13% sono, invece, disoccupati o lavoratori saltuari.
Tra i sintomi manifestati, depressione (35,6%), attacchi di panico (9,5%), alcolismo (3,4%) o nessun sintomo (35%).
La diagnosi di anoressia nervosa nei maschi non è affatto semplice: «I medici, spesso, non si aspettano di trovarsi di fronte un uomo anoressico e associano i sintomi del paziente ad altre patologie», spiega, sul settimanale Grazia, la psicologa Maria Concetta Cirrincione, consulente del sito psiconline.it. «I criteri diagnostici dell'anoressia sono stati finora incentrati sulla donna. Uno dei più importanti sintomi della malattia è considerata l'alterazione del ciclo mestruale. Molti casi di anoressia maschile, quindi, non sono riconosciuti come tali».
Di anoressia maschile si parla poco e malvolentieri, quasi fosse un tabù: difficile far accettare a un uomo l'idea di essere colpito da una malattia «da donne». Rispetto alle donne i maschi tendono a negare il problema e, anche se ne prendono coscienza, non ne parlano apertamente. Come si spiegano allora i casi in aumento di cui parlano le statistiche? Su questo aspetto gli specialisti sono divisi. Alcuni parlano di un incremento reale, dettato soprattutto dall'influenza dei media e dai cambiamenti dei modelli culturali. «L'immagine mediatica del maschio ideale non è incentrata sulla magrezza, come per le donne», dice ancora la dottoressa Cirrincione, «ma sulla forma fisica. Non deve sorprendere, quindi, che la principale causa di perdita di peso nei maschi anoressici sia l'eccesso di esercizio fisico».
Altri hanno una teoria diversa: il dottor Fabio Galimberti dell'Associazione bulimia anoressia (Aba) non crede in un aumento numerico, come spiega su Grazia, ma piuttosto in una crescita di «uomini che cercano una cura, perchè ormai si parla sempre di più dei disturbi maschili del comportamento alimentare ed è dunque diventato socialmente più lecito per un maschio chiedere aiuto».
E mentre nelle donne il momento in cui si manifesta per la prima volta la malattia coincide con lo sviluppo sessuale, negli uomini avviene più tardi. Proprio la sessualità è un elemento fondamentale per indagare sulle differenze tra anoressia maschile e femminile: «I maschi usano l'anoressia come uno strumento per arrivare più disinibititi al primo incontro con l'altro sesso», dice Galimberti. « Dimagrendo e raggiungendo il proprio ideale estetico hanno la conferma del proprio valore».
Tutto il contrario delle donne, «che usano l'anoressia per mettere alla prova l'altro (»amami a prescindere dal mio corpo, desiderami come persona«) o per tenerlo a distanza attraverso la negazione della sessualità». Uno studio dei medici tedeschi Manfred Fichter e C. Daser ha dimostrato che l'80% dei maschi anoressici del campione era cresciuto «in famiglie che consideravano il sesso come un tabù» e, aggiunge la dottoressa Cirrincione, «quasi il 50% dei soggetti anoressici dichiara di essere incerto sulla propria identità sessuale». Ma non è tutto. L'anoressico - tipo è un «soggetto depresso, ipersensibile, con forti sensi di colpa e scarsa autostima», prosegue la psicologa, «l'ambiente familiare in cui cresce ha un ruolo centrale nello sviluppo della malattia. Un padre poco presente e una madre dominante e iperprotettiva sono quasi una costante nella vita degli anoressici».