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Il “nodo” afghano va sciolto. Facendo tornare tutti a casa.

di redazionale - 30/11/2006

 

Il “nodo” afghano va sciolto. Facendo tornare tutti a casa.
La Nato ha già fatto danni gravi alla distensione, prima aggredendo la Serbia nel 1999 addirittura senza uno straccio di mandato “internazionale” (senza rispettare, cioè, nemmeno le apparenze), e ora perseverando nell’aggressione dei padroni atlantici all’Afghanistan.
Altro che "mission possible" perchè dopo tre anni la Nato "sa cosa serve per riuscire", secondo quanto saccentemente ieri lanciato dal segretario generale dell'Alleanza atlantica, Jaap de Hoop Scheffer, poco prima dell'apertura del vertice della Nato a Riga, in Lettonia. Scheffer ha condito la sua analisi con una grande dose di fumo e di bluff, dichiarando “enormi progressi” nella forzata normalizzazione del Paese del Medio Oriente. Tra i denti ha poi ammesso che l'Alleanza ha avuto "un'estate difficile" perché doveva riprendere il controllo delle aree nel sud e nell'est e ci sono state gravi perdite di uomini e mezzi.
E gli "enormi progressi realizzati” dalle truppe d’invasione quali sarebbero? In Afghanistan, ha detto Scheffer, va avanti “il processo democratico”, che ha portato 87 donne in Parlamento, un po’ di assistenza sanitaria e di scuola. Come se fino a cinque anni fa sanità e scuola non esistessero.
Inosmma Scheffer ha fatto soltanto il controcanto al messaggio molto forte, indirizzato ai sudditi-alleati della Nato, da George W. Bush. Il presidente americano - in una conferenza stampa tenuta a Tallinn, in Estonia - ha chiesto infatti, senza mezzi termini, maggiore disponibilità ad accettare missioni di combattimento in Afghanistan.
E dunque la presenza dell'Alleanza Atlantica nel paese asiatico, ancora per nulla pacificato, diventa di nuovo di grande attualità. Anche al vertice di Riga, che è cominciato ieri. Lo dimostra anche il fatto che, nelle ultime ore, dai vertici dell'organizzazione - e cioè dai centri di comando Usa - sono state avanzate forti pressioni sui paesi dell'Unione europea - Italia e Francia, in primo luogo - affinché aumentino il loro impegno a Kabul.
In particolare il solito segretario generale della Nato, l'olandese Jaap De Hoop Scheffer, l’altra sera aveva dichiarato, senza mezzi termini, che in Afghanistan "bisogna fare di più. Al momento, posso contare solo sull'85% degli effettivi richiesti". Per non parlare, ha aggiunto, della carenza di mezzi. In un paese in cui i conflitti, specie al Sud, si moltiplicano.
Altro che “enormi progressi”. Il padrone vuole altri ascari, altre truppe coloniali da dispiegare al posto dei propri uomini, che devono essere trasferiti: servono a impedire il tracollo atlantico in Iraq.