Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Per una decrescita conviviale. Intervista a Mauro Bonaiuti

Per una decrescita conviviale. Intervista a Mauro Bonaiuti

di Mauro Bonaiuti/Thomas Schmid - 06/12/2006

 

 

Mauro Bonaiuti ha 40 anni e insegna Economia all'Università di Modena. Ha pubblicato vari libri sulla bioeconomia e la decrescita.

La teoria bioeconomica sostiene che il concetto di "sviluppo sostenibile" è tossico. Che vuol dire?

Come anche il buon senso suggerisce, la crescita continua della produzione di beni, e quindi dell'utilizzo di risorse ed energia, in un ambiente limitato è impossibile. Lo "sviluppo sostenibile" è dunque una contraddizione in termini, o meglio uno slogan per mantenere lo "status quo", per lasciare sostanzialmente inalterate le politiche di sviluppo, dandogli al più "una mano di verde".

Voi rispondete con l'idea di "decrescita sostenibile." Cosa significa?

Parlare di decrescita in un mondo in cui tutti teorizzano la crescita e lo sviluppo illimitati è anche volutamente provocatorio. Si tratta, tuttavia, di una provocazione che oltre a stimolare una auspicabile inversione di tendenza, ha un solido fondamento scientifico e razionale. Se da Bologna prendiamo il treno per Reggio Calabria e invece vogliamo andare a Reggio Emilia non basta rallentare: occorre scendere e prendere il treno nella direzione opposta. E il treno della crescita economica sappiamo ormai dove ci porta: nel baratro della catastrofe ecologica. Occorre dunque cambiare rotta.

Che soluzioni proponete?

Occorre innanzitutto rendersi conto che le risposte tradizionali, liberiste, marxiste e riformiste sono inadeguate. Dobbiamo ritrovare il gusto di una "sobrietà felice", che riveda criticamente le nostre abitudini di consumatori, reindirizzando così la produzione delle imprese verso processi sostenibili. Occorre poi trasformare il sistema produttivo in senso "conviviale." Conviviale è quella società in cui gli esseri umani conservano socialmente il controllo sui propri strumenti.

Note: