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OGM, la riscossa parte dal Lazio

di PierFrancesco Lisi - 11/12/2006

Anche se a volte sembriamo averci fatto l'abitudine, il rischio Ogm è una realtà che costantemente incombe sulla nostra salute, sull'ambiente, sul futuro e, senza dubbio, sull'agricoltura biologica.

Se per la nostra salute o per l'ambiente gli Ogm sono uno tra i tanti elementi di rischio di uno sviluppo dissennato, per l'agricoltura biologica la questione si prospetta, da qui ai prossimi anni, come il problema centrale. Sugli Ogm si gioca la possibilità stessa, in futuro, di continuare ad avere un'agricoltura biologica. Una premessa semplice, ma che è bene ricordare e ripetere spesso, per non doverci sorprendere domani, quando magari sarà forse troppo tardi.
Anche se la crescita delle colture Ogm sembra procedere in modo inarrestabile, la partita non è affatto chiusa. Un esempio per tutti. Sulla spinta delle proteste europee per la scoperta di riso contaminato da Ogm proveniente dal paese asiatico, la Cina, che pure ha investito qualcosa come 500 milioni di dollari sulla ricerca biotech, ha frenato e ha deciso, per ora, di non autorizzare le coltivazione di riso Ogm su scala commerciale.

In questa battaglia, che è destinata a durare ancora a lungo, il fronte anti-Ogm ha messo a segno in Europa un punto importante. Si tratta dell'approvazione, da parte del Comitato delle Regioni a Bruxelles, della relazione sugli Ogm presentata dal presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo.
La relazione è incentrata sul principio di precauzione e sulla necessità di garantire le produzioni agricole tipiche e biologiche dalla contaminazione degli Ogm. Nel valutare gli organismi transgenici, chiedono le Regioni d'Europa, non devono prevalere solo i criteri economici ma anche altri fattori, come la valutazione dei rischi reali per la salute e l'ambiente, la libertà di decidere il proprio futuro economico e la coesistenza con l'agricoltura tradizionale.

La posizione della regione Lazio, del resto, è in coerenza con la legge regionale approvata nell'ottobre scorso. Una legge per molti aspetti innovativi, perché affronta questioni molto concrete e anche molto sgradite alla lobby pro-Ogm. Una legge che, tra l'altro, vieta l'uso di alimenti transgenici nelle mense pubbliche, dalle scuole agli ospedali alle carceri, e che costringerà ristoranti e pubblici esercizi a dichiarare nei menù la presenza di alimenti Ogm, un po' come avviene oggi per gli ingredienti surgelati.
Oltre al contenuto della relazione presentata da Marrazzo, senz'altro condivisibile ed importante, è il metodo che incoraggia ad una certa dose di ottimismo: l'idea, cioè, che siano le Regioni d'Europa, interpreti sicuramente più vicine agli interessi dei cittadini, del territorio e degli stessi agricoltori, a farsi carico di una questione così delicata per i tanti aspetti coinvolti.

Sempre dal Lazio viene un'altra notizia positiva: la nascita di un'alleanza trasversale contro gli Ogm tra gli europarlamentari di diverse fazioni eletti nella regione. Uno schieramento davvero eterogeneo e trasversale, che va da Alessandra Mussolini fino ad Ivan Nardone di Rifondazione Comunista, passando per l'astronauta Umberto Guidoni dei Comunisti Italiani, Nicola Zingaretti dei Ds, Alfredo Antoniozzi di Forza Italia, Roberta Angelilli ed Alessandro Foglietta di An. Può sembrare una trovata un po' demagogica ma, al contrario, si può pensare che inizi a farsi strada la convinzione che quella degli Ogm stia diventando davvero, come ha detto l'assessore all'agricoltura del Lazio, Daniela Valentini, “una battaglia che da oggi non avrà colore, perché la salute dei cittadini ed il futuro degli agricoltori non sono problemi di schieramenti politici”.