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Unser Land: il mercato globale perde una briciola in Baviera

di Andrea Saroldi - 15/12/2006

 

 

La pagnotta può rappresentare un buon punto di attacco per trasformare il territorio, vi parrà strano, ma potrebbe essere la morale di questa storia che inizia a Monaco di Baviera nel ‘92, quando la signora Elsbeth Seiltz si presenta all’ufficio del Ministero della Agricoltura chiedendo informazioni per partecipare ai programmi finanziati dal Ministero. A riceverla trova il funzionario Hans-Peter Senger, che le chiede quale azienda rappresenti. Lei risponde di essere casalinga, ma di portare con sé valori sociali ed ambientali. D’altronde il termine economia significa in origine l’arte di gestione della casa, per cui è naturale che sia una casalinga ad avviare trasformazioni economiche.

Superato lo stupore iniziale, Senger scopre che questi valori hanno portato la signora Seiltz a fondare una “Comunità Solidale” radunando l’opera volontaria di consumatori, ambientalisti, commercianti, produttori e delle Chiese (cattolica e protestante) per commercializzare nei mercatini del suo distretto un pane tradizionale; l’esperimento aveva avuto qualche difficoltà, e per questo la signora Seiltz chiedeva di partecipare ai programmi del Ministero.

Da questo incontro nascerà una di quelle “utopie concrete” in grado di trasformare il territorio crescendo e radicandosi un po’ alla volta, ma andiamo con ordine. Nel ‘94 viene avviato il programma “Brucker Land”, nel distretto di Fürstenfeldbruck a ovest di Monaco (il distretto, “Landkreis”, è una unità amministrativa tedesca costituita da un insieme di comuni vicini, qualcosa di simile alla nostra provincia ma più piccolo). Gli obiettivi del progetto sono: realizzare una rete di produzione, trasformazione e distribuzione di prodotti alimentari che rispetti l'ambiente, completare il più possibile localmente i cicli produttivi e distributivi, e così facendo conservare, valorizzare e potenziare le strutture, le professionalità e l'occupazione locali in panifici, mulini, caseifici, macellerie, birrifici ed esercizi di ristorazione.

Il programma Brucker Land si basa su di un marchio che certifica la provenienza locale di un prodotto realizzato secondo il rispetto dell’ambiente e delle tradizioni. Nel ‘98, dopo quattro anni dal lancio, si producono 500’000 litri di latte e 1,5 tonnellate di formaggio al mese certificate Brucker Land. In un anno si contano 14’000 litri di succo di mela, 650 hl di birra, 6000 Kg di pasta e 3000 Kg di miele. Nel distretto di Fürstenfeldbruck il 15% del pane è marchiato Brucker Land e il 90% della popolazione conosce il marchio.

Oggi ci troviamo a Weilheim, a 50 Km a sud di Monaco, in un paesaggio ricco di foreste, laghi epascoli; qui abita Hans-Peter Senger che lavora all’Ispettorato del Ministero per l’Agricoltura e continua a seguire il progetto nei suoi sviluppi. L’idea si è infatti estesa, ed il programma coinvolge nove distretti dell’Alta Baviera intorno a Monaco. Il logo del marchio è rimasto lo stesso, ma ogni distretto utilizza un suo nome (Brucker Land, Dachauer Land, Landsberger Land, ...). Il programma complessivo prende invece il nome di “Unser Land”, che significa la nostra terra, il nostro territorio. Sono coinvolte 300 aziende agricole per grano, patate, carne e succhi, altri 100 piccoli produttori per il miele, 90 panifici, 6 macellerie, 16 ristoranti e una gastronomia. Il marchio è presente anche a Monaco all’Oktober Fest e in quattro ristoranti.

Per consentirmi di indagare su questa trasformazione del territorio verso la autosostenibilità, Hans-Peter mi porta con sé alla panetteria del paese di Wildsteig per l’inaugurazione della partecipazione al programma. Qui trovi le personalità: tra gli altri, il sindaco, un rappresentante della Chiesa, i volontari della Comunità Solidale e qualche giornalista. Christian Berghammer, fornaio e panettiere del paese, mi spiega di aver deciso di partecipare al programma Unser Land per utilizzare il grano locale, perché questo fatto costituisce un argomento in più verso i consumatori. La farina viene ottenuta da un mulino locale macinando grano anch’esso certificato; il grano viene pagato circa il doppio agli agricoltori, mentre il pane viene a costare il 20% in più al consumatore finale.

La risposta dei consumatori è ottima. In un paese vicino, a Peiting, il panettiere che ha aderito al programma ha visto raddoppiare le sue vendite. Werner Kräh, unico panettiere del piccolo paese di Oderding, spiega che questo è l’unico modo che hanno i piccoli per sopravvivere, con il sostegno della Comunità Solidale.

Dopo il pane, è la volta della macelleria di Wildsteig. Qui tutta la carne venduta è certificata Unser Land, ad eccezione del tacchino per cui non esiste ancora il marchio. La macelleria aderisce al programma da tre mesi, e la risposta degli abitanti è stata positiva. Ma la applicazione del marchio è solo l’ultimo passo di un processo lungo che coinvolge i produttori a monte, cercando di mantenere i rapporti già instaurati con i propri fornitori, ma modificando i metodi di produzione lungo la filiera del prodotto. Questa è forse la difficoltà maggiore che incontra il programma, ricompensata però dalla creazione di alleanze tra i produttori della zona, che vengono a trovarsi coinvolti in una rete fiduciaria di scambi di prodotti ed esperienze.

L’ultima tappa del nostro viaggio ci porta all’azienda agricola “Gut Granerhof”, che produce alimentari e gastronomia per quattro ristoranti di Monaco di proprietà della stessa catena. Qui si producono carne, salumi e le specialità tipiche di pasta (knodel, maultasche) fino a soddisfare il 95% delle necessità dei ristoranti. La signora Vollmer ci spiega che la risposta a mucca pazza non sta solo nella certificazione, ma nella creazione di un contatto con i consumatori. Nei loro ristoranti, che servono per lo più menù tipici bavaresi, presentano l’azienda con un giornalino e invitano i clienti a visitarla; tutto questo produce legami di fiducia tra i produttori e con i consumatori.

Dopo aver circondato Monaco, e dopo l’invio di “avanguardie” nei ristoranti e all’Oktoberfest, la prossima estensione del programma Unser Land prevede la conquista della capitale della Baviera. Si tratta di un passo importante, che però va preparato con cura iniziando a tessere le relazioni con i produttori.

Questo è il pensiero di Hans-Peter Senger, che è meglio avanzare lentamente ma trovando delle soluzioni tutti insieme, e che la costruzione per essere solida richiede di porre una pietra dopo l’altra, ognuna al suo posto. Ai miei occhi di visitatore tutto questo sembra fantastico, perché il programma Unser Land porta a realizzare contemporaneamente una quantità incredibile di benefici: la chiusura locale dei cicli con la riduzione di inquinamento e consumi energetici, il rispetto dell’ambiente in particolare per la drastica riduzione dei pesticidi, la sopravvivenza dei piccoli agricoltori e commercianti, la valorizzazione della tradizione, la promozione di fonti di energia e risorse rinnovabili e soprattutto la creazione di legami di fiducia tra i produttori e con i consumatori; e tutto questo attraverso una semplice etichetta appiccicata su di una pagnotta.

Insomma, secondo me si tratta di una rivoluzione silenziosa in cui la comunità locale, a partire dai suoi bisogni, sforna insieme alle pagnotte soluzioni concrete e praticabili alle sfide della globalizzazione. Tessendo rapporti ed alleanze si creano circuiti economici e culturali che si sottraggono all’egemonia del supermercato mondiale; si tratta in un certo senso di rifiutare lo scontro aperto sul campo del tre per due, ma spingere la sfida nell’intricata foresta dei simboli dove i rapporti di forza appaiono rovesciati.

BOX

Come funziona “Unser Land”

Il programma Unser Land si realizza attraverso due tipi di organizzazioni, le Comunità Solidali e la Unser Land GmbH. Le Comunità Solidali (“Solidar Gemeinschaft”) sono associazioni di volontariato presenti in tutti i distretti che partecipano al programma; le cinque colonne portanti sono le organizzazioni dei consumatori, degli ambientalisti, dei commercianti, dei produttori e delle Chiese (cattolica e protestante). Le Comunità Solidali, attraverso il dialogo tra i suoi partecipanti, definiscono le regole per la attribuzione del marchio; inoltre si occupano di sensibilizzare i consumatori e di promuovere la diffusione del marchio sul territorio.

La società Unser Land GmbH si occupa invece della parte commerciale e della gestione del marchio per quanto riguarda la sua attribuzione ed i controlli. Il marchio Unser Land è ora disponibile per questi prodotti: pane tradizionale, grano, farina, pasta, carne (bovina, suina, agnello, cervo e cerbiatto), salumi, uova, patate, miele, succo di mela, latte, formaggio, birra, olio di colza, legna, bio diesel (combustibile ricavato dall’olio di colza), pannelli solari termici, pannelli solari fotovoltaici. Si sta studiando la applicazione del marchio anche per l’energia e la lana.

Le regole per la attribuzione del marchio prevedono la provenienza locale del prodotto e la conoscenza e certificazione dell’intera filiera produttiva. Per i prodotti agricoli si richiede un regime di produzione controllata in cui i pesticidi non sono in generale ammessi, ma vengono accettati solo in casi molto gravi in accordo con una autorità di controllo che ne autorizza l’utilizzo. Per l’allevamento si richiede la documentazione completa sui capi e un utilizzo estremamente limitato di antibiotici, anche qui solo in casi particolari. Per quanto riguarda i mangimi degli animali il grano utilizzato deve essere della regione, la soia non deve essere geneticamente modificata e non sono ammesse farine né latte in polvere. Il marchio prevede infine un prezzo minimo di vendita, sia nei passaggi intermedi che verso i consumatori finali. Questi criteri sono comunque in evoluzione e possono cambiare, secondo il confronto tra consumatori e produttori che avviene all’interno delle Comunità Solidali.

Per informazioni ci si può rivolgere (in tedesco) a: Sabine Brückmann, Unser Land, Am Seestall 33, 85625 Glonn, Germania, tel. 0049-8093-3311, fax 0049-8093-3372, posta elettronica info@ebersberger-land.de.

Il progetto locale

Questo articolo vuole proseguire una serie iniziata con la puntata su Monsano pubblicata sul numero di gennaio 2002. L’idea è quella di presentare l’idea del progetto locale attraverso la conoscenza di esperienze. Con progetto locale intendiamo una comunità che immagina per sé un futuro diverso, a partire dalle caratteristiche ed esigenze del suo territorio, e apre cantieri per la sua costruzione.

Come direbbe Alberto Magnaghi, che da anni si occupa di queste tematiche: “E’ tempo dunque della sperimentazione di laboratori territoriali, nei quali esperienze integrate di sviluppo locale autosostenibile assumano, per concentrazione e sinergie di iniziative intersettoriali, per impegno di costruzione sociale del piano, per capacità di costruzione di ricchezza durevole, la forza «lillipuziana» di rendere inoffensivi i giganti” (da “Il Progetto Locale”, Bollati Boringhieri 2000).

Conoscere questi tipi di esperienze ci sembra un’esigenza importante, perché se da una parte sentiamo dire che il locale può costituire su alcuni aspetti una risposta al globale, dall’altra ci mancano gli elementi per articolare il discorso. Segnalateci dunque casi di studio (scrivendo via posta elettronica a cocorico@inrete.it), ne parleremo nei prossimi numeri.

Altreconomia, Aprile 2002 -