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Comunismo alla cassa. Ultima frontiera del fusionismo globale in Cina

di redazionale - 20/12/2006

Ultima frontiera del fusionismo globale in Cina, sezioni di partito alla Wal-Mart

Wal-Mart Stores, la più grande catena di distribuzione del mondo, si sta ampliando in Cina, dove ha 68 grandi esercizi, con una crescita di quasi il 70 per cento nell’ultimo biennio. Ma ora s’è posta la questione se sia Wal-Mart che fa cambiare le abitudini dei cinesi, portandoli dal collettivismo all’economia di mercato (o meglio del supermercato), o siano i cinesi che fanno cambiare Wal-Mart portandola dalla sua tradizionale ideologia d’economia di mercato, in cui conta soprattutto il rapporto con il consumatore, a un orientamento politicizzato filocomunista. Ciò perché la compagnia, in genere contraria a rappresentanze sindacali nelle sue filiali, ha accettato che in quelle cinesi si costituiscano organismi sindacali. In Cina è sempre attiva una componente sindacale di iscritti al partito comunista. E lo statuto del partito prescrive che, ove in un’entità aziendale siano presenti più di tre suoi iscritti, si costituisca una cellula del partito. Più cellule formano una sezione. E ora in cinque esercizi Wal-Mart ci sono ufficialmente altrettante sezioni comuniste, con un loro luogo di riunione. I loro leader, in genere, sono impiegati di livello medio-alto, non lavoratori di base. Wal-Mart afferma che queste sezioni non interferiscono nella gestione dell’impresa. Sostiene, poi, che accettando il principio che le sezioni comuniste possano essere presenti nei suoi esercizi commerciali, essa non fa che adeguarsi ai costumi del paese dove opera, secondo la prassi generalmente seguita. In realtà, è in gara con la francese Carrefour per nuove licenze, per servire le crescenti classi medie cinesi, avide di beni di consumo. D’altra parte i quadri del partito, man mano che sono costretti ad abbandonare posizioni di potere nelle imprese pubbliche – il cui numero si sta assottigliando – cercano di sistemarsi in quelle private estere, bisognose di legami con i governi regionali. Il partito comunista cinese così segue, con le debite differenze, un modello di economia neocorporativa simile a quello in disarmo nelle imprese tedesche, con l’usura di quella cinghia di trasmissione tra sindacato e socialdemocrazia abusata nei consigli di sorveglianza.