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Basta con questo film, cambiamo il finale!

di centrofondi - 19/01/2007

Se una persona normale cerca di capire l’economia ed il mondo che lo circonda solo

ascoltando i telegiornali o leggendo un giornale, rimedierà solo un forte mal di testa e la

sensazione che nel turbinio di notizie niente stia veramente cambiando. Una guerra qui, una

rivolta là, le riforme, i valori costituzionali, la crisi dell’industria, il rilancio del

mezzogiorno, un po’ di terrorismo, le tragedie della gente comune. Cambiano i nomi, Iraq

invece di Vietnam, Bagdad invece di Saigon e se non fosse per queste piccole differenze

non si riuscirebbe a capire in che anno siamo, tanto le cose in sottofondo sono tutte uguali.

In fin dei conti viviamo alla giornata, cercando un lavoro, di tirar su famiglia e comprare

casa, stesse medesime cose di 40 anni fa… eppure abbiamo la sensazione che qualcosa sia

diverso, non fosse altro per la difficoltà di garantire una vita decorosa alla famiglia, per lo

stress che ogni giorno ci si appiccica addosso come una camicia sudata. Percepiamo che

qualcosa di importante sta accadendo, ma non ce ne rendiamo conto perché tutto ci passa

accanto veloce, troppo veloce.

Per capirci qualcosa bisogna mettere insieme tutta una serie di informazioni che oggi per

fortuna si trovano sulla rete e lavorarci come se si stesse componendo un puzzle dove ogni

tessera è parte del mondo in cui viviamo e insieme una parte della nostra vita.

Per questo forse nella presentazione di Centrofondi abbiamo scritto che capire l’economia

significa capire il mondo in cui viviamo, l’economia è il fulcro intorno al quale ruota ogni

cosa e chi capisce il filo conduttore che lega i vari settori, comprende e riesce ad essere

parte attiva di questo pazzo mondo.

Oggi siamo alla soglia di un cambiamento, forse una ristrutturazione radicale del mondo

economico ed industriale, siamo al termine di quel grande ciclo economico iniziato con la

fine della seconda guerra mondiale e forse anche di quello iniziato con l’era industriale di

fine ottocento.

Tutto questo ciclo è stato caratterizzato dalla ricerca di nuove opportunità di profitto per le

imprese attuata sempre con le stesse modalità. Creare consumatori e trovare aree dove

reperire manodopera a basso costo.

Dopo la grande depressione, in America era necessario alzare il livello di reddito del

lavoratore medio perché doveva comprare le merci che produceva, con la provvidenziale e

lontana guerra in europa si conquistarono nuovi territori ove impiantare le lavorazioni che

oramai nessuno voleva più fare in america, come l’industria della concia delle pelli che

venne spostata nell’italia “liberata” o l’industria chimica i cui prodotti venivano poi

assorbiti dal grande mercato americano, in attesa che quello europeo risorgesse dalle ceneri

della guerra e diventasse a sua volta, un utile mercato.

Nel frattempo il lavoratore americano cominciava a costare sempre di più e quindi si

prendeva manodopera quasi gratis attingendo dai paesi vicini volutamente tenuti poveri, in

special modo dal Messico.

Le aree interessate dalla seconda guerra mondiale, Europa e Giappone, diventarono delle

formidabili aree industriali al servizio del grande mercato, che aumentava sempre più le

capacità di interazione tra questi paesi ed il fulcro del sistema commerciale americano.

Questi paesi venivano messi in condizione, a spese loro s’intende, di risalire la china del

dopoguerra creandogli un’industria e col tempo e con il crescere dei loro redditi, a sua volta

sarebbero diventati instancabili consumatori.

Si creò una roccaforte politico-militare anche in medio oriente con lo stato di Israele ed in

Persia a salvaguardia delle importanti ricchezze energetiche di quell’area, che sarebbero

state strategiche in un secondo momento (oggi per l’appunto). Le immense fortune

accumulate riuscirono anche ad “addomesticare” alcuni paesi arabi che potevano risultare

pericolosi, come l’Egitto, kuwait e Arabia Saudita.

Il gioco rischiò di diventare pericoloso con la guerra in Vietnam e successivamente con la

cacciata dello Scià di Persia Reza Pahlevi e anche per questo che le mosse dell’imperialismo

economico si spostarono sul piano del controllo occulto. Questo avveniva, ed avviene,

attraverso organi internazionali come Fondo Monetario o Banca Mondiale e attraverso

operazioni segrete sia a livello terroristico, finanziario e di spionaggio.

Disponendo del controllo monetario mondiale è stato facile accumulare enormi ricchezze

che si sono moltiplicate fomentando colpi di stato, guerre, finanziando terroristi e dittatori.

L’importante, per evitare la saturazione del mercato mondiale, era mantenere alcune aree

povere a disposizione per fornire manodopera a basso costo nel caso ce ne fosse stato

bisogno. E così è accaduto nel sud america e nei paesi africani, nell’europa dell’est e nel sud

est asiatico. Negli ultimi anni poi si è riusciti, dopo alcuni inizi incerti, ad aprire l’enorme

mercato cinese.

Vista in questa chiave la storia del mondo è solo la ricerca di un profitto maggiore e di

artifici per far continuare il gioco. Allora le guerre, le lotte sindacali, i “diritti” dei lavoratori

si rivelano per quello che sono, ovvero strumenti in mano al burattinaio: con una mano si dà

e con l’altra si toglie.

Il problema che si sta ponendo adesso però è che non si riesce più a far assorbire tutta questa

produzione, tutti esportano…ma chi consuma?

E qui casca l’asino. Oggi gli unici formidabili consumatori sono rimasti i paesi

angloamericani, America ed Inghilterra e Australia mentre il resto del mondo “ricco”

consumicchia.

Dall’eccezionale consumatore americano, inglese e australiano non si può pretendere di più,

oramai il debito è a livelli stratosferici e già si odono sinistri scricchiolii dal settore

immobiliare che ha alimentato questa impressionante corsa al consumo e al debito degli

ultimi anni e difficilmente dal consumatore europeo e giapponese si potrà ottenere di più di

quello che si sia ottenuto sino ad oggi.

Il fatto è anche che avendo trasferito tutta l’industria nei paesi del bengodi salariale (Cina &

c) una volta esaurita l’onda anomala del debito (è solo una questione di tempo) per il mondo

occidentale si preannuncia un atterraggio poco “morbido”.

Anche i mercati finanziari, non essendoci più risparmio da investire (lo dimostrano i dati

negativi sulla raccolta in tutti i paesi) sono diventati oggi solo territorio di banche,

istituzioni finanziarie e pochi ricchi. Si calcola infatti che oggi non c’è più bisogno del

grande pubblico, del parco buoi per mandare su le borse, in quanto il 90% è in mano a

istituzioni finanziarie, hedge funds, banche che lavorano con i soldi di pochi ricchissimi,

senza contare i continui e massicci interventi delle banche centrali di tutto il mondo.

A pensarci bene però il risparmio ancora disponibile e appetitoso c’è ed è quello del

Trattamento di Fine Rapporto che viene servito su di un piatto d’argento al mondo

finanziario come del resto già avvenuto in america ed in altri paesi occidentali.

Con l’aiuto di politici compiacenti, senza garanzie e vincoli di investimento come in

passato, si mette le mani sulla fetta più succulenta della ricchezza privata, un formidabile

strumento nelle mani dell’industria finanziaria e delle multinazionali che utilizzerà questi

fondi pensione, come quelli americani, per acquisire, smembrare e rivendere aziende

pericolose e se poi gli investimenti dovessero andare male, si sa che sono i rischi che si

devono correre per avere il miraggio di una pensione integrativa domani, mentre loro le

laute commissioni ed i loro sporchi affari se li fanno subito e con i nostri soldi.

Non credete alla malafede dei politici? Allora come spiegate che oltre ad anticipare di un

anno la riforma del TFR, a fine mese con tutta probabilità si deciderà anche per il TFR degli

statali? Se questi decidessero in massa di aderire ai fondi pensione sarà come se lo stato

desse la liquidazione su due piedi a tutti i suoi dipendenti, la bellezza di 3.500.000 persone

e non occorre sapere i dati precisi per quantificare la cifra in parecchie decine di miliardi di

euro…tanto pagano i soliti fessi e in più si fa un bel favore alle banche!

Visto che siete ancora in tempo non fatevi abbindolare dai soliti vuoti discorsi, lasciate il

TFR in azienda e toglietelo dalle mani avide delle banche e per lo meno avrete maggiori

probabilità di rivedere i vostri soldi alla fine della carriera lavorativa.

Allora ricapitolando ora avete più chiaro il motivo di quella strana sensazione e dello stress

che percepite? Beh con un quadro così difficile non essere preoccupati no?

E per ultimo la ciliegina sulla torta.

Il ministero del tesoro (che da qui in avanti dovremo chiamare il mistero del tesoro, quello

scomparso ovviamente) http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/economia/assegni-tassati/assegnitassati/

assegni-tassati.html sta studiando un decreto per limitare gli assegni con girata. La scusa è

quella dell’antiriciclaggio, ma se mettiamo insieme questa notizia e le recenti norme

restrittive sui pagamenti in contanti, risulta chiaro che il futuro che questa classe politica,

tutta e senza distinzioni di colore, ci sta preparando è quella di denaro elettronico, che

traccerà completamente il percorso dei nostri soldi e della nostra vita con il risultato che se

dici o fai qualcosa di poco coerente, zac sei tagliato fuori completamente dal gioco, per il

sistema non esisti più. E con una crisi industriale e sistemica alle porte la faccenda si fa

ancora più cupa.

Roba da far impallidire George Orwell. E’ proprio vero che la realtà supera la fantasia.

Allora, che facciamo? Stiamo buoni buoni ad aspettare che giunga la fine, come un

condannato a morte durante l’ultimo miglio, travolti dal fiume in piena degli eventi, oppure

decidiamo una buona volta di riprenderci il potere delle nostre vite?

Il potere del nostro futuro è solo nelle nostre mani.

Questo film non ci piace, non ci piace il copione, la scenografia, il regista, ma soprattutto

non ci piace il finale? Allora, poiché siamo gli attori principali, abbiamo tutto il diritto di

cambiare finale e addirittura cambiare tutto se non ci piace.

Non ci piace la TAV, il TFR ai fondi pensione, la base Usa a Vicenza, i politici corrotti

nell’animo e chi ci dissangua indebitandoci? Vogliamo dare un futuro diverso ai nostri figli,

pieno di gioia?

Allora diciamolo, facciamoci sentire, esprimiamo pacificamente il nostro dissenso,

costruiamo il nostro futuro. Ci sono tante persone che lo stanno già facendo in Val di Susa,

a Vicenza, a Napoli con lo sconto che cammina http://www.loscontochecammina.135.it/, a Roma

con gli Ecoroma www.ecoroma.org , a Crotone a breve con gli Eurobuoni.

Uniamoci a loro e costruiamo una nuova economia adottando stili di vita diversi, una nuova

moneta, un nuovo modo di vivere i rapporti con il prossimo.

Basta poco, solo un poco di volontà.

That’s all folks