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La conoscenza e la conservazione dell'ambiente

di Mario Spinetti - 19/01/2007

 

“I problemi principali del mondo sono il risultato della differenza tra il modo in cui la natura opera e il modo in cui l’uomo pensa” (Bateson, 1976).

L’uomo può essere in parte sensibilizzato ai problemi della natura, attraverso l’informazione. Essa deve tendere alla mobilitazione delle forze culturali per una migliore conoscenza dell’ambiente, per una partecipazione più attiva ad un grande progetto di conservazione globale, per la preparazione del cittadino, fin dall’età scolastica, ad una maggiore coscienza e responsabilità verso il patrimonio naturale.

Spesso al limitare delle aree protette è posto un cartello che può e deve essere un ammonimento per ciascuno di noi. Si riporta il testo preso da una riserva forestale: “Siete graditi ospiti della foresta. Rispettiamola. Evitiamo ogni danno alle piante, agli animali, alle acque, al suolo. Non accendiamo fuochi, né abbandoniamo rifiuti. Così godremo meglio questo patrimonio naturale”. Si tratta di parole e di concetti semplici; tanto semplici da sembrare persino ovvi, e pronti, perciò, a cadere nel dimenticatoio. In effetti, senza confessarcelo apertamente, tendiamo a discriminare in modo ben preciso un bosco, una spiaggia, le pendici di un monte, rispetto al salotto di casa nostra, dove non lasceremo certo sul tappeto un mozzicone di sigaretta o cartacce sul divano.

Conseguire il possesso delle cose, delle comodità personali, degli agi, attraverso le conquiste della tecnologia moderna, significa, almeno in parte, inseguire una felicità illusoria e correre invece, dissennatamente, verso l’autodistruzione. Ma, per fortuna, di questo pericolo forse ce ne stiamo accorgendo ed è importante operare al più presto sulle nuove generazioni che, scevre dei più elementari contatti con la natura, non sono in grado di comprendere la gravità delle cose e di operare conseguentemente. La scuola e spesso la famiglia, sono i luoghi più idonei a recepire, sviluppare, discutere e approfondire un tema di attuale e vasta importanza, com’è quello della natura. La scuola sinora è stata abbastanza sorda al problema dell’ecologia, mentre occorre porre in evidenza, nella didattica quotidiana, il degrado della natura e i possibili rimedi utili a scongiurare il disastro ecologico.

Agli studenti attraverso libri, ricerche, immagini, deve essere testimoniata sia l’opera distruttrice esercitata dall’uomo e dalle sue macchine, sia l’estinzione già avvenuta di animali, piante e località geografiche. Occorre in sostanza rendere gli studenti di ogni ordine e grado consapevoli appieno dello stato del pianeta, perché l’interesse per l’ambiente nasce dalla natura, l’amore viene dall’interesse, il rispetto deriva dall’amore. E’ dunque necessario partire dalla conoscenza per ottenere di conseguenza interesse e rispetto per la natura.

E’ importante però sviluppare una conoscenza reale della situazione e non nascondere il pesante impatto dell’uomo civilizzato. Ognuno deve essere consapevole appieno dei propri limiti e del proprio peso. Scrive Northrop Frye (in Nicoletta Serio, 1993): “Ovunque volgiamo lo sguardo, oggi assistiamo alla sottomissione della natura per opera di una intelligenza che non la ama, che non ne partecipa, che consapevolmente se ne scinde, che la considera un oggetto”. Partecipare veramente alla natura, unificarsi ad essa, comprendere le sue leggi che in fondo non sono altro che le leggi della vita anche umana. Scrive Kaczynskj (1997): “Gli individui primitivi e i piccoli gruppi in realtà avevano un considerevole potere sulla natura, o forse sarebbe meglio dire potere dentro la natura. Quando l’uomo primitivo aveva bisogno di cibo sapeva come trovarlo e si nutriva di radici commestibili, sapeva come seguire le tracce e come preparare armi rudimentali. Conosceva il modo di proteggersi dal caldo, dal freddo, dalla pioggia, dagli animali e dai pericoli ecc. Ma l’uomo primitivo danneggiava la natura relativamente poco perché il potere collettivo della società primitiva era insignificante in confronto al potere collettivo della società industriale”.