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Il concetto del consumo

di Mario Spinetti - 20/01/2007

 

Nei tempi trascorsi le esigenze umane erano molto limitate ed erano concentrate alla semplice sussistenza. Con il progredire degli anni la società è diventata sempre più sofisticata, contraendo una sorta di febbrile crescita non solo della popolazione ma anche dei consumi e dei beni “necessari” al mutato tenore di vita. Incalzati dalla logica del profitto e dal consumismo sfrenato, ecco che, ciò che una volta era bastevole alla sopravvivenza quotidiana e quindi all’intera esistenza, oggi diviene un nulla perché, al contrario, occorre possedere una quantità enorme di “cose”. Poniamo un semplice esempio. Se una volta su un terreno agricolo una famiglia poteva ricavare il necessario per vivere, oggi su quello stesso terreno non è possibile ricavare nemmeno il denaro per pagarsi l’assicurazione dell’auto. Il punto è: il terreno è diventato improduttivo o sono mutate le richieste di chi lo lavorava?

Se prima bastava dieci, oggi occorre diecimila ed allora non ci sarà terreno che renda. Non è possibile discutere la salvaguardia dell’intero pianeta terra se non riduciamo drasticamente i consumi ed eliminiamo le false necessità che ci siamo create. Ma il sistema è altamente perverso in quanto l’arresto del consumo dei beni, assicurato da una frugale condotta di vita, metterebbe in crisi tutto l’ordine sociale contemporaneo poiché diverrebbe superflua la produzione di enormi quantità di prodotti. Molte categorie di persone si troverebbero disoccupate, gli Stati andrebbero sempre più in affanno, e il crollo, dal punto di vista sociale, sarebbe totale. Quindi, se si risparmia, se si vive secondo dettami di semplicità e di essenzialità, cade il sistema sociale capitalistico; se si spreca, se si richiede sempre più il superfluo (spacciato per necessario), se si usa e getta quanto più possibile, allora la società capitalistica e consumistica andrà apparentemente avanti. Ma la parabola non sarà sempre ascendente perché i limiti del saccheggio alla natura imporranno la fine delle risorse e la fine della stessa vita umana. Allora l’autodistruzione prenderà il sopravvento. Dal 1950 ai nostri giorni la popolazione del mondo ha consumato tanti beni e servizi quanti ne hanno consumati tutte le precedenti generazioni (Nebbia & Gente, in Gamba & Martignitti, 1995). Una famiglia del terzo mondo spende quasi il 100% del proprio reddito per la sopravvivenza di base, mentre, una analoga famiglia americana, ne spende meno del 10%! Il mondo naturale e il genere umano non hanno avvenire!

“Il successo, l’assillante corsa al potere e alle prosperità materiali possono essere l’amara ricompensa di una sconfitta, mentre la vita in solitudine e in oscurità può offrire doni preziosi e insospettati” (Meli, 1989).